La crescita di Jannik Sinner
In dieci mesi è passato dalla posizione 17 del ranking mondiale del tennis alla numero 4, mostrando evidenti miglioramenti nei punti deboli del suo gioco
Alla fine dello scorso gennaio Jannik Sinner era il numero 17 del ranking mondiale maschile di tennis ed era da poco stato eliminato dagli Australian Open, uno degli Slam, i quattro tornei più importanti della stagione tennistica. Aveva perso ai quarti di finale contro il greco Stefanos Tsitsipas, in una partita finita al quinto set che aveva mostrato alcuni suoi difetti ricorrenti: un servizio poco efficace, la scarsa propensione a variare il proprio gioco, la poca incisività nei punti determinanti, le difficoltà a competere con i più forti (Tsitsipas in quel periodo oscillava tra la terza e la quarta posizione del ranking mondiale).
Dieci mesi dopo la dimensione di Sinner nel tennis mondiale è decisamente cambiata: negli ultimi mesi ha dimostrato di poter battere tutti i migliori tennisti in circolazione, ha migliorato tanto le lacune del suo gioco ed è cresciuto molto sia fisicamente che mentalmente. A 22 anni è il numero 4 del ranking mondiale, la posizione più alta mai raggiunta da un italiano, e tutti gli esperti ritengono che abbia ancora ampi margini di miglioramento.
Il 2022 per Sinner era stato un anno complicato: all’inizio della stagione aveva annunciato la separazione dal suo storico allenatore Riccardo Piatti, una scelta anche assai criticata, e per tutto l’anno aveva avuto periodici problemi fisici che lo avevano più volte costretto a ritirarsi da diversi tornei importanti. Nonostante una stagione di buon livello, in cui tra le altre cose aveva raggiunto i quarti di finale in tre dei quattro Slam, aveva perso alcune importanti partite in maniera deludente e vinto un solo torneo in tutta la stagione. Alla fine del 2022 L’Équipe, rispettatissimo quotidiano sportivo francese, aveva indicato Sinner come la più grande delusione dell’anno, anche per le grandi aspettative che c’erano nei suoi confronti.
Nel 2023 Sinner ha vinto quattro tornei, tra cui il primo Masters 1000 della sua carriera, la categoria più importante dopo gli Slam, e in generale è stato competitivo praticamente in tutti gli appuntamenti più importanti. La sua continuità di rendimento è dimostrata in particolare da un dato: ha vinto 61 partite in stagione, 6 in più del precedente record italiano detenuto da Corrado Barazzutti.
Ma sono stati soprattutto gli ultimi mesi a far pensare che Sinner abbia fatto un salto di qualità, culminato nelle prestazioni dell’ultima settimana alle ATP Finals di Torino, il torneo di fine anno tra i migliori 8 tennisti della stagione. Rispetto al passato in questi mesi Sinner è diventato un tennista in grado di ottenere molti punti diretti con il servizio, e ha aumentato la percentuale di “prime” in campo (il servizio nel tennis si può giocare una seconda volta se si sbaglia la prima, che quando entra è solitamente più potente ed efficace della seconda).
A ottobre Sinner ha vinto due tornei, a Pechino e Vienna, battendo entrambe le volte in finale il russo Daniil Medvedev, contro cui aveva sempre perso nei 6 incontri precedenti. Si diceva spesso che Medvedev fosse la sua “bestia nera”, nel senso che il suo modo di giocare era sempre stato particolarmente efficace contro Sinner, mostrandone i lati deboli. Per arrivare a batterlo Sinner ha quindi dovuto cambiare il proprio modo di giocare e la sua tattica all’interno della partita, dimostrando una grande capacità di adattamento. Ha inserito più “variazioni” nel suo gioco, cioè ha fatto cose diverse dai suoi soliti colpi potenti da fondo campo, andando con più continuità ed efficacia vicino alla rete per chiudere il punto prima che gli scambi diventassero troppo lunghi, una situazione in cui Medvedev è molto a suo agio.
Prima del 2023 il record di Sinner nelle partite giocate contro i primi dieci tennisti del mondo era di 9 vittorie e 21 sconfitte. Solo nell’ultimo mese e mezzo invece contro i primi dieci ha vinto 8 volte e ha perso una sola partita. È diventato molto più cinico nei punti decisivi, e anche quando sembra più in difficoltà all’interno di una partita riesce a non farsi distanziare nel punteggio, per poi sfruttare abilmente eventuali momenti di debolezza degli avversari.
Alle ATP Finals di Torino della scorsa settimana ha battuto in fila Stefanos Tsitsipas, Novak Djokovic, Holger Rune e di nuovo Daniil Medvedev (per la terza volta consecutiva). Djokovic e Rune non li aveva mai battuti prima. In finale domenica ha incontrato di nuovo Djokovic, il numero 1 al mondo, e ha perso, dopo averlo battuto solo pochi giorni prima: la formula delle ATP Finals infatti prevede due gironi da quattro tennisti in cui i primi due di ciascuno si qualificano alle semifinali. Sinner aveva vinto il suo girone, nel quale Djokovic era arrivato secondo, ed entrambi avevano poi vinto la rispettiva semifinale. È una formula unica per un torneo di tennis: in tutti gli altri perdere una partita significa essere eliminati, senza possibilità di ripescaggi.
Più che i limiti di Sinner, comunque, la finale di domenica è stata vista da molti come l’ennesima dimostrazione dell’eccezionalità di Djokovic, che a 36 anni è ancora il numero 1 in classifica ed è attualmente il tennista più vincente della storia. Tolto il Djokovic che si è visto nella finale di Torino, al momento Sinner parte favorito contro quasi tutti gli altri tennisti del circuito, e con una manciata se la gioca alla pari.
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