L’attivista di Hong Kong Agnes Chow si è trasferita in Canada e non tornerà in Cina, dove era sotto processo per le proteste pro-democrazia
L’attivista pro-democrazia di Hong Kong Agnes Chow ha detto che rimarrà in Canada, dove si trova per motivi di studio, e che non tornerà in Cina. Chow era stata condannata per il suo attivismo, e per questo aveva passato alcuni mesi in carcere, ed è accusata in un altro processo ancora in corso per “collusione con forze straniere per mettere a rischio la sicurezza nazionale”. Era stata liberata su cauzione, i cui termini prevederebbero tra le altre cose l’obbligo di recarsi periodicamente in commissariato: Chow ha raccontato che i molti limiti imposti dalle autorità avevano avuto un effetto negativo sulla sua salute mentale, e che hanno contribuito alla sua decisione di non tornare in Cina.
Chow fu tra i leader delle proteste del 2014 contro le modifiche imposte dalla Cina al sistema politico di Hong Kong, e di quelle iniziate nel 2019 contro una legge che avrebbe consentito l’estradizione degli abitanti di Hong Kong in Cina per alcuni reati gravi. Nel 2016, quando aveva 19 anni, denunciò la polizia cinese come responsabile della sparizione di cinque librai di Hong Kong con un video che circolò moltissimo, e fondò il partito Demosisto con altri attivisti pro-democrazia Nathan Law, anche lui fuggito all’estero nel 2020, e Joshua Wong, che attualmente in carcere ed è accusato di sovversione, per cui rischia l’ergastolo.
Negli anni era stata arrestata brevemente varie volte, e nel 2020 era stata condannata a dieci mesi di carcere per aver partecipato a una protesta nel 2019, e aveva scontato quasi sette mesi di detenzione prima di essere liberata. A luglio del 2023 le autorità di Hong Kong le avevano restituito il passaporto e le avevano concesso di andare all’estero per proseguire gli studi, dopo averla portata in un viaggio propagandistico in Cina continentale. Da settembre Chow ha iniziato gli studi in Canada: lunedì ha detto di non avere intenzione di tornare a Hong Kong, per «non dover essere costretta a fare cose che non voglio» e perché «se ritornassi, la mia mente e il mio corpo collasserebbero». Chow ha detto che sta valutando di fare richiesta di asilo in Canada.
La polizia di Hong Kong in un comunicato l’ha esortata a «non scegliere una strada senza ritorno» che la costringerebbe a «portare lo “stigma” della fuggitiva per il resto della sua vita». Chow aveva riottenuto il passaporto a condizione di recarsi al commissariato di Hong Kong durante le vacanze universitarie. In precedenza doveva farlo settimanalmente. Questo mese era prevista un’udienza nel processo che la coinvolge.
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