«Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima»
Storia del testo dell'architetta peruviana Cristina Torres-Cáceres, scritto di getto dopo l'ennesimo femminicidio e diventato virale
Il femminicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne trovata morta sabato dopo essere scomparsa insieme all’ex fidanzato Filippo Turetta, ora indagato, ha riaperto l’ampia discussione pubblica sui femminicidi e su tutte le violenze subite dalle donne da parte degli uomini sui social newtork, sui giornali e in televisione. Una delle cose più condivise in questi giorni è un testo molto usato dalle attiviste femministe di varie parti del mondo, e in particolare nelle sue ultime frasi: «Se domani sono io, mamma, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima».
Negli ultimi anni queste frasi sono state spesso scritte sui cartelloni delle manifestazioni di protesta del movimento femminista Ni una menos, nato in Argentina nel 2015, e della sua espressione italiana Non Una Di Meno (NUDM), oltre che in numerosi post online. È molto usata anche la variante «se domani non torno, brucia tutto», citata da Elena Cecchettin, sorella di Giulia, in una lettera al Corriere del Veneto: «Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto».
L’autrice del testo è Cristina Torres-Cáceres, un’architetta e attivista femminista peruviana. Nella sua versione originale in spagnolo tradotta dal Post il testo completo è:
Se domani non rispondo alle tue telefonate, mamma. Se non ti dico che torno per cena. Se domani, mami, vedi che il taxi non arriva.
Può darsi che io sia avvolta nelle lenzuola di un albergo, su una strada, o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana). Può darsi cha sia in una valigia o abbandonata su una spiaggia (Emily, Shirley).
Non spaventarti, mamma, se vedi che mi hanno pugnalata (Luz Marina). Non urlare se vedi che mi hanno trascinata (Arlette). Mammina, non piangere se ti dicono che mi hanno impalata (Lucía).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, che era l’alcol nel mio sangue. Ti diranno che è stato per l’orario, perché ero da sola. Che quello psicopatico del mio ex aveva dei motivi, che lo avevo tradito, che ero una puttana. Ti diranno che ho vissuto, mamma, che mi ero permessa di volare troppo in alto in un mondo senz’aria.
Ti giuro, mamma, che sono morta combattendo.
Ti giuro, cara mamma, che ho urlato davvero forte mentre volavo.
Si ricorderà di me, ma’, saprà che sarò stata io a rovinarlo, perché mi riconoscerà nel volto di tutte quelle che gli urleranno contro il mio nome. Perché so, mamma, che tu non ti arrenderai.
Però, per quanto tu possa volerlo fare, non imbrigliare mia sorella. Non rinchiudere le mie cugine, non vietare niente alle tue nipoti. Non è colpa loro, mamma, così come non è stata nemmeno colpa mia. Sono loro, saranno sempre loro [ellos, gli uomini, ndt]. Lotta per le loro ali, visto che le mie me le hanno tagliate. Lotta perché siano libere e possano volare più in alto di me. Combatti perché possano urlare più forte di me. Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho fatto io.
Mammina, non piangere sulle mie ceneri.
Se domani sono io, mamma, se domani non torno, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
Torres-Cáceres aveva scritto il testo nel settembre del 2017, dopo il femminicidio di Mara Castilla, una studentessa di 19 anni uccisa a Puebla, in Messico, dall’autista di un servizio di noleggio con conducente a cui si era rivolta per tornare a casa dopo una serata con gli amici. Il nome di Castilla è uno di quelli che compaiono tra parentesi: sono tutti nomi di donne vittime di femminicidio. Nella versione originale il testo non ha un titolo, ma oggi è noto come “Se domani non torno” e se ne parla come di una poesia.
«Dopo il femminicidio di Mara ho visto un post in cui una ragazza chiedeva a sua mamma di non fare niente, se le fosse successo qualcosa», racconta Torres-Cáceres, che non è una poeta e ha scritto “Se domani non torno” di getto, appuntandoselo sul proprio telefono mentre tornava dall’università su un autobus: «Così mi sono messa a pensare alla mia: mia mamma non avrebbe taciuto, avrebbe cominciato a dar fuoco a tutto se mi fosse successo qualcosa, e allora ho pensato a quello che le avrei detto se fossi stata io. È una cosa che sfortunatamente non suona estranea a nessuna, e probabilmente a cui tutte abbiamo pensato prima o poi: se fossi io, cosa direi a mia mamma? Nasce tutto da lì».
Nei mesi successivi moltissime donne avevano condiviso e usato il testo di Torres-Cáceres nelle manifestazioni contro la violenza sulle donne, anche senza sapere chi ne fosse l’autrice, prima nei paesi sudamericani e successivamente anche in Italia. «So da un po’ di tempo che il testo gira per il mondo, e mi sembra incredibile», continua Torres-Cáceres: «So che è arrivato in Italia perché varie amiche mi hanno scritto per dirmelo, per chiedermi il permesso di usarlo o per raccontarmi che reazione aveva suscitato in loro. L’impatto che è riuscito ad avere su così tante persone continua a sembrarmi sorprendente».
In Perù Torres-Cáceres ha partecipato attivamente a Ni una menos per diversi anni; attualmente lo fa «solo attraverso i social, per questioni di lavoro», ma continua a sentirsi parte del movimento femminista. In un post del 2018 aveva commentato la diffusione del suo testo dicendo che la emozionava aver scritto qualcosa in cui molte altre donne si riconoscevano pur non essendo una vera scrittrice: «Ma allo stesso tempo mi dispiace che sia per una cosa così triste. È un peccato che un testo così forte, dopo quasi un anno, sia ancora così attuale. C’è molto da fare, sorelle».
Nell’attuale discussione pubblica sul femminicidio di Cecchettin il testo di Torres-Cáceres è stato ricondiviso e diffuso da molte donne e gruppi di donne che usano abitualmente i social network per parlare di questioni di genere, sessismo, patriarcato e femminismi e hanno decine di migliaia di follower: oltre agli account di Non Una Di Meno, l’hanno condiviso ad esempio Federica Fabrizio (@federippi su Instagram), Carlotta Vagnoli e Claudia Fauzia (@la.malafimmina). Il testo però poi è stato ripostato da molte altre persone.
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