La discussione nel governo israeliano su un accordo per una tregua con Hamas
Dovrebbe prevedere la sospensione dei combattimenti per alcuni giorni e il rilascio reciproco di detenuti e prigionieri
Martedì sera è iniziata una riunione del governo israeliano in cui ci si aspetta che venga accettato un accordo per una tregua temporanea nei combattimenti con Hamas, durante la quale ci sarà uno scambio reciproco di ostaggi e prigionieri. Delle trattative su un possibile accordo si parla da settimane e negli ultimi giorni le parti coinvolte lo hanno presentato in più occasioni come imminente, e nel frattempo sono circolate varie ipotesi su cosa potrebbe contenere esattamente.
Secondo la gran parte delle anticipazioni l’accordo dovrebbe prevedere il rilascio di almeno 50 ostaggi israeliani da parte di Hamas, in cambio di un cessate il fuoco di cinque giorni, con una serie di condizioni. Anche sulle modalità di rilascio degli ostaggi sono circolate una serie di ipotesi, nessuna delle quali ha per ora ricevuto conferme. Si parla di una decina di ostaggi liberati ogni giorno, con la possibilità di estendere la tregua per ogni 10 ostaggi fino a un massimo di 80 persone. Si parla anche della possibilità che siano oggetto di questo accordo solo ostaggi di cittadinanza israeliana (al momento gli ostaggi totali nella Striscia sono oltre 200, di diverse nazionalità).
Altre ipotesi riguardano anche il possibile rilascio di un certo numero di prigionieri palestinesi in Israele, anche in questo caso con una serie di condizioni, e il possibile ingresso di carburante nella Striscia, al momento impedito da Israele, che ritiene che Hamas lo usarebbe per scopi militari.
Israele ha comunque detto chiaramente che la sua campagna militare nella Striscia riprenderà non appena concluso il rilascio degli ostaggi: «Non ci fermeremo dopo la tregua», ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu martedì sera.
L’accordo è molto atteso ed è mediato soprattutto dal Qatar, paese che ha buoni rapporti con entrambe le parti e che nelle ultime settimane aveva facilitato l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Alle trattative hanno partecipato anche gli Stati Uniti.
Già negli scorsi giorni c’erano stati vari indizi del fatto che l’accordo poteva essere più vicino: domenica l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Herzog, aveva detto che sarebbe potuto arrivare entro questa settimana e aveva riferito termini molto simili a quelli descritti dai funzionari di Hamas con cui ha parlato AFP. Sempre domenica il primo ministro qatariota, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, aveva detto che c’erano ancora alcuni dubbi da risolvere per arrivare a un accordo definitivo ma che erano questioni «decisamente minori» e riguardavano perlopiù aspetti logistici. Anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, rispondendo a una domanda durante la cerimonia per la festa del Ringraziamento, aveva detto di ritenere che l’accordo fosse vicino.
Martedì, infine, il leader del gruppo armato radicale palestinese Hamas, Ismail Haniyeh, aveva detto a Reuters che l’accordo per una tregua temporanea dei combattimenti con Israele era «vicino». La possibilità di un accordo era stata confermata da Netanyahu, che per il tardo pomeriggio di martedì aveva convocato una riunione del gabinetto di guerra e poi la riunione del governo.
Nelle ultime settimane in Israele c’erano state ripetute e forti pressioni da parte dei parenti degli ostaggi e non solo, con manifestazioni e proteste, affinché il governo israeliano trovasse un modo per riportare in Israele gli ostaggi rapiti durante l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre.
– Leggi anche: Perché il Qatar è centrale nella liberazione degli ostaggi a Gaza