Perché il Venezuela vuole annettere una regione della Guyana
Nicolás Maduro sostiene che sia una questione di identità nazionale, ma c'entrano anche le risorse naturali di cui la regione è ricca
In Venezuela si vota oggi per un referendum abbastanza particolare: ai cittadini viene chiesto se vogliono incorporare nel territorio nazionale la Guayana Esequiba, una regione della Guyana, un piccolo stato a est del Venezuela. La Guyana si è fortemente opposta a questo referendum e ha già detto che non ne riconoscerà i risultati. Il governo autoritario venezuelano di Nicolás Maduro l’ha comunque pubblicizzato con una massiccia campagna di comunicazione fatta di video, mostre fotografiche e incontri pubblici. Il Venezuela rivendica come propria la Guayana Esequiba da circa due secoli, e tutte queste iniziative sono state accomunate da una forte retorica nazionalista: il referendum è ritenuto una mossa propagandistica di Maduro per aumentare la sua popolarità in vista delle elezioni dell’anno prossimo.
Ma le rivendicazioni del governo venezuelano per la Guayana Esequiba dipendono molto anche dalle risorse economiche che la regione possiede: non a caso questo interesse si era rinnovato già nel 2015, quando al largo delle coste della Guayana Esequiba fu scoperto uno dei più grandi giacimenti di petrolio al mondo.
– Leggi anche: Il referendum sul Guyana del Venezuela
La Guayana Esequiba, o Territorio Esequibo, è una zona molto boscosa ricca di minerali e altre risorse naturali in cui si concentra la gran parte degli investimenti stranieri nella Guyana, che negli ultimi anni ha iniziato a investire molto anche sul turismo. L’area, che è un po’ più grande della Grecia e occupa due terzi del territorio del paese, è sempre stata una delle principali fonti di guadagno della Guyana grazie ai suoi giacimenti d’oro e altri materiali preziosi. Ma la recente scoperta di una serie di giacimenti di petrolio e gas ha dato un’ulteriore spinta all’economia del paese, portandolo a diventare un grosso esportatore di petrolio nel mondo.
La Guayana Esequiba è ricca di rame, diamanti, ferro, bauxite, alluminio, manganese e uranio, e come detto soprattutto di oro: l’estrazione massiccia dell’oro è iniziata alla fine dell’Ottocento e continua ancora oggi, principalmente dalla miniera di Omai, una delle più grandi dell’area settentrionale dell’America Latina. La miniera di Omai è da decenni una delle principali fonti di reddito della Guyana: tra il 1993 e il 2005, al suo apice, produsse più di 10 tonnellate di oro. All’inizio del 2022 furono inoltre individuate altre 4,5 tonnellate di oro in un’area nota come “Wenot”.
I giacimenti di petrolio recentemente scoperti al largo della Guyana si trovano davanti alla Guayana Esequiba, a diverse decine di chilometri dalla costa del paese e in un’area di 26mila chilometri quadrati chiamata Stabroek Block. Pur essendo formalmente di proprietà della Guyana, i giacimenti scoperti hanno attirato un forte interesse da parte del Venezuela, e dato una nuova spinta alle sue rivendicazioni. Oggi l’estrazione del petrolio è gestita dalla multinazionale statunitense ExxonMobil e le riserve della Guyana hanno raggiunto circa 11 miliardi di barili, pari a circa lo 0,6 per cento del totale globale. La scoperta ha reso quella della Guyana, un paese di 800mila abitanti, una delle economie in più rapida crescita al mondo: si prevede che il suo PIL crescerà del 25 per cento nel 2023, dopo averlo fatto del 57,8 per cento nel 2022.
Secondo la società di consulenza Refinitiv Eikon, nel primo trimestre del 2023 la Guyana ha esportato 338.254 barili di petrolio al giorno, più del triplo rispetto al 2021, e prevede di arrivare a produrre 1,2 milioni di barili al giorno entro il 2027: sono numeri che la renderebbero il terzo produttore di petrolio dell’America Latina dopo il Brasile e il Messico, superando il Venezuela. Le ricerche del petrolio nello Stabroek Block hanno portato inoltre alla scoperta di importanti riserve di gas, e la maggior parte si trova nell’area non contesa con il Venezuela.
– Leggi anche: Ma cos’è un “barile di petrolio”?
Oltre a queste risorse la Guayana Esequiba è attraversata anche da una vasta rete di fiumi che non solo ospitano una grande varierà di pesci, ma comprendono anche decine di cascate con salti superiori ai 200 metri, che potrebbero essere usate per generare energia idroelettrica. Ad esempio il fiume Potaro, che è lungo 225 chilometri, ha nove cascate, tra cui le cascate Kaieteur, cinque volte più alte delle cascate del Niagara, situate tra gli Stati Uniti e il Canada. Nonostante anche il Venezuela abbia molte cascate fra cui il Salto Ángel, la cascata più alta al mondo, poter usufruire anche della rete fluviale e delle cascate della Guayana Esequiba sarebbe molto utile in futuro per produrre energia in modo più sostenibile e avere accesso a più risorse d’acqua nei momenti di siccità.