Cosa ha trovato l’esercito israeliano dentro l’ospedale al Shifa di Gaza
Armi, munizioni e computer: ma per ora nessun miliziano di Hamas e nessuna prova della presenza di tunnel sotterranei
Nella notte tra martedì e mercoledì l’esercito israeliano ha cominciato un’operazione militare all’interno dell’ospedale al Shifa, il più grande della città di Gaza, dopo averlo tenuto per giorni sotto assedio. L’attacco all’ospedale era ampiamente atteso: nelle ultime settimane era diventato l’obiettivo principale dell’operazione di terra avviata da Israele nella Striscia di Gaza lo scorso 27 ottobre, in risposta al feroce attacco di Hamas del 7 ottobre.
L’esercito israeliano ha motivato l’assedio e l’incursione nell’ospedale sostenendo che sotto la struttura si nasconda il principale centro operativo di Hamas, un’accusa negata dai miliziani e dalla direzione dell’ospedale ma confermata dall’intelligence statunitense. Ma dopo più di un giorno di ricerche l’esercito israeliano non ha ancora mostrato prove della presenza dei tunnel sotterranei che Hamas usa per nascondersi, spostarsi, proteggersi e far entrare clandestinamente armi nella Striscia. L’operazione militare nell’ospedale è ancora in corso e l’esercito ha detto che sta continuando a cercare prove del fatto che venga usato da Hamas a scopi militari.
L’esercito ha detto di aver trovato nascoste in varie stanze dell’ospedale alcune decine di armi, munizioni e giubbotti antiproiettile che sarebbero state a disposizione dei miliziani di Hamas. In un video un portavoce dell’esercito israeliano ha mostrato molte armi nascoste dietro macchinari per la risonanza magnetica. Ha anche mostrato diversi sacchetti che ha sostenuto fossero pieni di materiale medico, per smentire le dichiarazioni fatte nei giorni scorsi dai responsabili dell’ospedale, secondo cui la struttura non ne avrebbe avuto abbastanza per curare i pazienti.
I video dell’esercito israeliano non sono ancora stati verificati in maniera indipendente. Una giornalista di BBC che è potuta entrare nell’ospedale insieme all’esercito israeliano ha detto che le sono stati mostrati opuscoli militari e una mappa che secondo il portavoce dell’esercito conterrebbe presunte vie di ingresso e uscita dall’ospedale. Le è stato detto che sono stati trovati anche computer che conterrebbero foto e video degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas, ma alla giornalista queste immagini non sono state mostrate. Alla giornalista è stato detto che sono state trovate una quindicina di armi da fuoco e diverse granate. Tutti questi elementi secondo l’esercito israeliano dimostrerebbero la presenza di un «centro di comando operativo» di Hamas.
Il rispettato analista Michael Horowitz, capo dell’intelligence della società di consulenza per la sicurezza Le Beck International, ha scritto che le prove presentate dall’esercito israeliano della presenza di Hamas nell’ospedale sono state «fin qui insoddisfacenti». Horowitz però ha anche sottolineato che l’operazione è «molto delicata», dal momento che potrebbe repentinamente «trasformarsi in un bagno di sangue», e si può perciò comprendere perché l’esercito stia agendo lentamente e con cautela. «A livello operativo, c’è la necessità di assicurarsi che nei sotterranei di al Shifa non ci siano ostaggi», ha detto Horowitz.
Il motivo per cui ci si aspetta che Israele presenti prove maggiori è che l’operazione nell’ospedale è molto controversa: all’interno ci sono ancora molti medici e pazienti, e nei giorni di assedio la struttura era rimasta senza carburante (e quindi energia elettrica), senza acqua e senza strumenti medici, smettendo di funzionare. Diversi testimoni avevano raccontato che l’ospedale era stato circondato dai carri armati israeliani e che nessuno poteva entrare né uscire dall’edificio, cosa che l’esercito israeliano aveva negato. All’interno ci sono anche centinaia di civili sfollati che nelle ultime settimane si erano rifugiati nell’ospedale non sapendo dove andare.
Nell’ospedale si trovavano anche 39 neonati nati prematuramente che avevano bisogno di cure specifiche e di incubatrici, macchinari che simulano alcune condizioni dell’ambiente intrauterino. Tutte le incubatrici hanno smesso di funzionare e i bambini sono stati spostati su letti normali, in condizioni inadatte alla loro situazione di vulnerabilità: l’agenzia di stampa Reuters ha scritto che alcuni pesano appena 700 grammi. Tre di loro sono morti.
Martedì l’esercito israeliano aveva detto di aver offerto delle incubatrici all’ospedale per favorire l’evacuazione dei bambini, ma non ha specificato se, come o quando questa potesse avvenire, dato che intorno all’ospedale continuavano i bombardamenti.
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Israele sostiene da tempo che Hamas usi i civili come “scudi umani”, e che quindi i miliziani posizionino i propri centri operativi e i depositi di armi sotto a scuole e ospedali. È una questione molto complicata e dibattuta, che se confermata costituirebbe un crimine di guerra. Hamas ha sempre negato queste pratiche, ma ci sono ampie prove che negli scorsi conflitti il gruppo radicale abbia combattuto sfruttando le aree residenziali abitate da civili e che abbia usato come basi infrastrutture civili.
Anche a causa del continuo scambio di accuse, spesso non verificabili, tra esercito israeliano e miliziani di Hamas, l’attacco all’ospedale al Shifa sta facendo molto discutere. Secondo il diritto internazionale umanitario gli ospedali e le persone ferite, siano queste civili o soldati, non dovrebbero essere l’obiettivo di attacchi militari. Secondo le Convenzioni di Ginevra, adottate nel 1949, la protezione garantita agli ospedali può venir meno solo quando è confermato che questi sono usati non solo per scopi civili ma anche per compiere «azioni ostili» [harmful acts] contro i nemici, quindi per esempio se sono usati come depositi di armi o come luoghi di protezione per i combattenti in salute.
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Cordula Droege, responsabile legale del Comitato internazionale della Croce Rossa, ha spiegato che prima di attaccare un ospedale è sempre necessario condurre delle verifiche per essere assolutamente certi che la struttura sia usata per scopi militari. È necessario anche fornire un preavviso, in modo da informare il nemico dell’intenzione di colpire un edificio civile, ed eventualmente dargli modo di spostare le proprie attività altrove e di permettere l’evacuazione dei civili. Ogni attacco deve comunque rispettare il principio di proporzionalità, alla base del diritto internazionale umanitario.
Under International Humanitarian Law the principle is clear: Hospitals are protected, because of their life-saving function for wounded & sick.
Yes, they can lose their protection, but this is not a free license to attack. @CDroegeICRC, ICRC Chief Legal Officer, explains 👇 pic.twitter.com/ZbhHkvmd0y
— ICRC (@ICRC) November 2, 2023
Finora nella guerra in corso tra Hamas e Israele sono stati uccisi oltre 12mila palestinesi, in gran parte civili, e circa 1.200 israeliani.