Alle isole Faroe molti sentieri sono diventati a pagamento
A causa dell'aumento del turismo, ma è una misura che sembra piacere poco agli abitanti locali, oltre che ai turisti
Il recente aumento del turismo nell’arcipelago delle isole Faroe, tra l’oceano Atlantico e il mare di Norvegia, ha portato all’introduzione di pedaggi per poter accedere ai sentieri che conducono a moltissimi punti panoramici del territorio: tutti infatti fanno parte di proprietà private e chi le possiede, perlopiù agricoltori, sta sfruttando un codice sul diritto di passaggio risalente al medioevo per gestire l’accesso dei visitatori. È un’iniziativa che serve un po’ per tutelare la natura e un po’ per guadagnarci qualcosa, ma sulla quale non tutte le persone del posto sembrano essere d’accordo.
Le Faroe (Fær Øer con l’alfabeto danese) sono un gruppo di isole che si trova circa 320 chilometri a nord della Scozia, a ovest della Norvegia meridionale e a sud-est dell’Islanda; appartengono alla Danimarca ma come la Groenlandia sono autonome in quasi tutti gli aspetti della politica interna. Hanno circa 55mila abitanti, un clima molto piovoso e sono note soprattutto per gli allevamenti di pecore e per il paesaggio verdeggiante, intervallato da laghi, fiumi e picchi o scogliere rocciose. Il Guardian ha raccontato che negli ultimi otto anni il numero dei turisti nell’arcipelago è più o meno raddoppiato anche grazie alle attenzioni ottenute sui social network: le sue isole sono visitate da circa 110mila turisti ogni anno, compresi i 40mila che ci arrivano con le crociere, soprattutto tra giugno e agosto.
Fino a qualche anno fa chiunque poteva circolare liberamente sui sentieri delle Faroe e visitarne i principali punti di interesse naturale. Con l’aumento del turismo, tuttavia, le cose sono cambiate, e molti proprietari dei terreni che comprendono questi sentieri hanno introdotto dei pedaggi sulla base del codice del 1298 noto come “Sheep Letter”, che stabiliva tra le altre cose le norme per il riconoscimento di un compenso in caso di violazione della proprietà privata. In poche parole, se si vogliono fare escursioni verso questi punti di interesse adesso bisogna pagare, altrimenti si rischia di essere multati. Si possono invece percorrere liberamente i sentieri che collegano le varie località.
Tra i posti per cui bisogna pagare un pedaggio ci sono il lago Leitisvatn (noto anche come Sørvágsvatn), che sembra galleggiare sopra alle scogliere di Trælanípan, e il percorso che porta ai faraglioni di Dunnesdrangar, che si trova a pochi chilometri di distanza sull’isola di Vágar. Di norma all’inizio dei sentieri si trovano apposite buche delle lettere dove inserire il denaro richiesto, ma spesso si può pagare anche con bancomat e carte di credito. L’accesso ai sentieri costa l’equivalente di una ventina di euro a persona per percorsi che a volte sono di pochi chilometri, e in qualche caso i prezzi sono ancora più alti: da quest’anno per esempio per andare a Dunnesdrangar è obbligatorio essere accompagnati da una guida e prenotare un’escursione che parte da 450 corone danesi a testa, 60 euro.
L’isola di Mykines, la più occidentale dell’arcipelago, ha invece introdotto una tassa di ingresso obbligatoria che va dai 30 ai 70 euro a seconda della stagione e ha limitato l’accesso all’area in cui nidificano i pulcinella di mare, come forma di compensazione per il disturbo alle attività agricole e alla fauna locale. Si pensa che dall’anno prossimo verrà introdotto un pedaggio anche per arrivare allo Slættaratindur, la cima più alta dell’arcipelago, che supera gli 880 metri sul livello del mare.
Di fatto gli accessi ai sentieri non sono quasi mai completamente bloccati perché gli abitanti del posto contano sulla buona fede dei visitatori e generalmente il numero di persone nei punti più frequentati resta sotto alle cento al giorno, però c’è anche chi non paga. A ottobre per esempio due turisti sono stati segnalati alla polizia locale e multati per poco meno di 150 euro a testa per essersi messi in cammino sul sentiero che porta a un faro senza pagare il pedaggio richiesto. Secondo un agricoltore del posto citato dalla tv pubblica locale Kringvarp Føroya i due erano stati informati, ma si erano comunque rifiutati di pagare.
I turisti erano diretti al faro di Kallur, che si trova nell’estremo nord dell’isola di Kalsoy ed è famoso a livello internazionale perché è il posto in cui è ambientata la scena della presunta morte del personaggio di James Bond alla fine del film No Time to Die. Per ricordare la scena il proprietario del terreno, Jóhannus Kallsgarð, aveva posato una lapide dedicata al più celebre agente segreto del cinema, con il risultato di attirare migliaia di nuovi visitatori. Kallsgarð quindi ha introdotto un pedaggio per curare la manutenzione del sentiero e ha deciso di permettere l’accesso solo durante il giorno.
La responsabile del sito Visit Norðoy, Theresa Turidardóttir Kreutzmann, l’ha definita una misura «necessaria» sia per la tutelare la natura, sia per la sicurezza degli escursionisti, visto che solo l’anno scorso in dodici si erano fatti male inciampando o scivolando lungo il percorso.
Attualmente alle Faroe il turismo fa incassare l’equivalente di circa 115 milioni di euro all’anno, pari al 6 per cento del PIL dell’arcipelago, e per certi agricoltori i pedaggi sono diventati una fonte di ricavo importante. Sia Kallsgarð sia alcuni operatori turistici del posto ritengono giusto che i proprietari dei terreni abbiano i propri guadagni dal turismo: c’è però chi si lamenta all’idea di dover pagare per poter vedere la natura, anche perché, a differenza dell’area del faro di Kallur, in qualche caso il pedaggio è richiesto sia ai turisti che alle persone del posto.
Un sondaggio commissionato alla fine del 2022 dal sito Visit Faroe Islands dice che per otto persone faroesi su dieci le regole per il diritto di passaggio dovrebbero essere riviste. Sempre secondo il sondaggio, di cui non è stato specificato il numero di partecipanti, la maggior parte degli abitanti locali sostiene che i proprietari non dovrebbero far pagare. Nel 2019, quando erano stati introdotti i primi pedaggi, era peraltro nata la Ramblers’ Association, un’associazione che sta facendo pressione sui politici locali per trovare una soluzione diversa alla questione.
Høgni Hoydal, ministro degli Esteri e del Commercio e vice primo ministro faroese, ha detto che il tema verrà affrontato in parlamento. Ha anche aggiunto che «se i turisti pagano un pedaggio, o una tassa ambientale, allora dobbiamo assicurare che questo denaro venga impiegato per tutelare la natura» e che secondo lui nessuno dovrebbe far pagare qualcosa «senza offrire un servizio».
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