Meta ora vuole concentrarsi su WhatsApp
Mark Zuckerberg pensa che sia il contenitore più adatto a diventare il social del futuro, e forse un'app in cui fare un po' di tutto
Quando nell’ottobre del 2014 Facebook spese 19 miliardi di dollari per comprare WhatsApp, l’app di messaggistica era poco nota negli Stati Uniti. Ad attirare le attenzioni di Mark Zuckerberg, fondatore e amministratore delegato del social network, fu la crescita registrata dal servizio, che aveva raggiunto 450 milioni di utenti in tutto il mondo in appena cinque anni. Un successo dovuto soprattutto alla possibilità di mandare e ricevere messaggi di testo gratuitamente, utilizzando la connessione mobile e non con i tradizionali SMS.
Nei mesi successivi all’acquisizione Zuckerberg promise di non interferire con WhatsApp, soprattutto sulla questione della privacy: a differenza di Facebook, infatti, che ha fatto della raccolta e dell’analisi dei dati degli utenti la base del proprio business, WhatsApp non raccoglieva informazioni personali e persino i messaggi erano di fatto conservati sui dispositivi degli utenti, non sui server dell’azienda. In un’intervista data a Wired, il co-fondatore dell’azienda Jan Koum aveva sottolineato quanto il servizio fosse diverso da Yahoo! o dalla stessa Facebook: «Non sappiamo il tuo nome, il tuo genere… Abbiamo progettato il nostro sistema per essere il più anonimo possibile». Anche per questo, fino al 2016, WhatsApp funzionò con un modello ibrido: era gratuita solo per il primo anno d’utilizzo, dopo il quale l’utente doveva pagare 0,89 euro all’anno.
Oggi WhatsApp ha più di 2,7 miliardi di utenti ed è l’app di messaggistica più utilizzata al mondo: il paese con più utenti è l’India (487 milioni), seguito dal Brasile, ma è molto diffusa anche in Unione europea, Sud America e alcuni paesi dell’Asia (non in Cina, dove è vietata). Solo in Italia ha più di 37 milioni di utenti. Questa crescita continua ha col tempo spinto Zuckerberg a rivedere la sua promessa iniziale: a partire dal 2019 ha così aumentato il suo controllo diretto nell’azienda e spinto per integrare WhatsApp agli altri servizi di messaggistica del gruppo, come Facebook Messenger e i messaggi privati di Instagram. Già nel 2017, WhatsApp aveva presentato una prima collaborazione con Facebook, con cui gli inserzionisti potevano linkare il proprio profilo WhatsApp nelle pubblicità mostrate sul social network. A seguito di queste prime interferenze da parte di Facebook, tra il 2017 e il 2018 entrambi i cofondatori del servizio lasciarono l’azienda in aperto contrasto con la dirigenza del social network.
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Secondo il New York Times, oggi WhatsApp ricopre un ruolo cruciale all’interno di Meta, il gruppo a cui fa capo con Facebook e Instagram. «Se provi a immaginare come sarà la piattaforma social privata del futuro, cominciando da zero, penso che il risultato sarebbe molto simile a WhatsApp», ha detto recentemente Zuckerberg. L’applicazione è finita al centro delle manovre di Meta in particolare negli ultimi due anni, a seguito di una serie di licenziamenti che hanno ridotto di un terzo i dipendenti dell’azienda, inaugurando l’anno in corso all’insegna della «efficienza». In particolare Zuckerberg ha definito WhatsApp «il nuovo capitolo» del gruppo. I risultati di questo nuovo approccio sono già visibili: quest’anno il giro d’affari delle inserzioni pubblicitarie su WhatsApp (e Messenger) potrebbe arrivare a dieci miliardi di dollari, mentre l’app continua a crescere anche negli Stati Uniti, dove una persona su due nella fascia d’età 18-35 ha un dispositivo su cui è installata l’applicazione.
