È stato un buon anno per la borsa italiana
Non andava così bene dai tempi della crisi del 2008 e quest'anno è cresciuta di più di tutte le altre borse europee
Mercoledì la borsa di Milano ha raggiunto in chiusura un valore che non raggiungeva da 15 anni. Lo si vede dal FTSE Mib (si legge futsi mib): è l’indice principale della borsa italiana, che mostra l’andamento delle azioni delle 40 aziende più grandi e che per questo è molto rappresentativo per valutare le tendenze del mercato finanziario italiano. Mercoledì l’indice ha chiuso a 29.688,45 punti, un valore che non raggiungeva da giugno del 2008.
La borsa italiana è in crescita da tempo, ma quest’anno è stata quella che ha mostrato la crescita più forte tra le borse europee: da gennaio il suo valore è aumentato del 24,4 per cento, contro il 12 per cento di quella di Parigi e il 16 per cento della borsa di Francoforte. Un andamento molto buono l’ha avuto anche la borsa spagnola, il cui valore è aumentato del 22 per cento.
Questo è dovuto al fatto che in parte gli investitori internazionali si fidano di come va l’economia italiana, per cui continuano a comprare le azioni quotate sulla borsa di Milano. Ma c’entrano anche alcuni motivi tecnici: il FTSE Mib comprende tantissime banche, molte di più rispetto a quante ne comprendano gli altri listini europei. E il settore bancario sta guadagnando tantissimo dall’aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti: le azioni delle banche vanno particolarmente bene, e quelle italiane hanno contribuito moltissimo all’andamento dell’indice complessivo.
Il FTSE Mib è misurato in punti e non in euro, perché in questo modo sono più agevoli i confronti nel tempo: il valore di base è di 10.000 punti, che equivale al valore di quando è iniziata la serie storica nel 1992, quando l’indice si chiamava COMIT 30. Il valore attuale significa che il FTSE Mib vale quasi tre volte di allora. Dietro all’indice ci sono comunque dei valori in euro, ossia quanto valgono complessivamente tutte le azioni delle 40 aziende che comprende: sono circa 620 miliardi di euro.
Come si vede dal grafico, il valore dell’indice è attualmente ancora molto inferiore rispetto al periodo prima del 2008: questo perché la crisi finanziaria di quell’anno e poi la successiva crisi dei debiti sovrani, che ha colpito i paesi europei, hanno avuto degli effetti molto gravi e soprattutto persistenti sull’economia italiana, che ancora non si è ripresa. La stessa tendenza la si vede per esempio nei dati sul Prodotto Interno Lordo, che misura la grandezza dell’economia: è ancora inferiore ai valori di allora.
L’andamento della borsa italiana comunque nasconde delle criticità che rimangono presenti nel mercato finanziario nazionale. Una di queste riguarda per esempio il fatto che si quotano sempre meno aziende, e che alcune delle più grandi e importanti l’hanno lasciata: solo nel 2022 si sono “delistate”, come si dice in gergo, 23 aziende, tra cui alcune storiche e molto grandi, come Atlantia, il gruppo finanziario che possedeva Autostrade per l’Italia, Exor, la holding della famiglia Agnelli, e Cattolica Assicurazioni.
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