Lo stress fa cadere i capelli?
Alcuni eventi possono contribuire dopo alcune settimane a una perdita acuta e spesso temporanea, ma diagnosticarla non è semplice
Le cause della caduta dei capelli possono essere molto diverse tra loro e variano tra uomini e donne, ma si dice spesso che sotto forti condizioni di stress se ne possano perdere molti in poco tempo. È un fenomeno noto e studiato da tempo, ma non è ancora completamente compreso e non sempre viene diagnosticato con facilità, considerato che possono esserci appunto molti altri motivi per cui si perdono più capelli del solito.
Una persona senza particolari problemi di salute perde tra i 50 e i 100 capelli al giorno. La maggior parte cade senza che ce ne accorgiamo, mentre di solito prestiamo più attenzione a quelli che rimangono nel piatto della doccia o su spazzole e pettini. Questa caduta è normale e dipende dal ciclo del capello, che passa attraverso quattro fasi principali: anagen, la crescita vera e propria che dura dai 2 a i 6 anni; catagen, l’inizio del distaccamento del follicolo pilifero dalla pelle; telogen, l’arresto della crescita del capello e infine esogen, l’espulsione del capello con la sua caduta. Moltissimi fattori possono influire su questo ciclo, portando al diradamento dei capelli e a varie forme di calvizie.
In particolari condizioni si può verificare il cosiddetto “telogen effluvium”, una condizione in cui i capelli cadono con maggiore frequenza e in una quantità più alta rispetto al solito. Chi ne soffre si accorge del problema perché nota una maggiore quantità di capelli caduti dopo averli lavati oppure un progressivo diradamento in testa. Il telogen effluvium può essere cronico, quindi con un lungo periodo in cui i capelli continuano a cadere formando zone sempre più diradate, oppure può essere acuto. In questo secondo caso la caduta avviene molto velocemente, in circa tre mesi, e si assiste poi a una progressiva ricrescita dei capelli (il rinfoltimento varia molto da persona a persona).
La frequenza in generale nella popolazione del telogen effluvium non è nota, proprio perché non sempre viene diagnosticata per tempo, oppure perché si risolve da sé dopo la fase acuta senza che la persona interessata cerchi assistenza medica. Dai dati parziali disponibili sembra comunque che sia più ricorrente tra le donne rispetto agli uomini, per via di alcuni meccanismi ormonali. La condizione si presenta talvolta dopo una gravidanza a causa dei cambiamenti legati ad alcuni ormoni, a cominciare dagli estrogeni che mantengono una certa azione protettiva.
Sono invece meno chiari i meccanismi legati allo stress che possono portare al telogen effluvium, anche perché l’inizio della caduta non è immediato, ma richiede comunque un po’ di tempo. Da un forte evento causa di grande stress trascorrono solitamente tra le sei e le dodici settimane prima che inizi la caduta di una notevole quantità di capelli. L’ipotesi è che in questi casi la perdita sia innescata da un cambiamento nei livelli di cortisolo, un ormone responsabile di molte attività del metabolismo. Eccessi di questa sostanza incidono sulla produzione delle proteine e su vari altri ormoni come il testosterone e quelli legati alla crescita e allo sviluppo.
Tra le cause di stress possono esserci un intervento chirurgico particolarmente importante, una malattia di breve durata magari associata alla febbre, oppure condizioni emotive molto forti come per esempio un lutto in famiglia.
Si è osservato che in seguito a specifiche malattie virali si ha una perdita di capelli a diverse settimane dalla scomparsa dei sintomi principali, e che il fenomeno può essere più rilevante nel caso di nuove malattie. Uno studio del 2022 che si era occupato di casi di COVID-19 in Brasile, per esempio, aveva rilevato come molte persone guarite dalla malattia avessero comunque segnalato un aumento della perdita dei capelli a diverso tempo di distanza.
Ci possono comunque essere casi di telogen effluvium legato a situazioni in cui lo stress è una costante, per esempio dovuto a particolari stili di vita. In questo caso l’organismo cerca di adattarsi ai cambiamenti nei livelli di cortisolo e di altri ormoni, ma non raggiunge comunque una buona stabilità (omeostasi). In queste circostanze c’è un maggiore rischio di non avere un recupero, che si verifica invece dopo una fase acuta della condizione. Nella sua versione cronica, il telogen effluvium può influire su altre condizioni legate alla perdita dei capelli, come per esempio su alcuni tipi di alopecia, anche se non sono ancora completamente chiari i meccanismi che lo determinano.
Non c’è un unico trattamento contro il telogen effluvium perché molto dipende dal singolo paziente e dall’eventuale presenza di altri problemi di salute. In alcuni casi vengono consigliati integratori di vitamina D (anche se il loro impiego in generale è molto dibattuto) oppure l’applicazione di minoxidil, un farmaco impiegato da decenni per trattare alcune forme di calvizie e in particolare l’alopecia androgenetica.
La diagnosi di un caso di telogen effluvium non è sempre semplice e per questo molti casi passano inosservati, o vengono inizialmente scambiati per qualche altro problema legato ai capelli. L’identificazione di un possibile evento scatenante avvenuto circa tre mesi prima dell’inizio della perdita può talvolta aiutare nella diagnosi, che viene poi confermata con esami di laboratorio come esame del sangue e delle urine per valutare i livelli ormonali. Viene anche analizzato lo stato dei follicoli piliferi, che può offrire qualche ulteriore indizio.