Nei Paesi Bassi formare un governo non sarà semplice
Il partito di estrema destra che ha vinto le elezioni non ha alleati fra i principali partiti, e per trovare un incastro potrebbero volerci mesi
I sondaggi in vista delle elezioni parlamentari nei Paesi Bassi non avevano previsto la vittoria del partito di estrema destra PVV (Partito per la Libertà), guidato da Geert Wilders, ma avevano predetto correttamente che il nuovo parlamento sarebbe stato molto frammentato.
Dopo il voto di mercoledì sono riusciti ad ottenere almeno un seggio alla Camera bassa ben 15 partiti. Il partito di Wilders controlla appena 37 seggi su 150. Per formare una maggioranza ne servono almeno 76, ma al momento nessuno degli altri principali partiti sembra particolarmente incline a governare insieme al PVV. Ad oggi però anche una coalizione di tutti i partiti che si considerano distanti dal PVV sembra piuttosto remota.
Politico ricorda che nel 2022 la formazione del governo uscente, guidato dal primo ministro Mark Rutte, richiese quasi un anno di negoziati. «Stavolta potrebbe volerci ancora più tempo», sostiene Politico.
Nei Paesi Bassi le consultazioni funzionano con una prassi in uso ormai da anni. Dopo le elezioni i partiti si accordano per nominare informalmente un politico di lungo corso che nel giro di qualche settimana cerchi di capire se esistono margini per formare una maggioranza. Nel gergo politico olandese questa figura si chiama scout. Nel giro di una settimana lo scout lascia il posto all’informateur, che approfondisce le conversazioni avviate dallo scout. Se dalle conversazioni emerge una possibile maggioranza l’informateur conclude il suo mandato e il suo posto viene preso dal formateur, cioè dalla persona che diventerebbe primo ministro del nuovo governo. Spetta al formateur concludere i negoziati e farsi infine nominare capo del nuovo governo dal re.
Venerdì i principali partiti hanno affidato il ruolo di scout a Gom van Strien, senatore 72enne del PVV in carica dal 2011. Van Strien inizierà il suo lavoro la prossima settimana, ma nella sua prima conferenza stampa ha già avvertito che formare una maggioranza sarà «complesso».
Nelle ore successive allo scrutinio Wilders e il PVV avevano lasciato intendere che per formare una nuova maggioranza si sarebbero rivolti al Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), cioè il partito guidato fino a poche settimane fa da Rutte, e al partito anti-establishment fondato da Pieter Omtzigt. Un’ipotetica alleanza fra il PVV e questi due partiti controllerebbe 81 seggi, cinque più di quelli necessari per formare un’alleanza.
Nessuno dei due però sembra disponibile a un accordo politico, almeno per il momento: Wilders è noto per le sue posizioni islamofobe e radicali su molte questioni, il PVV non governa da molti anni, non ha una classe dirigente di particolare caratura politica, e da tempo entrambi erano piuttosto isolati nei lavori parlamentari.
Venerdì la nuova leader del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, Dilan Yeşilgöz-Zegerius, ha detto che il suo partito non avrebbe partecipato al prossimo governo dopo la riduzione dei consensi alle elezioni di mercoledì, in cui è arrivato terzo. Yeşilgöz-Zegerius ha detto che gli elettori del VVD hanno mandato un «segnale chiaro», e che il partito cercherà di assumere un nuovo ruolo che non sia all’interno del governo.
Al contempo però Yeşilgöz-Zegerius ha aggiunto che potrebbe «rendere possibile la formazione di un governo di centrodestra», fornendo un appoggio esterno su alcuni temi. In campagna elettorale Yeşilgöz-Zegerius aveva spostato più a destra il partito su una serie di punti fra cui l’immigrazione, su cui Wilders e il PVV hanno tradizionalmente posizioni molto ostili. Non è chiaro però quali altri punti di contatto possano esistere fra il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, europeista e piuttosto progressista sui diritti civili, col PVV.
Anche Omtzigt al momento non si è sbilanciato su una possibile alleanza col PVV. Mercoledì sera commentando i risultati del suo partito, nato appena due mesi fa e arrivato quarto col 12,8 per cento, si è detto «disponibile a governare», senza specificare con chi. In campagna elettorale Omtzigt aveva usato parole molto dure per descrivere Wilders e le sue posizioni estremiste su molti temi.
L’unico partito che sembra davvero disponibile a governare insieme al PVV sembra il Movimento dei contadini e dei cittadini (BBB), un partito di destra populista nato da una serie di proteste nel 2019 e improntato alla difesa degli interessi degli agricoltori e degli abitanti delle zone rurali. Appena 8 mesi fa il BBB aveva vinto abbastanza a sorpresa le elezioni provinciali nei Paesi Bassi, ma dopo una serie di piccoli scandali alle elezioni parlamentari di mercoledì è andato molto male, ottenendo soltanto il 4,7 per cento dei voti. Con i suoi 7 seggi non sarà decisivo per la formazione del governo.
Non è chiaro se le posizioni prudenti di Yeşilgöz-Zegerius e Omtzigt facciano parte di una strategia per ottenere quante più concessioni possibili da Wilders in vista della formazione di una maggioranza e di un governo, oppure se i due vogliano tenere aperta la possibilità di formare una maggioranza con dentro tutti i partiti avversari del PVV.
Una maggioranza del genere avrebbe teoricamente i numeri per governare ma sarebbe estremamente eterogenea. Inoltre si porrebbe il problema di scegliere il primo ministro. In questo scenario l’alleanza fra i Verdi e il Partito Laburista, arrivata seconda dopo il PVV, potrebbe reclamarlo per il suo leader Frans Timmermans. In campagna elettorale però Timmermans è stato attaccato duramente da Yeşilgöz-Zegerius, che lo ha accusato di essere troppo di sinistra.
Al momento nemmeno i leader dei principali partiti sembrano avere le idee chiarissime su quello che succederà nelle prossime settimane. «Non capisco le azioni di Yeşilgöz-Zegerius da molto tempo, non farò alcun tentativo di capirle oggi», ha detto Timmermans venerdì commentando la posizione di Yeşilgöz-Zegerius su un ipotetico governo di centrodestra.