Un gioco in cui cacciare o essere cacciati

Si chiama "Beast" e a seconda di chi si interpreta può richiedere capacità di cooperazione o una solida tattica individuale

di Viola Stefanello

(il Post)
(il Post)
Caricamento player

Kamchatka è una rubrica mensile di Consumismi in cui proviamo giochi da tavolo per conto vostro e vi diciamo se ci siamo divertiti, cosa ne pensiamo e a chi potrebbero piacere. Non parleremo di grandi classici come Risiko!, ma l’abbiamo chiamata “Kamchatka” perché speriamo di conquistare voi come tutti i giocatori hanno fatto almeno una volta con il più famoso dei suoi territori.

Nel mondo dei videogiochi si chiamano “sandbox” quei titoli che lasciano ai giocatori moltissima libertà nell’interagire con lo spazio in cui si muovono e i personaggi che vi si trovano dentro, spesso senza fornire loro un obiettivo predeterminato o lasciando loro la libertà di svolgere le missioni che vogliono, nell’ordine che vogliono. Si chiamano così – letteralmente “scatole di sabbia” in inglese – perché fanno riferimento al modo libero e indipendente con cui i bambini decidono di interagire con secchiello e paletta quando si trovano in una sabbiera. Sono considerati sandbox molti dei videogiochi più celebri degli ultimi anni, da Minecraft a Elden Ring.

Si tratta spesso di videogiochi che contengono mondi enormi, molto difficili da replicare sul tabellone di un gioco da tavolo. Ma attorno a certi giochi da tavolo si sono comunque sviluppate delle comunità di appassionati che, incoraggiate dagli autori del gioco o in modo totalmente autonomo, contribuiscono ad ampliarli, creando nuovi scenari, mappe o modi in cui possono essere giocati e mettendo le proprie creazioni online, a disposizione di altri giocatori come loro. È il caso di giochi come Chronicles of Crime ed Age of Steam, ma anche del recentissimo Beast, pubblicato questa primavera dalla neonata casa editrice svedese Studio Midhall, fondata dai fratelli Aron ed Elon Midhall e dal cugino Assar Pettersson.

Beast è ambientato in una terra fantastica coperta di fitte foreste, caverne, paludi e qualche rara città chiamata Distesa del Nord, da poco colonizzata dagli esseri umani. Anche per questo viene spesso citato quando si parla di una recente tendenza a creare giochi con tematiche ambientaliste di fondo.

– Leggi anche: L’industria dei giochi da tavolo fa i conti col colonialismo

Un giocatore interpreta la Bestia, una terrificante creatura che vive da secoli nella Distesa del Nord e si sente minacciata dall’arrivo degli esseri umani. Tutti gli altri interpretano i Cacciatori, incaricati di rintracciare e uccidere la Bestia prima che sia troppo tardi. La Bestia sa dove si trova in qualsiasi momento, ma non lo deve far sapere ai cacciatori: il suo principale vantaggio, oltre a qualche potere magico che permette tra le altre cose di evocare degli aiutanti, è infatti quello di operare nell’ombra, costringendo i Cacciatori a scoprire dove si trova prima che la possano attaccare. La Bestia deve sedersi dall’altro lato del tavolo rispetto ai Cacciatori, e può segnare il proprio ultimo movimento in una piccola plancia nascosta che riproduce la mappa su cui si muovono apertamente i Cacciatori.

La mappa nascosta della Bestia (il Post)

A seconda della bravura della Bestia e dell’intuitività dei Cacciatori, l’elemento del movimento nascosto può essere più o meno intrigante. Ci sono partite in cui diventa praticamente impossibile capire dove si trovi la Bestia, il che inietta un certo grado di genuina suspence – a tratti addirittura terrore – nell’esperienza di gioco. In altre la Bestia non fa granché per coprire le proprie tracce, preferendo distrarre i Cacciatori in altri modi: anche per questo è raro che due partite a Beast si somiglino.

