Il Venezuela vuole un pezzo di Guyana
Anzi, ne vuole più della metà: per questo ha organizzato un referendum interno che però non avrà un gran valore legale
Il governo del Venezuela ha organizzato il prossimo 3 dicembre un referendum per chiedere ai propri cittadini se incorporare nel territorio nazionale la regione di un altro stato, senza il permesso dello stato in questione. La regione è la Guayana Esequiba, che a sua volta fa parte della Guyana, un piccolo stato che si trova a est del Venezuela: la Guayana Esequiba è un territorio conteso che il Venezuela rivendica come proprio da circa due secoli, ma al momento è governato dalla Guyana e difficilmente lo stato di cose cambierà a breve.
Per questo, non è chiaro quale valore legale possa avere questo referendum, che è stato indetto dal governo venezuelano contro il parere del governo della Guyana e che dunque non dovrebbe avere grossi effetti. Anche se la maggioranza dei venezuelani dovesse approvare l’annessione di parte della Guyana non si capisce cosa potrebbe fare il Venezuela par far valere il risultato: per questo al momento il referendum è ritenuto soprattutto una questione di politica interna e un tentativo propagandistico del presidente autoritario Nicolás Maduro di aumentare la sua popolarità in vista delle elezioni dell’anno prossimo.
La Guayana Esequiba, o Territorio Esequibo, è una zona un po’ più grande della Grecia, ricca di petrolio e oggetto di un’antica disputa di confine: è internazionalmente riconosciuta come parte della Guyana, ma il Venezuela sostiene che faccia parte del proprio territorio perché ne faceva parte ai tempi in cui gran parte della regione era una colonia della Spagna. Sulla Guayana Esequiba il Venezuela ha rivendicazioni territoriali sin dall’anno della propria indipendenza, il 1811, e la disputa non è ancora stata risolta.
Il referendum è sostenuto dal governo autoritario di Nicolás Maduro, che lo sta pubblicizzando con una massiccia campagna di comunicazione fatta di video, mostre fotografiche e incontri pubblici, in linea con gli sforzi che il Venezuela fa da decenni per sostenere che la Guayana Esequiba faccia parte del proprio territorio. La Guyana ha presentato un ricorso contro il referendum, chiedendo alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG), il principale organo giudiziario dell’ONU, di intervenire per bloccarlo. Il governo del Venezuela ha detto però di essere intenzionato a procedere, e di considerare un’eventuale intervento della CIG un’interferenza nei propri affari interni.
Oggi la Guayana Esequiba è un territorio governato e amministrato dalla Guyana, e diviso in sei distinte regioni amministrative. Si trova a ovest del fiume Esequibo, che il Venezuela considera il confine legittimo del proprio territorio: di fatto, con la rivendicazione della Guayana Esquiba, il Venezuela rivendica la sovranità di più di metà del territorio della Guyana.
Geograficamente la Guayana Esequiba è quasi del tutto boscosa. La recente scoperta di una serie di giacimenti di petrolio e gas vicino alla costa ha dato una grossa spinta alla sua economia, e ha portato la Guyana a diventare un grosso esportatore di petrolio nel mondo. La ricchezza della Guayana Esequiba ha secondo molti un ruolo nelle rivendicazioni del Venezuela, che sta attraversando da anni una grave crisi economica. L’interesse del governo venezuelano per questo territorio ha avuto un nuovo impulso proprio a partire dal 2015, anno in cui al largo delle coste del territorio fu scoperto uno dei più grandi giacimenti di petrolio al mondo. Nella Guayana Esequiba si concentra inoltre la gran parte degli investimenti stranieri nella Guyana, che negli ultimi anni ha iniziato a investire molto anche sul turismo.
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La disputa territoriale sulla Guayana Esequiba è antica. Il territorio faceva parte del Venezuela ai tempi del colonialismo spagnolo. Nel 1811 il Venezuela ottenne l’indipendenza dalla Spagna e la Guayana Esequiba divenne oggetto di una disputa con le potenze coloniali che allora occupavano la Guyana: prima i Paesi Bassi e poi il Regno Unito (motivo per cui in Guyana si parla inglese).
