L’ultimo processo contro la moglie del più famoso serial killer francese
Monique Olivier è accusata di complicità in alcuni crimini del marito Michel Fourniret: sul suo ruolo si discute da vent'anni
Martedì è iniziato in Francia un nuovo processo contro Monique Olivier, la moglie di Michel Fourniret, il più famoso serial killer francese. Monique Olivier, 75 anni, è accusata di aver aiutato il marito a rapire e uccidere due ragazze e una bambina fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemila. Fourniret è morto nel 2021 e nel corso degli anni ha confessato di aver rapito, stuprato e ucciso undici bambine e ragazze, ma è sospettato di essere responsabile della scomparsa di altre minori e giovani donne in Francia e in Belgio.
Quello di Fourniret e sua moglie è stato probabilmente uno dei casi di cronaca nera più seguiti in Francia negli ultimi decenni, non solo per il tipo di crimine e la giovane età delle vittime, ma anche per il rapporto fra i due coniugi, che è stato per anni un argomento di discussione e speculazione nei media e fra il pubblico: mentre Michel Fourniret fu da subito soprannominato dai media “l’orco delle Ardenne“, la regione francese al confine con il Belgio in cui vivevano, del ruolo di Monique Olivier e del suo presunto contributo ai crimini del marito si discute ancora oggi, sia in tribunale che nei media.
Michel Fourniret fu arrestato nel 2003 in Belgio dopo aver tentato di rapire una bambina che riuscì a liberarsi e fu soccorsa da un automobilista. Durante la prima perquisizione nella casa dove viveva con la moglie la polizia trovò vestiti per bambine, armi, maschere per l’inalazione e altri oggetti che avrebbero potuto essere usati per un rapimento, come corde, nastro adesivo e bavagli. I magistrati che indagavano sul caso pensarono che Fourniret potesse essere responsabile per due casi irrisolti di scomparsa di giovani ragazze avvenuti in quell’area nel 2001, ma lui negò e la moglie, interrogata per mesi, disse di non sapere niente. In questa prima fase Monique Olivier fu descritta dai media come una casalinga dalla personalità debole, dipendente dal marito.
– Leggi anche: Ogni anno in Italia scompaiono migliaia di persone
Il 22 giugno del 2004, dopo un anno di interrogatori a entrambi i coniugi, Monique Olivier decise inaspettatamente di confessare che dal 1987 al 2001 suo marito aveva ucciso almeno otto bambine e giovani donne, la maggior parte delle quali in seguito a uno stupro, in diverse regioni della Francia e del Belgio. Disse che alcuni di questi omicidi le erano stati raccontati nel dettaglio, mentre altri erano stati commessi in sua presenza, ma che lei aveva sempre avuto troppa paura per intervenire. Alcune delle ragazze nominate da Olivier erano scomparse da anni e tutt’oggi i loro corpi non sono stati ritrovati.
La polizia non aveva mai collegato questi casi, sia perché erano gestiti dalle procure di regioni diverse e di due paesi diversi (Francia e Belgio), sia perché a parte il loro genere non c’era niente che accomunasse le vittime: erano tutte giovani ma le loro età andavano dai 12 ai 31 anni.
La notizia della confessione di Monique Olivier arrivò ai giornali tramite una fuga di notizie e Michel Fourniret scoprì che la moglie aveva confessato gli omicidi ascoltando la radio nella prigione in cui era detenuto. Quando fu portato davanti ai magistrati disse che sapeva già della confessione della moglie e ammise tutto. Aggiunse però che la moglie non aveva mai preso parte a nessuno dei delitti e aveva mantenuto il segreto per «istinto di sopravvivenza», scagionandola completamente. All’interrogatorio successivo Monique Olivier disse però che non era vero e che lei stessa aveva preso parte a quei rapimenti e omicidi, confessione che portò all’inizio di un processo per entrambi i coniugi.
Nel corso delle indagini si scoprì che i due si erano conosciuti nel 1987, quando Fourniret pubblicò su un giornale un annuncio in cui diceva di cercare una persona con cui scambiarsi delle lettere mentre si trovava in carcere (dove stava scontando una condanna per stupro). Al tempo Olivier si era separata da un marito violento da cui aveva avuto due figli. Secondo le indagini i due strinsero un patto per cui Olivier avrebbe aiutato Fourniret a trovare delle ragazze vergini e in cambio lui avrebbe ucciso il suo ex marito violento (cosa che lui non ha mai fatto). Lo stesso anno Fourniret uscì dal carcere, ebbero un figlio e si sposarono nel 1989.
Durante il processo Monique Olivier non fu più presentata come una semplice casalinga ma come una complice di Michel Fourniret e fu descritta in aula e dai media come una donna estremamente intelligente che era riuscita a manipolare anche gli investigatori.
Questa idea scaturì principalmente da una perizia condotta nel 2005 secondo cui Olivier aveva un quoziente intellettivo di 131, un risultato molto superiore alla media. Anche alcuni magistrati che seguivano il caso dissero di aver avuto l’impressione di trovarsi davanti a una donna molto astuta.
Nel 2008 Fourniret fu condannato all’ergastolo ostativo (cioè senza benefici come la libertà condizionale) per otto omicidi. Anche Olivier ricevette la stessa condanna per averlo aiutato in quattro omicidi e uno stupro. Nel 2018 Olivier ricevette un’altra condanna a 20 anni di carcere per il suo ruolo nell’uccisione di Farida Hammiche, la moglie di uno degli ex compagni di cella di Fourniret. Prima di morire nel 2021, a 79 anni, Michel Fourniret confessò altri tre omicidi, per i quali non fecero in tempo a processarlo.
– Leggi anche: L’epoca dei serial killer
Il nuovo processo è iniziato martedì e durerà circa tre settimane. Riguarderà il ruolo di Monique Olivier nel rapimento e omicidio di Marie-Angèle Domèce nel 1988, di Joanna Parrish nel 1990, e di Estelle Mouzin, una bambina di nove anni scomparsa nel 2003 e il cui caso fu molto seguito dai media francesi. Il corpo di Mouzin, come quello di Domèce, non è mai stato ritrovato nonostante le intense ricerche, ma nel 2020 Fourniret, spinto da un’altra confessione della moglie, rivelò di averla uccisa dopo averla violentata.
Nel 2021 Olivier disse di averlo aiutato a seppellire il corpo vicino a una foresta nella regione delle Ardenne. Sia Olivier che Fourniret hanno sempre negato che quest’ultimo avesse commesso alcun crimine fra il 1991 e il 2000, ma i loro nomi sono stati nel tempo associati a più di 20 casi irrisolti di scomparsa di giovani donne in Francia e in Belgio.
Nelle ultime settimane i giornali francesi hanno parlato molto di una nuova perizia per stabilire il quoziente intellettivo di Olivier, conclusa a ottobre del 2023. Secondo gli psicologi che hanno condotto l’esame il suo QI sarebbe di 92 (molto vicino a quello di 95 ottenuto da alcuni medici belgi nel 2003) e quindi leggermente inferiore alla media.
Alcuni ritengono che questo potrebbe in qualche modo alleviare le responsabilità penali di Olivier e dimostrare che fosse stata manipolata dal marito. Ci sono però vari dubbi, anche perché l’affidabilità di test di questo tipo e in generale l’utilità del quoziente intellettivo come strumento di indagine sono da anni oggetto di riflessioni e studi che si concentrano sui limiti e sui rischi di misurare l’intelligenza sulla base di un test standardizzato.
– Leggi anche: L’altissimo QI dei geni è una balla