I Cacciatori, che hanno tutti delle specializzazioni un po’ diverse che li rendono pericolosi a modo proprio, sono tenuti a cooperare tra loro per sopravvivere, e possono discutere apertamente la propria strategia l’uno con l’altro, mostrandosi anche le carte a vicenda. I giocatori più scaltri scelgono anche la propria posizione attorno al tavolo all’inizio della partita per massimizzare l’utilità dei propri poteri speciali per il gruppo: per esempio, è furbo che il Cacciatore che ha il potere di vedere l’ultimo movimento fatto dalla Bestia giochi prima di tutti gli altri Cacciatori, in modo che durante il proprio turno gli altri sappiano già con maggiore certezza in che posizione trovare la Bestia per poterle infliggere un danno.

La necessità di cooperare può piacere molto ad alcuni gruppi di amici e creare grossi problemi ad altri. Non è raro infatti che all’interno del gruppo dei Cacciatori ci sia qualcuno che ha le idee un po’ più chiare degli altri che provi a imporre la propria strategia senza discutere granché, e senza ascoltare le intuizioni magari ottime degli altri giocatori – un problema peraltro comune a tanti altri giochi che contengono elementi di collaborazione.

La plancia di uno dei Cacciatori (il Post)

Per il resto è soprattutto un gioco di carte, in cui all’inizio di ogni round se ne pescano alcune che si potranno usare nel corso di qualche turno, e talvolta si ottengono delle carte speciali che danno vantaggi speciali. Il tutto si svolge in un numero fisso di round definito dal “contratto” con cui si gioca, ovvero lo scenario che determina l’obiettivo della partita – diverso per Bestie e Cacciatori – e le ricompense che le due parti possono guadagnare per diventare più forti man mano che la partita avanza. Ogni giocatore, in base al ruolo che svolge, ha a disposizione un set predefinito di carte legate alla specifica Bestia o Cacciatore che sta interpretando: ci sono sei Bestie e sei Cacciatori interpretabili, ognuno con una propria storia personale e dei poteri unici, ma comunque equiparabili tra loro in quanto a forza.

Le regole non sono particolarmente difficili da imparare, e le carte sono piuttosto chiare e di immediata comprensione, anche se nella traduzione italiana è stato fatto qualche errore che in alcuni casi rende inutilmente frustrante l’esperienza: tutti gli errori sono stati elencati e chiariti in questa discussione sul forum di BoardGameGeek. Le gran belle illustrazioni di Aron Midhall, ispirate a un immaginario norreno o quanto meno nordico, e la dovizia di particolari con cui sono raccontate le storie e le motivazioni dei vari personaggi danno l’idea di un gioco molto ben curato e ragionato. Per di più, il vasto numero di combinazioni di Bestie, Cacciatori e carte speciali permette una rigiocabilità molto soddisfacente, anche perché una partita standard non dura moltissimo: circa 30 minuti a giocatore, quindi un’ora e mezza se si gioca in tre, che è l’ideale. In quattro, l’esperienza risulta un po’ più dispersiva e caotica, anche se comunque godibile.

(il Post)

Per chi volesse esplorare ancora più in profondità le possibilità offerte da questo gioco, sul sito della casa editrice si trovano tantissimi contratti che permettono di adattarlo per giocare anche da soli o in cinque persone (in quel caso con due Bestie e tre Cacciatori), oppure di provare a mettere Bestia contro Bestia, di provare scenari più difficili che premiano l’utilizzo di una specifica Bestia o di fare partite particolarmente rapide. Alcuni contratti sono stati creati dagli autori, ma la maggior parte sono frutto dell’immaginazione di giocatori di tutto il mondo: alcuni non esistono nemmeno in inglese, ma soltanto nella lingua originaria dell’appassionato di turno. Per poterli provare, chiaramente, è necessario comunque essere in possesso del gioco base, che in Italia è edito da Little Rocket Games.

Beast costa 67 euro sul sito del Libraccio, e 75 euro su Amazon e Feltrinelli.

***

Disclaimer: con alcuni dei siti linkati nella sezione Consumismi il Post ha un’affiliazione e ottiene una piccola quota dei ricavi, senza variazioni dei prezzi. Ma potete anche cercare le stesse cose su Google. Se invece volete saperne di più di questi link, qui c’è una spiegazione lunga.