L’enorme ritardo nella gestione delle richieste di regolarizzazione a Milano
Diverse migliaia di stranieri sono in attesa da oltre tre anni, e il Tar della Lombardia ha condannato la prefettura e il ministero dell'Interno
Il tribunale amministrativo della Lombardia ha condannato il ministero dell’Interno e la prefettura di Milano a rimediare ai ritardi accumulati negli ultimi tre anni sulla gestione delle richieste di regolarizzazione presentate entro l’agosto del 2020 da persone straniere che lavoravano nell’agricoltura o nel settore domestico in Italia. La decisione è arrivata dopo una class action, cioè un’azione legale intrapresa collettivamente, presentata da alcune organizzazioni per conto di 109 persone straniere che stanno ancora aspettando la regolarizzazione.
A maggio 2022, dice la sentenza, soltanto 6.381 domande sulle 25.900 ricevute erano state evase dalla prefettura di Milano (533 avevano avuto esito negativo, 5.484 positivo). Secondo i dati pubblicati dal Corriere della Sera, nell’estate del 2023 delle 207mila domande che erano state presentate in Italia ne erano state evase poco più della metà, mentre a Milano le pratiche che non erano ancora state analizzate erano salite a 10.697. Erano state presentate nell’ambito della regolarizzazione promossa dall’allora governo Conte II nella primavera del 2020, inserita nel cosiddetto “decreto rilancio”, che intendeva fare emergere decine di migliaia di rapporti di lavoro irregolari. Ma gli uffici competenti hanno gestito le richieste con grande lentezza.
Una sentenza del Consiglio di Stato del 2022 aveva fissato a 180 giorni il limite di tempo per la gestione delle richieste di regolarizzazione. Le persone straniere che attualmente hanno ancora soltanto la ricevuta della domanda di regolarizzazione non possono stipulare un altro contratto di lavoro, aprire un conto corrente, iscriversi all’anagrafe, o lasciare l’Italia per far visita alla propria famiglia nel paese di origine o in altri.
La sentenza ha ritenuto non sufficienti le giustificazioni della prefettura di Milano, che avevano attribuito alla mancanza di personale e a disservizi informatici la causa del ritardo. Ha anzi rilevato le diverse, ma insufficienti, iniziative per adottare misure straordinarie per gestire le richieste, compresa l’assunzione di nuove persone, mentre ha specificato che il problema informatico in realtà ha avuto una durata troppo limitata («più di un mese») per giustificare l’accumulo di richieste inevase. Il Tar ha invitato la prefettura e il ministero dell’Interno a risolvere il problema, imponendo alle due autorità di prendere in considerazione e analizzare le richieste inevase entro 90 giorni.
La class action era stata promossa dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (Cild), dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), da Oxfam Italia Onlus, da Spazi Circolari e da Associazione Naga – Organizzazione di Volontariato per l’Assistenza Socio-Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti. Altre class action analoghe sono state presentate o sono in preparazione a Roma e a Napoli.