L’Irlanda dice di non avere quasi più posto per i richiedenti asilo
Gli alloggi per accoglierli sono in calo, e molte persone saranno costrette a dormire in tende, mentre crescono i movimenti anti migranti
Lunedì il governo irlandese ha fatto sapere di non essere più in grado di ospitare richiedenti asilo a causa di una «grave carenza» degli alloggi disponibili, che continueranno a essere garantiti soltanto a donne e minori. Questo significa che molti richiedenti asilo saranno costretti a dormire all’aperto, in tende e strutture provvisorie, cosa che potrebbe metterli a rischio di violenze da parte dei gruppi di estrema destra anti immigrazione.
La decisione del governo è notevole anche perché alla fine di novembre a Dublino, la capitale, c’erano state proteste estremamente violente da parte di alcune centinaia di attivisti di estrema destra e anti immigrazione, che erano state considerate un evento piuttosto eccezionale in un paese ritenuto tra i più tolleranti e aperti ai migranti all’interno dell’Unione Europea.
Le proteste erano iniziate lo scorso 23 novembre, quando una persona ne aveva accoltellate altre quattro nel centro di Dublino: nel giro di poco tempo sui social network si era cominciato a parlare di un attentato terroristico commesso da una persona straniera, cosa che aveva provocato grosse e violente reazioni dei militanti di destra. In realtà al momento la sua identità e nazionalità non sono pubbliche e la polizia ha espresso dubbi sul fatto che l’attacco avesse una motivazione ideologica o religiosa.
Parlando della carenza di alloggi il governo ha assicurato che i cosiddetti “servizi di accoglienza essenziali” – come tende, sacchi a pelo, coperte – continueranno a essere assicurati a tutte le persone sprovviste di un posto in cui dormire. Intervistato dal Financial Times, il direttore della ong Irish Refugee Council, Nick Henderson, ha espresso una certa preoccupazione per la scarsità di alloggi per i richiedenti asilo: il principale timore è che, dormendo all’aperto, possano essere «presi di mira» dai manifestanti.
Da agosto, secondo dati dell’Unione Europea citati dal Financial Times, l’Irlanda è uno dei paesi europei che ha registrato uno dei maggiori aumenti di arrivi di rifugiati soprattutto dall’Ucraina, che rappresentano i tre quarti delle persone arrivate nel paese nell’ultimo anno.
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Gli irlandesi hanno una storia di emigrazione sistematica abbastanza unica nel panorama della contemporaneità, alla quale si è accompagnata anche una storia relativamente recente di discriminazioni e umiliazioni, che hanno reso la popolazione irlandese piuttosto sensibile sulla questione. A oggi un quinto della popolazione totale irlandese è nata fuori dall’Irlanda: nonostante questo, e a differenza di molti altri paesi europei, finora l’immigrazione non è mai diventata un tema particolarmente divisivo nella politica interna irlandese. Anche per questo l’Irlanda è tradizionalmente vista un po’ come un’eccezione, e gli irlandesi si sono guadagnati la fama di essere un popolo di persone «naturalmente accoglienti».
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Negli ultimi anni però le cose hanno iniziato a cambiare: gruppi di attivisti di estrema destra hanno iniziato a sfruttare sempre più frequentemente l’immigrazione per presentarla come causa principale di molti problemi legati soprattutto all’aumento del costo della vita e alla crisi abitativa, un problema che in Irlanda riguarda migliaia di persone.
La centralità che l’immigrazione ha acquisito nel discorso pubblico irlandese è stata confermata da un sondaggio pubblicato la scorsa settimana dall’istituto di statistica Ireland Thinks, secondo cui attualmente rappresenterebbe la terza priorità per gli elettori, dopo l’emergenza immobiliare e l’aumento del costo della vita.