Un’artista russa è stata condannata a 7 anni di prigione per aver scambiato i cartellini dei prezzi di vari supermercati con messaggi contro la guerra in Ucraina
Giovedì un tribunale russo ha condannato a 7 anni di carcere Sasha Skochilenko, un’artista russa trentatreenne che era stata arrestata nell’aprile del 2022 dopo aver scambiato i cartellini dei prezzi di alcuni supermercati di San Pietroburgo con messaggi contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Sui biglietti c’erano scritte cose come: «L’esercito russo ha bombardato una scuola d’arte a Mariupol in cui circa 400 persone si stavano rifugiando dai bombardamenti» e «i coscritti russi vengono inviati in Ucraina: le vite dei nostri figli sono il prezzo di questa guerra». Il suo è uno dei casi di repressione della libertà d’espressione ad aver attirato maggiore attenzione in Russia negli ultimi mesi.
Skochilenko era già detenuta da 19 mesi, quindi la sua pena complessiva sarà ridotta di oltre due anni, perché in Russia ogni giorno trascorso in un centro di custodia cautelare conta come un giorno e mezzo trascorso in una prigione regolare. Era stata arrestata dopo che una cliente di uno di questi supermercati l’aveva denunciata in base a una legge “contro le notizie false”, o ritenute tali dal regime del presidente russo Vladimir Putin, che di fatto vieta la diffusione di informazioni sulla guerra diverse da quelle dettate dalla propaganda di stato. A seguito dell’approvazione di quella legge quasi tutti i media ancora indipendenti, come il giornale Novaya Gazeta, l’emittente TV Rain e la stazione radio Eco di Mosca sono stati costretti a chiudere o a interrompere le loro operazioni in Russia, e diversi attivisti per i diritti umani e comuni cittadini critici della guerra hanno ricevuto pene detentive anche lunghe.
Secondo OVD-Info, importante gruppo per i diritti umani russo che monitora gli arresti politici e fornisce assistenza legale, da quando è cominciata la guerra sono stati arrestati 19.834 cittadini russi che avevano manifestato contro la guerra. Quasi 750 persone hanno dovuto affrontare processi penali per le via delle proprie posizioni.
Skolichenko non ha negato di aver sostituito i cartellini dei prezzi ma ha respinto l’accusa di aver diffuso consapevolmente informazioni false. Ha definito il caso contro di lei «strano e ridicolo», e ha raccontato in tribunale che un investigatore che lavorava al suo caso ha dato le dimissioni, dicendo che non aveva scelto di fare quel lavoro «per lavorare su casi come quello contro di lei». «Tutti vedono e sanno che non state processando una terrorista. Non sto cercando di essere un’estremista né un’attivista politica: sono una pacifista», ha detto Skolichenko prima della condanna.