Le polemiche sul coordinatore del progetto del governo “Educare alle relazioni”
Alessandro Amadori ha scritto un saggio in cui riduce la violenza sulle donne a una generica cattiveria e a una “guerra dei sessi”
Diversi parlamentari di opposizione hanno chiesto le dimissioni di Alessandro Amadori, lo psicologo consulente del ministero dell’Istruzione che alcuni mesi fa era stato scelto dal governo per coordinare il progetto “Educare alle relazioni”, un’iniziativa per introdurre nelle scuole ore di educazione all’affettività. La scelta di affidare ad Amadori questo ruolo sta ricevendo molte critiche dopo l’uscita di un articolo sul quotidiano Domani, che ha fatto emergere come Amadori nel 2020 avesse scritto un saggio in cui di fatto ridimensionava la gravità della violenza di genere sulle donne inserendola in un presunto contesto più ampio di “guerra fra i sessi” (il titolo era appunto La guerra dei sessi).
Il progetto “Educare alle relazioni” era stato inizialmente presentato a settembre, dopo le molte discussioni sul tema della violenza di genere che erano state innescate da alcuni casi di stupro in cui i responsabili erano uomini molto giovani. Amadori era stato messo a capo del gruppo che avrebbe dovuto occuparsi di svilupparlo. Per diverso tempo non se n’era più saputo nulla, finché il governo non lo ha ritirato fuori dopo il recente femminicidio di Giulia Cecchettin.
Amadori ha 63 anni, è uno psicologo e insegna all’università. Non ha un curriculum da esperto di questioni di genere o violenza sulle donne: si è sempre occupato principalmente di politica, studi di marketing e sondaggi (politici e non). Alla Cattolica di Milano insegna Psicologia della politica nella facoltà di Scienze Politiche, all’Università di Padova Analisi del mercato e dei consumatori in un master in Design del turismo. Nei molti saggi che ha scritto si è occupato principalmente di questi temi.
Al ministero dell’Istruzione è stato chiamato dall’attuale ministro Giuseppe Valditara, della Lega, partito a cui è considerato molto vicino anche per i suoi rapporti stretti con il leader Matteo Salvini. Nel 2022 ha scritto un libro con Valditara intitolato È l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il paese, con prefazione di Salvini. Fa parte del think tank Lettera 150, fondato dallo stesso Valditara.
Il saggio che ha innescato le polemiche, La guerra dei sessi, è stato invece pubblicato nel 2020 e scritto insieme a una sua studentessa, Cinzia Corvaglia. È un libro autopubblicato attraverso la casa editrice BookSprint.
Una delle tesi principali del saggio è che la violenza di genere sulle donne sia espressione di una generica “cattiveria”: questa secondo Amadori accomunerebbe uomini e donne, e la violenza degli uomini sulle donne non sarebbe quindi diversa da quella delle donne sugli uomini. «Ma allora, parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è “sì”, cioè che anche le donne sanno essere cattive, più di quanto pensiamo», dice un passaggio del testo.
Lo scrittore e giornalista Christian Raimo, autore dell’articolo che per primo si è occupato di Amadori, ha paragonato il tono e certi contenuti del saggio al libro del generale Roberto Vannacci Il mondo al contrario, molto criticato per i suoi contenuti sessisti, omofobi, razzisti e offensivi in generale. Come Vannacci, Amadori insiste spesso sulla sua contrarietà al “politicamente corretto”: una categoria che secondo lui farebbe considerare solo la violenza maschile e non quella femminile.
«Dietro la punta dell’iceberg dei femminicidi, sembra però esserci il grande corpo dell’iceberg costituito dal bisogno di sottomissione maschile», dice un altro passaggio del libro. «È come se gli uomini, lo ribadiamo, facessero davvero fatica ad avere un rapporto equilibrato col femminile: o sono carnefici, o sono vittime».
Secondo molti i contenuti del saggio renderebbero Amadori inadeguato a occuparsi di violenza di genere e a progettare percorsi di educazione all’affettività per le scuole. Oltre a varie richieste di dimissioni, la deputata dell’Alleanza Verdi e Sinistra Elisabetta Piccolotti ha presentato un’interrogazione parlamentare urgente al ministro Valditara per chiedere conto della scelta di Amadori. Piccolotti ha detto che il contenuto del libro è caratterizzato da «delirio e complottismo».
Amadori ha detto che il libro «non è stato capito, non ha intenti antifemminili» e che non ha alcuna intenzione di dimettersi «se non c’è una richiesta del ministro Valditara». Quest’ultimo ha sostenuto la propria scelta, definendo «pretestuose» e «squallide» le polemiche sul suo collaboratore.