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  • Martedì 28 novembre 2023

Israele dice di essere disposto a prolungare la tregua

Di altri cinque giorni dopo i sei finora concordati: Hamas non ha ancora commentato

(AP Photo/Ohad Zwigenberg)
(AP Photo/Ohad Zwigenberg)
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Martedì un portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, ha detto che Israele è disposto a prolungare la tregua in vigore con il gruppo radicale palestinese Hamas al massimo di cinque giorni. La tregua è in vigore dallo scorso venerdì e doveva inizialmente durare 4 giorni, cioè fino a lunedì, ma era stata poi prolungata di altri due giorni, cioè fino a mercoledì.

Gli accordi prevedono uno scambio reciproco di ostaggi e prigionieri, che finora è stato portato avanti: in serata altri dieci ostaggi israeliani sono stati liberati e riportati in territorio israeliano dalla Croce Rossa. Sono nove donne e una ragazza di 17 anni: il governo israeliano ha diffuso i loro nomi e confermato il loro rilascio.

Insieme alle dieci donne israeliane sono stati liberati anche due uomini thailandesi.
In cambio Israele ha liberato 30 prigionieri palestinesi: 15 donne e 15 tra bambini e minori.

Gli accordi per la tregua prevedono anche una pausa dai combattimenti che vanno avanti dal 7 ottobre, cioè dal giorno degli attacchi di Hamas in territorio israeliano: da allora Israele ha assediato, bombardato e infine invaso militarmente la Striscia di Gaza, dove risiede gran parte dei membri di Hamas e dove il gruppo ha le sue basi militari.

Levy ha detto che la tregua potrebbe continuare secondo le modalità già concordate: che per ogni ostaggio israeliano liberato, vengano rilasciati tre donne o bambini detenuti nelle carceri israeliane. Queste modalità valgono solo per gli ostaggi israeliani: Hamas ha liberato anche 19 ostaggi thailandesi (compresi gli ultimi due) e uno filippino secondo un accordo separato, per cui non è previsto che in cambio vengano liberati prigionieri palestinesi. Gli ostaggi israeliani finora sono stati solo donne e bambini: la liberazione di uomini adulti e di soldati non è ancora stata discussa.

Martedì pomeriggio l’esercito israeliano aveva detto che alcuni soldati erano stati feriti lievemente in tre esplosioni avvenute in due luoghi diversi nel nord della Striscia di Gaza: aveva sostenuto che fosse una violazione degli accordi alla base della tregua. Un portavoce delle brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas, aveva confermato implicitamente che c’erano stati degli scontri, dicendo però che i miliziani di Hamas erano intervenuti militarmente in risposta a una «chiara violazione» dei termini della tregua da parte dell’esercito israeliano.

Nonostante le accuse reciproche, entrambe le parti hanno continuato a mostrasi intenzionate a proseguire con lo scambio di prigionieri. Martedì, come previsto, Hamas ha comunicato al governo israeliano la lista dei dieci ostaggi che ha poi effettivamente liberato e quella dei dieci che dovrebbe liberare mercoledì. Anche il governo israeliano ha diffuso i nomi dei 30 prigionieri palestinesi che ha poi liberato come parte dell’accordo.

Finora la tregua ha permesso la liberazione di 60 degli ostaggi israeliani che Hamas aveva rapito il 7 ottobre, mentre Israele ha liberato 180 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri del paese. Nel frattempo sono entrate nella Striscia di Gaza centinaia di camion di aiuti umanitari per i civili palestinesi dal varco di Rafah, al confine con l’Egitto. Le Nazioni Unite però vorrebbero utilizzare anche il varco di Kerem Shalom, che è controllato da Israele e che finora è rimasto chiuso.