Il gruppo europeo della Lega è in rotta
C'è chi viene ricevuto dai collaboratori di Meloni, chi ha tentato di trovare altri incarichi e chi è finito in Forza Italia: c'entrano i sondaggi e le alleanze volute da Salvini
Mercoledì scorso l’europarlamentare Elisabetta De Blasis è stata ricevuta al quinto piano di Via della Scrofa, la sede romana di Fratelli d’Italia, dal deputato Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione del partito di Giorgia Meloni. Non è stato un incontro banale. De Blasis è una cardiologa abruzzese che aveva esordito nella politica locale con Forza Italia, nel 2018 era entrata nella Lega e nel 2019 si era candidata alle elezioni europee ottenendo oltre 26mila preferenze. Tuttavia era risultata tra i primi non eletti. Poi nel settembre del 2022 Andrea Caroppo, eletto con la Lega ma poi passato in Forza Italia, aveva lasciato il suo seggio europeo dopo essere stato eletto alla Camera, e De Blasis aveva preso il suo posto.
A settembre di quest’anno De Blasis aveva poi abbandonato la Lega dopo un lungo scontro con la dirigenza abruzzese del partito, e in particolare con il segretario regionale Luigi D’Eramo, attuale sottosegretario all’Agricoltura nel governo Meloni. Subito dopo, è passata dal gruppo Identità e democrazia (ID), l’alleanza euroscettica di estrema destra di cui fa parte la Lega al Parlamento Europeo, a quello dei Conservatori e riformisti (ECR), in cui sta Fratelli d’Italia. Il passaggio definitivo al partito di Meloni sembra quindi scontato, considerato anche che a sponsorizzare De Blasis e a metterla in contatto diretto con la dirigenza di Fratelli d’Italia è stato Marco Marsilio, presidente dell’Abruzzo e influente esponente del partito.
Ad accompagnare De Blasis all’incontro con Donzelli c’era Giuseppe Bellachioma, ex deputato della Lega poi uscito polemicamente dal partito nel settembre scorso, dopo esserne stato tra i fondatori in Abruzzo. C’è la concreta possibilità che De Blasis venga candidata alle prossime europee con Fratelli d’Italia: in questo senso è significativo l’incontro con Donzelli, perché è tra i responsabili della composizione delle liste elettorali, cioè degli elenchi dei candidati in vista delle europee del giugno 2024. Ma De Blasis non è un caso isolato, ci sono altri europarlamentari che hanno lasciato di recente la Lega, e altri che vengono descritti dai colleghi di partito come scontenti di rimanerci.
A inizio ottobre ha lasciato la bresciana Stefania Zambelli, europarlamentare dal 2019 con una lunga storia di militanza nel partito. Anche lei ha avuto contatti con esponenti locali di Fratelli d’Italia, ma ha poi deciso di entrare in Forza Italia. Nel febbraio scorso c’era stata una polemica su di lei per via del fatto che tra i suoi collaboratori a Bruxelles ci fosse anche il compagno di sua figlia, tra i capi ultras del Milan. Zambelli è anche indagata in un’inchiesta della procura europea di Milano sulle modalità di pagamento del suo staff.
Per certi versi è fisiologico che gli europarlamentari leghisti vivano con una certa apprensione l’avvicinarsi delle prossime elezioni di giugno. Nel 2019 la Lega ottenne il suo miglior risultato di sempre, con oltre il 34 per cento dei voti, ed elesse così 28 parlamentari. Ora i sondaggi la danno tra l’8 e il 10 per cento, e le stime che ne conseguono parlano di circa 6 o 7 eletti. Tanti degli attuali europarlamentari sanno insomma che non ci sarà spazio per loro, a giugno, e cercano altre soluzioni.
Alcuni hanno provato in questi mesi a candidarsi in elezioni locali, così da lasciare anticipatamente il seggio in Europa con la certezza già acquisita di un nuovo incarico. Matteo Gazzini, eurodeputato bolzanino, avrebbe voluto candidarsi alle provinciali dell’Alto Adige dello scorso ottobre, salvo poi dover rinunciare in seguito a forti tensioni interne e alle dimissioni di esponenti locali della Lega. La stessa Stefania Zambelli pochi mesi prima di lasciare la Lega aveva tentato la candidatura alle regionali lombarde di febbraio, senza riuscire però a essere eletta.
