La Russia ha reso illegale l’attivismo LGBTQ+
Lo ha stabilito la Corte Suprema del paese, sostenendo che quello che definisce «movimento pubblico internazionale LGBT» sia un'organizzazione estremista
La Corte Suprema russa ha dichiarato estremista quello che definisce «movimento pubblico internazionale LGBT» e ne ha vietato ogni tipo di attività nel paese. La decisione fa seguito alla richiesta del ministero della Giustizia russo, che lo scorso 17 novembre aveva chiesto alla Corte di classificare come “estremista” questo movimento, la cui definizione in realtà non indica nessuna organizzazione in particolare. Il ministero sosteneva che le autorità avessero individuato «segni e manifestazioni di natura estremista» nelle attività del movimento LGBTQ+ in Russia, compreso «l’incitamento alla discordia sociale e religiosa», senza tuttavia fornire dettagli.
La decisione della Corte è il più drastico provvedimento preso dalla Russia contro le rivendicazioni dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, queer, intersessuali, asessuali e di quelle che non si riconoscono nei ruoli di genere tradizionalmente intesi.
In passato il governo russo aveva usato la definizione di movimento estremista come strumento per perseguire in maniera pretestuosa le organizzazioni che si occupano di diritti umani, i media indipendenti e gli oppositori politici, tra cui tre degli avvocati del dissidente russo Alexei Navalny. L’ultima udienza relativa a questa causa si è tenuta a porte chiuse, anche se è stata ammessa la presenza di giornalisti in aula per ascoltare la decisione. La Corte ha detto che non era presente nessuno della «parte della difesa».
Gli attivisti per i diritti delle persone LGBTQ+ sostengono che l’espressione «movimento pubblico internazionale LGBT» indichi un’organizzazione inesistente, visto che i movimenti per le rivendicazioni dei diritti della comunità sono molti. Ma proprio per il fatto che la definizione è assai vaga, questo permetterà alle autorità russe di reprimere in generale le iniziative delle comunità LGBTQ+, ha spiegato all’Associated Press l’avvocato per i diritti umani Max Olenichev, che collabora con gli attivisti nel paese.
La causa intentata dal ministero della Giustizia russo è l’ultimo di una serie di provvedimenti presi dal governo russo per reprimere i diritti della comunità LGBTQ+ da quando il presidente Vladimir Putin ha reso la difesa dei cosiddetti “valori tradizionali” uno degli aspetti più importanti della sua politica. Ad esempio, quest’estate il parlamento russo ha approvato una legge che vieta le operazioni chirurgiche per cambiare genere e la modifica del nome e del genere sui documenti.