Nel 1899 una sentenza di arbitrato internazionale stabilì che la Guayana Esequiba apparteneva al Regno Unito, che la integrò nella Guyana britannica. Nel 1966, quando la Guyana ottenne l’indipendenza dal Regno Unito, le rivendicazioni venezualane ricominciarono e, nonostante vicende diplomatiche piuttosto complicate, è di fatto rimasta insoluta, anche se la Guyana continua a controllare e amministrare la regione. Nel 2018 la Guyana ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di dichiarare il confine attuale come legittimo e vincolante: la Corte ha preso in carico il caso lo scorso aprile, e per una decisione definitiva potrebbe volerci qualche anno.
Il referendum venezuelano del 3 dicembre prevede cinque domande. La prima riguarda proprio il confine attuale tra Venezuela e Guayana Esequiba: ai votanti verrà chiesto se sono d’accordo nel rifiutare «con tutti i mezzi nel rispetto della legge, il confine imposto in modo fraudolento», «che mira a spogliarci della nostra Guayana Esequiba». I quesiti del referendum sono posti in maniera evidentemente retorica: in qualche modo contengono già una risposta e incoraggiano a votare a favore dell’incorporazione della Guayana Esequiba nel territorio venezuelano.
I quesiti prevedono l’opportunità di rendere la Guayana Esequiba uno stato del Venezuela (che è una repubblica federale), di dare la cittadinanza venezuelana a chi ci vive, di opporsi con tutti i mezzi alla «pretesa» della Guyana di «disporre unilateralmente di un mare ancora da delimitare, illegalmente e in violazione del diritto internazionale». Si chiede inoltre di togliere alla Corte Internazionale di Giustizia la giurisdizione sulle dispute territoriali alla Guayana Esequiba (la Corte è il tribunale a cui la Guyana si è appellata per bloccare il referendum, e che nei prossimi mesi dovrà prendere una decisione al riguardo).
La Guyana considera il referendum e il modo in cui è stato pensato «un esempio da manuale di annessione», come ha detto alla Corte Internazionale di Giustizia Paul Reichler, avvocato che rappresenta la Guyana. Ci sono comunque forti dubbi sull’applicabilità di un eventuale risultato positivo al referendum: benché il confine del 1899 sia stato stabilito quando la Guyana era ancora una colonia britannica, nei fatti la Guayana Esequiba è oggi governata e amministrata da uno stato sovrano.
Almeno per ora il valore e l’importanza del referendum sembrano essere legati soprattutto alla politica interna venezuelana. Secondo alcuni analisti i politici venezuelani utilizzano da tempo e ciclicamente le rivendicazioni sulla Guayana Esequiba per raccogliere consensi alimentando sentimenti nazionalistici.
Nel 2024 si terranno inoltre le elezioni presidenziali: Maduro è presidente da oltre 10 anni, un periodo in cui la situazione sociale ed economica del paese è diventata disastrosa, e ora punta a un terzo mandato. Diversamente dalle ultime elezioni, celebrate nel 2018 e considerate illegittime dall’ONU, quelle di quest’anno si svolgeranno alla presenza di osservatori esterni e indipendenti, tra cui le Nazioni Unite e l’Unione Europea. La campagna referendaria per la Guayana Esequiba sta di fatto coincidendo con comizi e discorsi a favore di Maduro, ed è vista come parte della campagna elettorale. Nel frattempo, come in passato, Maduro sta anche facendo di tutto per ostacolare e indebolire l’opposizione.
Maduro ha definito la campagna referendaria per la Guayana Esequiba una «campagna elettorale pedagogica»: è apparso in più occasioni in televisione, parlando di quella che lui considera la storia della Guayana Esequiba. La campagna ha incluso mostre fotografiche, video, incontri e dibattiti pubblici con storici e legali invitati a parlare. In tutti questi casi la campagna insiste molto su narrazioni patriottiche, sulla riparazione dell’«ingiustizia» della separazione dei due territori un tempo uniti, sulla necessità di proteggere il «destino del Venezuela».
La narrazione che rappresenta la Guayana Esequiba come parte del Venezuela ha incluso anche le scuole, con libri scolastici di geografia in cui quel territorio fa parte del Venezuela e non della Guyana, e recite scolastiche a tema.