C’è un video dei 41 operai indiani intrappolati sottoterra da 9 giorni
Martedì i funzionari del Dipartimento di sicurezza dello stato indiano dell’Uttarakhand hanno pubblicato un video che mostra le prime immagini dei 41 operai bloccati sottoterra dal 12 novembre. Le riprese sono state effettuate con una telecamera inserita all’interno del sistema di tubi che viene utilizzato ogni giorno per fornire ai lavoratori cibo, acqua, ossigeno e medicinali. Nel video i soccorritori chiedono agli operai inquadrati di sorridere, alzare la mano e identificarsi davanti alla telecamera, rassicurandoli sul fatto che presto verranno portati in salvo.
Inoltre, la BBC ha scritto che gli operai hanno potuto consumare il loro primo pasto caldo degli ultimi 9 giorni: finora si erano nutriti soltanto di cibi non cotti, come noci, ceci tostati e popcorn.
Lo scorso 12 novembre l’opera a cui stavano lavorando, un tunnel stradale lungo quasi cinque chilometri, aveva subìto un cedimento e l’ammasso di detriti aveva bloccato ogni via d’uscita.
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All’inizio della scorsa settimana i responsabili dei soccorsi avevano provato a scavare una via di accesso al tunnel con l’aiuto di alcune macchine perforatrici. Nel fine settimana avevano deciso di seguire una strategia diversa, provando a raggiungere il punto in cui si trovano i lavoratori non più orizzontalmente ma verticalmente, ossia scavando un pozzo a partire dalla sommità del rilievo sotto al quale passa la galleria in costruzione. Si tratta di un’operazione difficile da realizzare e che potrebbe richiedere ancora qualche giorno, dato che il pozzo avrà una profondità intorno ai 100 metri. Devendra Patwal, uno dei funzionari della protezione civile, ha fatto sapere che lo scavo dovrà essere condotto con grande attenzione, perché nel corso dei lavori la caduta di ulteriori detriti potrebbe rendere più difficoltosi i salvataggi.
Il tunnel fa parte della cosiddetta “Char Dham All Weather Road”, un progetto infrastrutturale federale che ha l’obiettivo di rendere più agevole il viaggio dei moltissimi pellegrini induisti che vanno ogni anno nei luoghi sacri dell’Uttarakhand, alle pendici dell’Himalaya. Era stato inaugurato nel 2016 dal primo ministro indiano Narendra Modi, ma aveva ricevuto sin da subito dure critiche dai collettivi ambientalisti e da una parte della popolazione locale, secondo cui le trivellazioni e le costruzioni avrebbero potuto causare cedimenti, frane e gravi danni ambientali.