Le indagini sul CPR di Milano
È stato ispezionato dalla Guardia di Finanza e i gestori sono accusati di aver offerto ai migranti ospitati servizi gravemente insufficienti, tra cui cibo scaduto
Venerdì mattina la Guardia di Finanza ha fatto un’ispezione all’interno del Centro di rimpatrio (CPR) di Milano, in via Corelli 28, ovvero uno dei centri in cui vengono detenute le persone migranti che non hanno un permesso di soggiorno valido per rimanere in Italia, in attesa di essere rimpatriate nel paese d’origine. Le ispezioni, che hanno compreso perquisizioni e acquisizioni di documenti del centro, sono state svolte nell’ambito di un’indagine della procura di Milano. I reati ipotizzati sono frode nelle pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti, un reato che semplificando consiste nel forzare l’assegnazione dei bandi pubblici a un’azienda piuttosto che a un’altra.
La società che gestisce il centro è accusata di aver simulato la presenza nel CPR di una serie di servizi che erano stati pattuiti al momento dell’assegnazione dell’appalto. Secondo la procura servizi come la mediazione linguistica, l’assistenza sanitaria, psicologica e legale, e la fornitura di cibo e medicinali non sarebbero in realtà mai stati forniti o comunque forniti in maniera «largamente insufficiente». Nel decreto di ispezione si parla di cibo maleodorante, avariato e scaduto offerto alle persone ospitate nel centro e di condizioni igieniche ampiamente deficitarie, oltre che di mancati pagamenti al personale che lavorava nel CPR.
Secondo gli investigatori i reati sarebbero stati commessi dalle persone che hanno in gestione il centro. Nello specifico sono indagati gli amministratori della Martinina SRL, la società che gestisce il centro: Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso, oltre che la società stessa.
– Leggi anche: Le nuove regole del governo sui Centri di rimpatrio