L’eurodeputato pavese Angelo Ciocca l’anno scorso animò un fronte di dissenso interno al partito prendendosela con Salvini e dicendo che il suo progetto «ha fallito». Ciocca è noto anche per una sua protesta assai vivace e pittoresca al Parlamento Europeo, e anche per lui si è parlato di un possibile passaggio in Fratelli d’Italia: di recente ha avuto un pranzo a Pavia con il giornalista di Mediaset Andrea Giambruno, quando ancora era il compagno di Meloni. Altri europarlamentari erano stati più fortunati riuscendo a farsi eleggere alle politiche del 2022, per esempio i senatori Marco Dreosto e Mara Bizzotto. Simona Baldassare, invece, ha lasciato il seggio europeo dopo essere stata nominata assessore alla Cultura nella giunta regionale del Lazio, nel marzo scorso.
Oltre al timore di non venire rieletti, però, c’è anche una questione più politica che ha reso particolarmente turbolenta la situazione nel gruppo europeo della Lega in questi anni. Nel gruppo convivono infatti sostanzialmente due componenti. Una euroscettica e radicale che ha come punto di riferimento Marco Zanni, capo della delegazione di Identità e democrazia. L’altra esprime invece istanze più moderate, e auspica da tempo un maggiore dialogo con il Partito popolare, cioè la famiglia politica di riferimento del centrodestra europeo: ne fanno parte la piemontese Gianna Gancia, il veneto Toni Da Re, la lombarda Anna Bonfrisco.
Questa corrente si è mostrata spesso insofferente alle strategie scelte da Salvini e Zanni, anche perché la Lega non ha mai accettato di mettere davvero in discussione la sua collocazione in Identità e democrazia, un gruppo formato per lo più da nazionalisti di estrema destra contrari a una maggiore integrazione europea e che per questo vengono sistematicamente esclusi da qualsiasi accordo rilevante con i partiti più importanti (è il meccanismo definito “cordone sanitario”).
Per i parlamentari leghisti stare in quel gruppo significa avere meno margini di manovra nell’avanzare proposte di legge o nel fare qualsiasi iniziativa politica, ma anche restare tagliati fuori dalla spartizione degli incarichi di maggior prestigio nelle commissioni del Parlamento Europeo. «È una situazione di insussistenza politica che genera frustrazione: siamo eletti per incidere sulle cose, non per limitarci a protestare» dice De Blasis, motivando la sua scelta di abbandonare la Lega. «E come me, sono in tanti a vivere con disagio questa condizione».
Le tensioni interne al gruppo della Lega su questo erano sopite ma non si erano del tutto estinte in quattro anni e mezzo di legislatura. Nel maggio scorso Salvini ha deciso di confermare la linea euroscettica del partito e la strategia delle alleanze con i partiti di estrema destra di Identità e democrazia, in vista delle prossime elezioni di giugno, e queste tensioni sono tornate con forza. E ciò nonostante alcuni importanti dirigenti del partito, come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti o il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, auspicassero un avvicinamento ai partiti del centrodestra europeo più moderati.
Il gruppo della Lega è passato da 28 a 23 componenti. Nell’ottobre 2020 Andrea Caroppo ha abbandonato il partito, per poi entrare in Forza Italia e rivendicare una linea meno euroscettica. Nel febbraio del 2021 Vincenzo Sofo ha lasciato la Lega per aderire a Fratelli d’Italia e al gruppo europeo ECR, contestando a Salvini la scelta di entrare nel governo di Mario Draghi. Nel giugno 2021 Lucia Vuolo è passata a Forza Italia. Nel settembre del 2021 Francesca Donato ha condannato il sostegno di Salvini alla campagna vaccinale del governo Draghi e ha lasciato la Lega. Poi c’è De Blasis che si sta avvicinando a Fratelli d’Italia e Zambelli che è entrata in Forza Italia.
Martedì scorso un gruppo di senatori di Forza Italia ha detto che arriveranno a breve altri ingressi di europarlamentari leghisti, tra cui molti eletti nelle circoscrizioni del Centro e del Sud. Gli europarlamentari interessati hanno smentito al Post questa eventualità.