È un risultato notevole soprattutto visto lo scarso successo avuto storicamente da WhatsApp nel mercato statunitense, dove soffre soprattutto la concorrenza di Apple. Negli Stati Uniti, infatti, più del 50% del mercato degli smartphone è controllato da iPhone, che è dotato dell’applicazione iMessage, con cui è possibile scambiarsi messaggi gratuitamente tra utenti iPhone. L’utilizzo di iMessage è ormai parte della strategia di Apple per aumentare le vendite ed evitare che i propri utenti passino ad Android: nell’app, infatti, i messaggi provenienti da utenti iPhone compaiono all’interno di una bolla blu, mentre quelli da dispositivi Android vengono segnalati in verde (e non sono gratuiti). Una differenza di trattamento che spinge gli utenti – specie i più giovani – a usare iPhone per mantenere la propria “bolla blu” anche come status symbol. Si tratta di un fenomeno noto come “green bubble effect”, che spiega anche perché Apple si sia sempre rifiutata di creare una versione di iMessage per Android. Nel corso della causa legale tra Apple ed Epic Games, sviluppatrice di videogiochi come Fortnite, furono infatti pubblicate una serie di mail mandate dai dirigenti di Apple, tra cui una del CEO Tim Cook, che nel 2016 scrisse: «Portare iMessage su Android ci danneggerebbe più che aiutarci».
Oltre a Apple, i principali servizi che fanno concorrenza a WhatsApp sono Signal, app con circa 40 milioni di utenti particolarmente attenta alla privacy dei suoi utenti, e Telegram, servizio in grande crescita con circa 700 milioni di utenti. L’azienda deve inoltre curare il rapporto con le istituzioni e i governi: lo scorso settembre, Meta ha iniziato a lavorare sulla possibilità di mandare messaggi da WhatsApp verso altre piattaforme, una scelta resa necessaria dal Digital Markets Act, una serie di leggi approvate dall’Unione europea che prevedono anche l’interoperabilità tra i diversi sistemi di messaggistica. Will Cathcart, presidente di WhatsApp, ha recentemente difeso le scelte dell’azienda di fronte alla pressione di alcuni paesi, tra cui il Regno Unito, che hanno criticato l’utilizzo della crittografia di tipo end-to-end, che dal 2016 viene usata per rendere leggibili i messaggi WhatsApp solo a chi li manda e a chi li riceve.
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Parte di questa nuova fase nella storia di WhatsApp si svilupperà sulla creazione di nuovi prodotti con cui Meta conta di rendere più varia, oltre che redditizia, l’esperienza nell’app. Tra i principali cambiamenti in corso nel servizio c’è probabilmente Channels, funzionalità presentata a settembre che permette di seguire personalità e influencer attraverso dei “canali” simili a quelli in uso su Telegram, app che da anni sperimenta e innova nel settore della messaggistica.
Ad oggi WhatsApp ha 225 canali con più di un milione di iscritti: in Italia il più seguito è quello di Tgcom24, e ne ha uno anche il Post (è a questo link). Tra le prime personalità ad aver aperto un proprio canale su WhatsApp c’è stato il rapper portoricano Bad Bunny, che l’anno scorso ha pubblicato un brano, “Moscow Mule”, in cui citava proprio l’applicazione per nome. L’obiettivo è di rendere WhatsApp un brand noto anche negli Stati Uniti, e ampliare le sue funzionalità, includendo lo shopping e la lettura di notizie o aggiornamenti: «La conversazione si è spostata da “WhatsApp è l’app che uso fuori dagli USA”», ha detto Cathcart, secondo il quale il servizio «sta diventando molto più mainstream».
Da tempo WhatsApp veniva considerata una risorsa poco sfruttata da Meta, che negli ultimi anni ha puntato molto sul metaverso e sulle intelligenze artificiali. Da quando Elon Musk ha comprato Twitter, inoltre, si è molto discusso delle cosiddette super-app, un tipo di servizio molto diffuso in Cina e ben rappresentato da WeChat, un’app con cui è possibile chattare, pagare le tasse, comprare biglietti dei mezzi pubblici e fare shopping, tra le altre cose. Musk non ha nascosto di voler fare di Twitter (oggi noto come X) una super-app, anche se il prodotto occidentale che è più vicino a diventarlo sembra proprio WhatsApp. