L’esercito israeliano contro i tunnel di Hamas
Ne sono stati distrutti «molti chilometri» sotto la Striscia di Gaza, dice Israele, ma è un’operazione lunga e complicata
Uno degli obiettivi principali dell’invasione militare israeliana della Striscia di Gaza è individuare e distruggere i tunnel che Hamas ha costruito sottoterra. Secondo quanto detto dai suoi stessi dirigenti, Hamas ha costruito sotto alla Striscia circa 500 chilometri di tunnel, che sono usati per attaccare a sorpresa l’esercito israeliano, per spostare e nascondere armi e merci e dentro ai quali, con ogni probabilità, si nascondono ancora molti miliziani del gruppo.
Come avviene con numerosi aspetti delle operazioni militari, l’esercito israeliano sta fornendo informazioni piuttosto scarse sulla campagna di distruzione dei tunnel: dall’inizio dell’invasione ha detto di aver scoperto 800 botole di ingresso e di averne distrutte 500, e ha aggiunto di aver distrutto «molti chilometri» di tunnel. Individuare e distruggere tunnel sotterranei è però un lavoro estremamente complicato e rischioso, e sembra che l’esercito israeliano intenda procedere in maniera lenta e metodica.
La rete di tunnel di Hamas è imponente: lo dicono sia i dirigenti del gruppo sia le persone che l’hanno vista, come per esempio Yocheved Lifshitz, che era stata presa in ostaggio e poi liberata a ottobre, e che aveva detto che i tunnel erano come «una ragnatela» che va avanti per «chilometri» e che ha sale grandi abbastanza da ospitare 25 persone. Per questa ragione è stata soprannominata la «metropolitana», ma la sua estensione ha fatto anche parlare di «città sotterranea».
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L’esercito israeliano sospetta che molti dei tunnel, soprattutto quelli più in profondità, debbano ancora essere scoperti. Molti di questi, ha fatto sapere, si trovano in prossimità di strutture civili come scuole, moschee e ospedali. Benché il nord della Striscia sia ormai sotto il controllo militare di Israele, molti temono che sottoterra ci siano ancora miliziani di Hamas nascosti.
Di fronte a questa situazione, l’esercito ha fornito poche informazioni sui suoi piani per distruggere i tunnel, e su come stiano procedendo. La ricostruzione migliore l’ha fatta il Financial Times, che ha parlato con alcuni militari ed esperti.
Il primo problema di avere a che fare con i tunnel è identificarli: l’esercito israeliano ha sviluppato alcuni metodi sofisticati, come per esempio sensori acustici e radar capaci di penetrare nel terreno, che però sono resi in gran parte inefficaci dalla densità abitativa di Gaza e dal rumore e dalla confusione provocati dai bombardamenti israeliani in superficie. Un metodo più rudimentale ma efficace per verificare se sotto a una botola c’è un tunnel (perché naturalmente non tutte le botole per terra sono l’ingresso di un tunnel) è di gettarci dentro un fumogeno, sigillarla e vedere se il fumo esce da qualche altra parte.
Una volta identificati i tunnel, bisogna eventualmente ispezionarli e poi distruggerli o renderli inagibili. Questo è molto complicato perché al loro interno potrebbero nascondersi miliziani di Hamas, o perché nei tunnel potrebbero esserci trappole esplosive. L’esercito israeliano è molto cauto nel dare informazioni sui soldati uccisi ma sappiamo per esempio che lo scorso 10 novembre quattro soldati erano stati uccisi da una trappola esplosiva all’ingresso di un tunnel. In tutto più di 70 soldati israeliani sono morti dall’inizio dell’invasione.
Per questo per entrare nei tunnel l’esercito sta usando soprattutto droni, robot o cani addestrati apposta per lo scopo.
Per distruggere i tunnel ci sono vari metodi, nessuno dei quali però è così efficace da essere quello definitivo. È possibile bombardarli dall’alto con bombe speciali pensate apposta per distruggere i bunker militari, ma i tunnel sono spesso così profondi che l’efficacia dei bombardamenti è ridotta, e il grosso dei danni lo si provoca in superficie, contro la popolazione civile.
È possibile farli esplodere dall’interno, ma è necessario piazzare cariche esplosive per tutta la lunghezza del tunnel, un lavoro estremamente complicato e ancora una volta pericoloso. Sono stati testati altri metodi, come quello di usare esplosivi liquidi o bombe termobariche, che usano l’ossigeno nell’aria circostante per generare un’esplosione e sono più efficaci in spazi costretti.
Un ultimo metodo è di pompare nei tunnel acqua del mare ad altissima pressione, tale da distruggere le strutture del tunnel stesso. Ma perché l’acqua sia efficace è necessario sapere la dimensione esatta del tunnel, cosa che spesso è impossibile.