Da decenni Genova prova a spostare due depositi chimici
Si trovano nel quartiere di Multedo molto vicini alle case e il Comune e la Regione vorrebbero avvicinarli al porto, tra molte proteste
Da quasi cinquant’anni a Genova abitanti, istituzioni e aziende discutono di due grossi depositi petrolchimici che si trovano a Multedo, un quartiere nella zona occidentale della città: praticamente tutti sono d’accordo sul fatto che i depositi non possano più stare lì e dovrebbero essere spostati al più presto, ma le istituzioni e gli enti coinvolti non riescono a trovare un compromesso su dove metterli. Per ora il piano più concreto prevede di spostarli nel quartiere di Sampierdarena, in modo da integrarli con il grande porto della città. Sul progetto però si dovrà esprimere il ministero dell’Ambiente, e per l’eventuale apertura dei cantieri si dovrà aspettare ancora a lungo. I cittadini di Sampierdarena, intanto, continuano a manifestare perché contrari alla proposta.
I depositi sono gestiti da Superba, un’azienda che fa parte del gruppo Petrolifera Italo Rumena (PIR) specializzata nella logistica di prodotti chimici liquidi, e da Carmagnani, un’altra azienda che si occupa di stoccaggio e commercio di prodotti chimici. Si trovano entrambi nel quartiere di Multedo, nella periferia ovest di Genova, tra Pegli e Sestri Ponente.
I depositi sono entrati in attività negli anni del secondo dopoguerra. Complessivamente sono costituiti da 73 serbatoi, interrati e seminterrati, che si estendono su 52mila metri quadrati (una superficie pari a circa 7 campi da calcio) e hanno una capacità di oltre 71mila metri cubi. All’interno di questi serbatoi sono conservati composti organici usati per la produzione industriale in vari settori, tra cui farmaceutico, alimentare e minerario, o per la produzione di colle e vernici. Non si tratta di un polo petrolchimico, ma solo di un deposito, perché nei due stabilimenti non viene fatta nessuna lavorazione: i materiali vengono scaricati in forma liquida dalle navi, vengono conservati e poi ripartono con delle autobotti, oppure vengono trasferiti al porto commerciale vero e proprio, nella zona di Sampierdarena, a circa 7 chilometri di distanza.
Negli anni sono stati costruiti complessi residenziali quasi a ridosso dei due impianti: il risultato è che oggi i due depositi sono molto vicini alle case. Il 15 maggio del 1987 ci fu un grosso incendio in due depositi dello stabilimento di Carmagnani, con fiamme visibili da tutto il quartiere di Multedo: da quel momento, oltre 35 anni fa, si iniziò a parlare della necessità di spostare gli stabilimenti per allontanarli dal contesto urbano e avvicinarli al porto.
Oggi i depositi soddisfano ancora tutti i requisiti di sicurezza, ma sono considerati problematici sia dai cittadini che dalle aziende che li gestiscono. Proprio a causa dell’intensa urbanizzazione della zona, negli anni sono state imposte norme specifiche che impediscono molti interventi tecnici, causando notevoli danni economici a Superba e Carmagnani.
Negli ultimi anni la discussione sullo spostamento dei depositi è diventata più concreta. Nel gennaio del 2019 l’intervento fu inserito nel programma straordinario di investimenti urgenti per la ripresa e lo sviluppo del porto di Genova, previsto dal decreto Genova approvato nel 2018 dopo il crollo del ponte Morandi. Per il progetto furono stanziati 30 milioni di euro. Alla fine del 2021 l’Autorità del sistema portuale del Mar Ligure approvò un progetto presentato da Superba che prevedeva lo spostamento dei due depositi sul ponte Somalia, nel terminal San Giorgio del porto di Genova. Il progetto prevede di costruire 71 serbatoi metallici di stoccaggio non interrati, con un diametro tra 5 e 18 metri e un’altezza tra i 6 e i 12 metri.
Negli anni però la proposta ha ricevuto molte critiche, e sono stati presentati vari ricorsi per evitare che i depositi vengano spostati a Sampierdarena: lo scorso maggio alcune associazioni di cittadini e operatori portuali hanno presentato cinque ricorsi al tribunale amministrativo regionale (Tar) della Liguria, ancora in attesa di risposta. Tra questi c’è anche quello del Municipio II, in cui si trova il quartiere di Sampierdarena. Secondo il presidente Michele Colnaghi il progetto di Superba presenta varie irregolarità, anche dal punto di vista normativo: per esempio, secondo un’ordinanza del 2001 nel porto di Genova non possono essere ormeggiate navi cisterna che trasportano alcune tipologie di prodotti chimici o petrolchimici, cosa che invece potrebbe succedere nel caso in cui i depositi venissero portati sul ponte Somalia. La sentenza del Tar è attesa per il prossimo 31 gennaio.
A febbraio Superba ha presentato alla Regione, al comune di Genova e all’Autorità portuale il progetto definitivo per lo spostamento dei depositi, chiedendo di partire con il procedimento di verifica di assoggettabilità alla VIA, che serve per valutare se un progetto può avere impatti significativi sull’ambiente e se quindi deve essere sottoposto alla valutazione di impatto ambientale (VIA), un’altra procedura che ha lo scopo di individuare eventuali rischi di un progetto per l’ambiente, per la salute e per il benessere delle persone, e di indicare le misure per eliminarli o ridurli.
Non era chiaro però se la competenza sulla VIA fosse da attribuire alla Regione – come sostenuto dal sindaco di Genova, Marco Bucci, e dal presidente della Liguria, Giovanni Toti – oppure allo Stato, coinvolgendo quindi il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Ad agosto il ministero ha chiarito che per procedere con il progetto sarebbe stata necessaria una VIA nazionale, un passaggio che con tutta probabilità allungherà ulteriormente i tempi. Il 12 ottobre il Comitato tecnico regionale ha approvato il progetto presentato da Superba, con il voto contrario però dei rappresentanti dei vigili del fuoco, dell’azienda sanitaria locale (Asl) e dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure (Arpal).
Da anni gli abitanti del quartiere, contrari allo spostamento dei depositi, continuano a protestare. Secondo i membri del Comitato Lungomare Canepa (la strada che separa il porto dall’area urbana retrostante), il luogo scelto per ospitare i depositi di Superba e Carmagnani sarebbe troppo vicino alle case del quartiere: «Parlano del “porto” come se fosse una zona esterna alla città, non è così: si trova vicinissimo alle case, a meno di 300 metri», dice la portavoce del Comitato, Silvia Giardella. Nella zona del porto esistono già vari depositi di prodotti industriali, che risultano ben visibili dai balconi di alcuni condomini: «Quello che serve è una riqualificazione, di certo non un altro polo chimico», dice.
Il comitato sostiene che la Regione e il Comune non siano mai stati particolarmente disponibili al dialogo: ci sono stati vari percorsi partecipativi, definiti però «illusori» da Fabio Valentino, un altro responsabile del comitato. Il problema, secondo Valentino, è che da decenni le autorità locali e nazionali continuano ad alimentare lo sviluppo dell’area del porto, senza dare altrettanta importanza all’area urbana che si trova a poche centinaia di metri di distanza e alle persone che ci vivono: «Qui tutto è stato lasciato come ottant’anni fa, non c’è stato alcun intervento mitigatorio» per il quartiere, dice il portavoce.
– Leggi anche: L’opera più costosa del PNRR