La discussione in Francia su radicalizzazione islamica e disturbi mentali
È ricominciata dopo l'attentato di sabato a Parigi nel quale è stato ucciso un turista: non è stato un caso isolato
L’attacco armato a Parigi dello scorso sabato, in cui un uomo di 26 anni ha accoltellato e ucciso un turista tedesco vicino alla Tour Eiffel, ha riaperto la discussione intorno alle modalità più appropriate con cui le autorità dovrebbero gestire persone vicine all’estremismo islamico che hanno una storia di problemi psichiatrici. L’attentatore, Armand Rajabpour-Miyandoab, era infatti noto alle forze dell’ordine: aveva sostenuto posizioni estremiste ed era stato sottoposto a cure psichiatriche, poi interrotte a seguito di una valutazione complessivamente positiva della sua situazione. Lunedì il ministro dell’Interno francese, Gèrald Darmanin, ha ammesso però che la valutazione fatta dai medici era evidentemente sbagliata: «È stato un fallimento dei controlli psichiatrici» sul sospettato.
Nel 2016 Rajabpour-Miyandoab era stato condannato a cinque anni di carcere per aver progettato un attentato nel quartiere parigino della Défense, e poi scarcerato nel 2020 con un anno di pena sospesa. Non ha mai ricevuto diagnosi di psicosi, ma secondo una fonte rimasta anonima citata dal quotidiano francese Le Monde ha avuto almeno un episodio preoccupante: nel 2019 disse a una guardia carceraria che sentiva nella sua testa le voci dei terroristi responsabili dell’attentato al Bataclan, e che voleva uccidere i suoi genitori. Quello alla sala concerti del Bataclan fu uno di vari attacchi terroristici compiuti quasi contemporaneamente in diverse zone di Parigi il 13 novembre del 2015, in cui rimasero uccise 130 persone e sette attentatori. Gli attacchi furono poi rivendicati dallo Stato Islamico (l’ISIS).
– Leggi anche: Gli attacchi terroristici a Parigi, nel 2015
Dopo che era uscito dal carcere, nel 2020, un giudice decise che Rajabpour-Miyandoab avrebbe dovuto sottoporsi a cure psichiatriche per tre anni. Inizialmente la prescrizione fu rispettata, e l’uomo fece 35 visite regolari con il suo psichiatra. Con il consenso del medico il trattamento fu sospeso a marzo del 2022, ma fu mantenuto attivo il monitoraggio psichiatrico senza ospedalizzazione, che terminò ad aprile del 2023. A quel punto una nuova valutazione medica concluse che non fosse necessario continuare le cure.
Pochi mesi dopo, a ottobre del 2023, la madre di Rajabpour-Miyandoab aveva informato le autorità che il figlio si stava isolando e sembrava avere una ricaduta. Secondo i medici però non c’erano i presupposti per un’eventuale ospedalizzazione forzata, dato che il soggetto non sembrava rappresentare una minaccia all’ordine pubblico. L’ospedalizzazione avrebbe potuto essere richiesta dal prefetto, con l’approvazione di due medici, oppure da un “soggetto terzo”: le autorità avevano proposto questa opzione alla madre di Rajabpour-Miyandoab, che però aveva rifiutato «per paura». L’attentato nei pressi della Tour Eiffel del 2 dicembre è successo poche settimane dopo.
Rajabpour-Miyandoab ha mostrato anche vicinanza all’estremismo islamico. Secondo Darmanin, l’uomo prima di attaccare avrebbe urlato «Allahu Akbar», un’espressione che letteralmente significa “Dio è il più grande” ma che da anni in Occidente è associata ad attentati terroristici di matrice islamista. Alla polizia che lo ha arrestato ha detto che non ne può più di «vedere i musulmani morire», specialmente a Gaza, e che la Francia è «complice» di Israele. Domenica sera il procuratore nazionale antiterrorismo, Jean-François Ricard, ha detto che prima dell’attacco l’uomo aveva pubblicato sui suoi profili social un video in arabo in cui dichiarava il suo sostegno allo Stato Islamico (l’ISIS).
Lunedì Darmanin ha detto che l’attentato di sabato è stato «un caso di radicalizzazione islamica, è innegabile, e di disturbi mentali. La verità è che ci sono molti casi come questo». Secondo il ministero dell’Interno, circa il 20 per cento dei soggetti noti alle autorità francesi che si occupano di prevenzione della radicalizzazione ha problemi psicologici o psichiatrici. Si tratta di situazioni particolarmente delicate, nelle quali anche un episodio depressivo che normalmente non sarebbe considerato preoccupante potrebbe portare a un atto violento.
Darmanin ha spiegato che il governo sta esplorando nuove modalità per gestire situazioni simili: un’opzione potrebbe essere quella di permettere ai prefetti di disporre un’ingiunzione amministrativa (oltre a quella giudiziaria, già prevista) per prescrivere trattamenti psichiatrici. In questo caso il prefetto potrebbe chiedere a una persona considerata vicino all’estremismo islamico, e in una situazione di particolare fragilità psicologica, di consultare un medico. In caso di rifiuto, il prefetto potrebbe anche ordinare l’inizio di un percorso di cura. Secondo alcuni esperti di psichiatria, però, i prefetti non necessariamente avrebbero le competenze necessarie per prescrivere trattamenti psichiatrici.
L’attacco di sabato ha riportato l’attenzione anche sulle misure di sicurezza da adottare in vista delle prossime Olimpiadi, in programma a Parigi nell’estate del 2024: la parata iniziale, un evento enorme che ci si aspetta attirerà centinaia di migliaia di persone, dovrebbe svolgersi lungo la Senna, non lontano dal luogo in cui è stato compiuto l’attacco. La ministra dello Sport, Amélie Oudéa-Castéra, ha detto che il paese è in grado di garantire la sicurezza e che al momento non è previsto uno spostamento della parata: «Non c’è un piano B, ma un piano A a cui possono essere fatte alcune variazioni».