Quanto è antica questa piramide?
Secondo una nuova ricerca quella di Gunung Padang, in Indonesia, risale a ben 27mila anni fa, e sarebbe la più antica al mondo: ma tanti sono scettici
A fine ottobre la rivista accademica Archaeological Prospection ha pubblicato una ricerca condotta da un gruppo di archeologi e geofisici indonesiani che sostiene che una piramide scoperta sotto il sito archeologico di Gunung Padang, nella provincia di Giava occidentale (Indonesia), potrebbe essere stata costruita 27mila anni fa. Se l’ipotesi fosse confermata, si tratterebbe della piramide più antica al mondo scoperta fino a questo momento: per fare un confronto la piramide di Djoser, che si trova nella necropoli di Saqqara, in Egitto, fu costruita 4.600 anni fa, e fino a oggi è considerata la più antica in assoluto. Non solo: la piramide di Gunung Padang sarebbe antecedente al sito megalitico più antico a oggi conosciuto, ossia quello di Göbekli Tepe, in Turchia, che risale a circa 11mila anni fa.
Ma ci sono diversi dubbi sulla ricerca e sulla datazione della piramide. Qualche giorno fa sono stati raccolti dalla rivista Nature: Lutfi Yondri, archeologo che lavora per l’Agenzia nazionale per la ricerca e l’innovazione indonesiana (BRIN), sostiene ad esempio che lo studio pubblicato su Archaeological Prospection presenti diversi problemi. Yondri ha dedicato una parte della sua carriera allo studio del sito di Gunung Padang, e gli studi che ha condotto personalmente hanno dimostrato che le prime persone iniziarono a stanziarsi all’interno della regione tra i 12mila e 6mila anni fa, e quindi molti millenni dopo la presunta costruzione della piramide.
Peraltro, Yondri sottolinea come ai tempi le tecniche di lavorazione della pietra fossero ancora molto poco sofisticate: di conseguenza, sarebbe inverosimile immaginare che un gruppo di persone potesse avere le conoscenze tecnologiche necessarie per costruire una piramide già 27mila anni fa.
Anche Flint Dibble, archeologo della Cardiff University (Regno Unito) e divulgatore, ha mostrato qualche perplessità in merito alla ricerca: «Sono sorpreso che sia stata pubblicata così com’è», ha detto a Nature, aggiungendo che, sebbene lo studio presenti dei «dati legittimi», le conclusioni a cui giunge sono parecchio fragili.
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Il gruppo di studio che ha condotto le ricerche, guidato dal geologo indonesiano Danny Hilman Natawidjaja, anche lui membro del BRIN come Yondri, ha studiato il sito per quattro anni, dal 2011 al 2014. Si pensa che Gunung Padang fosse composto da cinque terrazze in pietra che formavano delle gradinate, con muri di sostegno e scale di collegamento, edificate sulla cime di un vulcano inattivo. Natawidjaja e colleghi sostengono che sotto le terrazze siano presenti quattro strati: quello più vecchio sarebbe composto da un nucleo di lava indurita, che sarebbe stato «scolpito in maniera meticolosa» da una civiltà antichissima.
Per costruire la piramide su questo strato primordiale sarebbero stati poi sovrapposti successivi livelli di rocce per formare una specie di «muro a mattoni». Sempre stando a quanto rilevato dal gruppo di lavoro di Natawidjaja, che per stimare l’età dei vari strati ha utilizzato la tecnica della datazione al carbonio, la prima fase di costruzione fu completata tra 27mila e 16mila anni fa. La costruzione della piramide, però, fu ultimata soltanto successivamente: la seconda fase sarebbe stata portata a termine in un periodo compreso tra gli 8mila e i 7.500 anni fa, mentre lo strato finale, quello che comprende le terrazze a gradoni visibili ancora oggi, tra i 4mila e 3.100 anni fa.
Secondo Dibble una delle fragilità dello studio riguarda l’effettivo apporto umano alle fasi di costruzione: sostiene infatti che non ci sia nessuna prova che gli strati sepolti siano stati costruiti da una presunta civiltà che abitava a Gunung Padang 27mila anni fa, dato che la loro disposizione potrebbe essere semplicemente il risultato dell’azione naturale degli agenti atmosferici e del movimento spontaneo delle rocce.
«Il materiale che rotola giù da una collina, di norma, si orienta da solo», ha spiegato. Natawidjaja sostiene invece che le pietre che ha rinvenuto siano troppo grandi, pesanti, ordinate e scolpite per potere essere semplicemente rotolate nel punto in cui si trovano attualmente, ed esclude la possibilità che possano essersi ammassate all’interno del sito in maniera naturale.
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Anche Bill Farley, archeologo della Southern Connecticut State University di New Haven (Stati Uniti), ha qualche dubbio sul fatto che gli strati sotterranei possano essere stati costruiti da esseri umani. In particolare, Farley sostiene che non ci siano elementi utili a dimostrare l’esistenza di civiltà umane così avanzate durante l’ultima era glaciale, cioè il periodo compreso tra 2,5 milioni e 11.700 anni fa, alla fine del Pleistocene, nella cui fase finale i ricercatori hanno fatto risalire gli inizi dei lavori di costruzione della piramide.
A questo proposito, Farley ha ricordato che la transizione da società composte da cacciatori-raccoglitori a società complesse e in grado di vivere in modo sedentario all’interno di insediamenti più o meno grandi avvenne soltanto dopo l’inizio dell’Olocene, l’era successiva, circa 10mila anni fa: di conseguenza, sarebbe altamente improbabile che una civiltà capace di utilizzare tecniche di costruzione così progredite abitasse il sito di Gunung Padang già 27mila anni fa, sviluppando tra l’altro un sistema di riti e pratiche condivise tale da giustificare l’edificazione di una piramide.
La redazione di Archaeological Prospection è intervenuta nel dibattito sulla fondatezza scientifica della ricerca. Eileen Ernenwein, geofisica della Tennessee State University di Johnson City (Stati Uniti) e componente del comitato editoriale della rivista, ha fatto sapere a Nature di avere avviato un’indagine interna per comprendere se la ricerca sia stata svolta nel rispetto delle «Linee guida del Comitato per l’etica della pubblicazione», senza però chiarire quale sia la natura delle preoccupazioni su cui il comitato sta indagando.
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Non è la prima volta che una teoria relativa all’antichità delle piramidi genera un dibattito del genere: accadde ad esempio nel caso delle cosiddette “piramidi bosniache”, un complesso collinare naturale di aspetto piramidale in Bosnia, non lontano da Sarajevo, che secondo l’imprenditore e scrittore bosniaco Semir Osmanagić sarebbero state costruite circa 12mila anni fa. Osmanagić, però, non è neppure un archeologo: la sua tesi è stata definita «pseudoarcheologica» e priva di fondamento, ed è stata smentita in maniera categorica da geologi e archeologi. La tesi più probabile è che Osmanagić abbia inventato tutto per costruire un giro di affari attorno al sito.
L’anno scorso il sito di Gunung Padang era stato mostrato anche in una delle puntate della serie L’antica apocalisse, realizzata dal controverso giornalista britannico Graham Hancock e stroncata in modo molto netto dagli archeologi di mezzo mondo. La serie era interamente incentrata su una teoria, screditata da decenni, secondo cui alcune delle principali civiltà antiche furono aiutate nel loro sviluppo da una mitica e ormai perduta popolazione avanzatissima, scomparsa per via di un disastro naturale.