Alitalia ha comunicato che quasi tutti i suoi dipendenti saranno licenziati
La cassa integrazione scadrà a ottobre del 2024 e l'azienda ha detto di essere «impossibilitata al reimpiego dei lavoratori»
Venerdì sera Alitalia, la vecchia compagnia di bandiera italiana attualmente in amministrazione straordinaria, ha comunicato con una lettera al governo e ai sindacati che quasi tutti i suoi dipendenti saranno licenziati una volta che sarà scaduta la loro cassa integrazione. In totale sono 2.723 persone, tra 2.668 dipendenti di Alitalia e 55 dipendenti di Alitalia CityLiner (una compagnia satellite che operava su tratte brevi). Nella lettera Alitalia ha scritto di essere «impossibilitata al reimpiego dei lavoratori attualmente sospesi in cassa integrazione» e ha motivato la decisione parlando di una «situazione di eccedenza di personale». Solamente 172 dipendenti rimarranno per gestire le ultime fasi di liquidazione dell’azienda, che comincerà il prossimo gennaio.
La cassa integrazione è un sussidio gestito dall’INPS che serve a integrare i redditi dei lavoratori quando l’azienda ha meno bisogno di loro: nel caso di Alitalia è a “zero ore”, significa che i dipendenti non stanno lavorando e non percepiscono retribuzioni dall’azienda.
I licenziamenti erano previsti: quest’estate i lavoratori e le lavoratrici di Alitalia avevano avuto la proroga della cassa integrazione per un altro anno, fino al 31 ottobre del 2024, a patto che non venisse più prorogata e che l’importo non superasse il 60 per cento dello stipendio da contratto. Quindi adesso Alitalia ha comunicato «l’avvio di una procedura che determina, suo malgrado, licenziamenti per riduzione di personale»: significa che la prossima settimana inizieranno le discussioni con i sindacati sui termini di questo licenziamento.
Alitalia è nella fase terminale di una lunga transizione, dopo anni di crisi mai risolte nonostante numerosi interventi e sovvenzioni da parte dello Stato. A ottobre del 2021 aveva fatto il suo ultimo volo, dopodiché era nata una nuova compagnia aerea, ITA Airways, che aveva acquistato molti dei beni di Alitalia – aerei, licenze e i cosiddetti slot, cioè i permessi di atterrare e decollare dagli aeroporti italiani – senza però farsi carico di tutti i circa 7.000 dipendenti. Ne aveva assunti soltanto 3.500, mentre gli altri erano rimasti in Alitalia in cassa integrazione, appunto.