L’esercito israeliano non esclude di raggiungere il sud della Striscia di Gaza
Un portavoce ha detto che l'operazione militare arriverà «ovunque si trovi Hamas»: ai civili è stato chiesto di evacuare quattro città
Venerdì sera Daniel Hagari, un portavoce dell’esercito israeliano, ha detto durante una conferenza stampa che l’esercito si sta preparando a estendere l’operazione militare di terra «ovunque si trovi Hamas, ossia nel sud della Striscia di Gaza». Non ha fornito ulteriori dettagli in merito a quando o come questo potrebbe venire, per ragioni di sicurezza: «Non c’è bisogno che il nemico conosca i dettagli», ha detto. Dallo scorso 27 ottobre, quando ha iniziato l’invasione della Striscia, l’esercito israeliano ha concentrato l’offensiva nella zona nord e soprattutto intorno alla città di Gaza, considerata il principale centro operativo di Hamas.
Giovedì l’esercito aveva lanciato volantini sulla parte sud della Striscia per invitare le persone a evacuare quattro città a est di Khan Yunis e rifugiarsi invece in una «zona sicura» più piccola nella città costiera di Mawasi, che però ha una superficie di appena 14 chilometri quadrati, insufficienti per ospitare le centinaia di migliaia di persone che nelle ultime settimane hanno raggiunto il sud della Striscia seguendo le indicazioni dell’esercito. Sabato almeno 26 civili palestinesi, tra cui alcuni bambini, sono stati uccisi da un attacco aereo vicino a Kahn Yunis.
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Le Nazioni Unite hanno detto che nella Striscia ci sono più di 800mila persone sfollate che hanno trovato riparo in 154 strutture gestite dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Anche in questi rifugi, però, mancano i servizi e i beni essenziali come acqua, cibo, carburante e strumenti medici. Il sovraffollamento di alcune zone, unito a condizioni igieniche e sanitarie inadeguate, sta aumentando il rischio di diffusione di malattie e infezioni, soprattutto intestinali e respiratorie: in un comunicato un portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità ha detto di essere «estremamente preoccupato» per l’arrivo dell’inverno.
Oltre alla mancanza di acqua, cibo e farmaci, anche la scarsità di carburante sta creando enormi problemi. Giovedì e venerdì le due principali compagnie di telecomunicazioni nella Striscia hanno detto di essere state costrette a interrompere i servizi, lasciando il territorio completamente isolato, perché stava terminando il carburante necessario per far funzionare i propri centri. Finora Israele ha sempre impedito l’entrata di carburante nella Striscia di Gaza per timore che Hamas possa usarlo per scopi militari. Inoltre secondo l’esercito Hamas avrebbe a disposizione ampie scorte di carburante, ma si rifiuterebbe di offrirle ai civili. Le connessioni internet e telefoniche sono state parzialmente ripristinate venerdì.
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Sempre venerdì, le autorità israeliane hanno annunciato che permetteranno l’ingresso nella Striscia di 140mila litri di carburante ogni due giorni, attraverso dei camion che attraverseranno il varco di Rafah, al confine con l’Egitto e quindi nel sud della Striscia, e prima di partire verranno ispezionati. 120mila litri saranno messi a disposizione dell’UNRWA e dovranno essere usati per scopi umanitari, per esempio per far funzionare i camion e gli impianti di depurazione dell’acqua. Altri 20mila litri saranno a disposizione delle compagnie di telecomunicazioni. La decisione è stata presa anche a causa delle forti pressioni degli Stati Uniti, che hanno chiesto più volte a Israele di acconsentire al passaggio di carburante.
Secondo l’UNRWA servono almeno 160mila litri di carburante al giorno per far funzionare i servizi basilari nella Striscia: più del doppio di quanto è stato concesso. Mercoledì sono stati fatti entrare 23mila litri di carburante nella Striscia, che però l’Agenzia ha potuto utilizzare solo per permettere la distribuzione degli aiuti umanitari dall’Egitto. Anche sabato l’UNRWA ha ricevuto una piccola quantità di carburante.