Tutti vogliono finanziare un’importante ferrovia africana
Il “corridoio di Lobito” serve a collegare ai porti le grosse aree minerarie del centro dell'Africa, ed è oggetto di interessi e competizioni
Negli ultimi mesi sia gli Stati Uniti sia l’Unione Europea hanno fatto grossi investimenti per l’ampliamento del cosiddetto corridoio di Lobito, un’importante linea ferroviaria che in Africa dovrebbe collegare i paesi sulla costa dell’oceano Atlantico con quelli dell’entroterra. Gli investimenti sulla linea serviranno a trasportare in modo più rapido e costante i minerali di cui vari paesi africani, e soprattutto il Congo, sono esportatori, e mostrano come attorno alle grandi opere infrastrutturali africane si stia creando un grosso interesse e una certa competizione internazionale.
Il corridoio di Lobito prende il nome da Lobito, città sulla costa occidentale dell’Angola che dà sull’oceano Atlantico. Fu costruito all’inizio del Novecento e fu devastato durante la guerra civile in Angola, combattuta tra gli anni Settanta e i primi anni Duemila dopo che il paese aveva ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1975. Come diverse altre reti ferroviarie africane, il corridoio di Lobito è rimasto per anni obsolescente e poco utilizzato. Negli ultimi anni, però, l’interesse per la linea è tornato a crescere.
A oggi la linea connette Lobito a Kolwezi, nella Repubblica Democratica del Congo: le due città distano oltre 1.600 chilometri. I progetti per la sua estensione puntano a collegare Kolwezi a Lumumbashi, sempre nella Repubblica Democratica del Congo ma più a sud, e poi da lì in Zambia, altro stato dell’entroterra.
I vantaggi di una linea ferroviaria così estesa sono economici, logistici, ambientali e politici. La posizione del corridoio sarebbe strategica per il commercio minerario transfrontaliero e permetterebbe di trasportare rapidamente dall’entroterra al mare, e da lì al resto del mondo, una serie di minerali di cui quella parte di Africa è ricca, come rame, cobalto, manganese, zinco e, soprattutto, il litio. Il litio viene anche chiamato «oro bianco» per via di quanto è ambìto: è fondamentale per produrre le batterie delle automobili elettriche ed è per questo molto richiesto da diversi governi interessati a guadagnare un ruolo di primo piano in questo tipo di industria, come la Cina.
Per questo c’è chi ha interpretato gli sforzi degli Stati Uniti e dell’Europa per finanziare la costruzione e lo sviluppo del corridoio di Lobito come un modo per competere con la Cina e i suoi investimenti in Africa, proprio nel settore minerario.
Il corridoio di Lobito permetterebbe poi di avviare più ampi e consistenti flussi di commercio in modo più sostenibile rispetto al trasporto su ruota, con tempi più brevi rispetto a quelli attualmente previsti dalle tratte ferroviarie già esistenti, e naturalmente di facilitare una più rapida mobilità interna nella regione, con una maggiore e più semplice circolazione di risorse e persone.
Nell’ampliamento del corridoio di Lobito hanno recentemente investito anche i governi dei tre paesi attraversati: l’Angola, lo Zambia e la Repubblica Democratica del Congo. Nello sviluppo e nell’ampliamento del corridoio di Lobito ha deciso di investire anche la African Development Bank, istituzione africana non profit a cui aderiscono sia paesi africani che esteri, che lo scorso ottobre ha promesso di destinare al progetto l’equivalente di quasi 460 milioni di euro.
Il corridoio di Lobito era stato anche un argomento di discussione al G20 di Nuova Delhi, in India, lo scorso settembre, cioè la riunione dei leader di 19 tra i paesi più industrializzati del mondo più l’Unione Europea, che si svolge ogni anno in un paese diverso. I leader dei paesi africani hanno discusso il progetto di ampliamento del corridoio con alcuni governi stranieri, e nei mesi successivi le discussioni sono continuate con alcuni sviluppi più concreti.
Uno di questi è stato un memorandum firmato lo scorso ottobre sempre dalla African Development Bank insieme ai governi di Angola, Zambia e Repubblica Democratica del Congo. Al memorandum hanno aderito anche gli Stati Uniti, che già la scorsa primavera avevano manifestato il proprio interesse a finanziare la linea con 250 milioni di dollari, la Commissione Europea e l’Africa Finance Corporation, un’organizzazione finanziaria che riunisce diversi paesi africani e che si occupa di sostenere lo sviluppo infrastrutturale del continente. Il memorandum prevede un impegno congiunto nella costruzione di circa 800 chilometri di corridoio, sia in Zambia che negli altri due stati.
Sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea si sono impegnati a sostenere lo sviluppo del progetto: oltre ai finanziamenti economici, anche attraverso consulenze tecniche per accelerare i lavori e renderli più efficienti, ma anche per incoraggiare la sostenibilità dell’intera rete ferroviaria. In entrambi i casi il corridoio di Lobito è stato descritto con toni piuttosto entusiastici: gli Stati Uniti ne hanno parlato come di un modo per «sbloccare l’enorme potenziale di questa regione», mentre la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen lo ha descritto come un «elemento di svolta per incrementare il commercio regionale e globale».
I progetti per ampliare la linea dovrebbero essere completati entro cinque anni, secondo stime fatte dal governo americano, anche se alcuni operatori del settore sono scettici sia sui tempi che sulla sostenibilità economica. Alla linea avranno accesso commercianti, società che gestiscono giacimenti minerari e compagnie di trasporti: sono in corso numerose trattative per decidere chi e come utilizzerà questa linea ferroviaria.