Il governo ha iniziato la vendita di MPS

Con un'operazione attesa da tempo ne ha venduto il 25 per cento ad alcuni investitori istituzionali come banche, assicurazioni e fondi di investimento

(ANSA/MATTEO BAZZI)
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Lunedì il ministero dell’Economia ha venduto il 25 per cento del capitale di MPS (Monte dei Paschi di Siena), la banca senese di cui possedeva il 64,23 per cento delle azioni: ha incassato 920 milioni di euro. La vendita è stata riservata ai cosiddetti investitori istituzionali, come banche, assicurazioni e fondi di investimento. L’annuncio è arrivato lunedì in modo un po’ inaspettato, nonostante la vendita della banca fosse attesa da anni: il ministero dell’Economia è azionista di maggioranza dal 2017, quando ne acquisì la maggioranza delle azioni dopo l’ennesima operazione di salvataggio. Da allora la banca è stata risanata, e il governo ha deciso di iniziare la vendita proprio adesso per due motivi.

Innanzitutto questo è un periodo in cui le condizioni di mercato sono particolarmente favorevoli. Dopo anni di crisi e vari piani di risanamento la banca è tornata in utile e venerdì l’agenzia Moody’s è arrivata ad alzarne il rating, ossia la valutazione del rischio che assegna alla banca. Il prezzo delle azioni della banca è in ascesa da tempo, e lunedì ha chiuso a 3,06 euro: è del 20 per cento più alto rispetto a un mese fa e del 72 per cento rispetto a un anno fa.

Il prezzo delle azioni di MPS risente anche di una dinamica del settore molto positiva. Le banche stanno vivendo un momento particolarmente profittevole grazie al rialzo dei tassi di interesse su mutui e prestiti che ha aumentato molto i loro guadagni. Lo Stato quindi ha deciso di vendere consapevole di farlo in un momento in cui avrebbe incassato di più.

Il secondo motivo per cui il governo si è mosso ora è legato al piano di privatizzazioni che ha deciso di avviare, vendendo aziende pubbliche o partecipazioni che lo Stato ha in aziende private. I grandi piani di privatizzazioni sono sempre allettanti per i governi, perché per legge i proventi che ne derivano devono essere destinati alla riduzione del debito pubblico. Secondo le stime comunicate nella Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) l’obiettivo del governo è di raccogliere circa 21 miliardi in tre anni. A prescindere dalle valutazioni politiche sull’opportunità di realizzare le privatizzazioni, a livello quantitativo è un obiettivo assai ambizioso e per la maggior parte dei commentatori irrealistico: significherebbe dismettere una grossa parte delle aziende pubbliche nel giro di pochissimo tempo.

Per questo il governo ha accelerato su due questioni ereditate dal passato e in cui la vendita era avviata o imminente: uno riguardava la vendita di ITA Airways, e l’altro appunto MPS. La vendita di ITA Airways è stata sostanzialmente conclusa con la cessione a Lufthansa, il governo sta solo aspettando il parere positivo della Commissione Europea che però tarda ad arrivare. Lunedì ha avviato anche la vendita di MPS.

La storia della partecipazione dello Stato in MPS iniziò nel 2017, quando, dopo varie operazioni di risanamento, il ministero dell’Economia arrivò a detenerne il 64,23 per cento delle azioni in deroga alle regole europee sulla concorrenza. Varie volte sono iniziate trattative con banche private per la vendita, l’ultima nel 2021 con Unicredit: finì con un nulla di fatto, perché Unicredit chiedeva che lo Stato mettesse ancora soldi nella banca per risanarla e soprattutto perché non fu trovato un accordo sul prezzo.

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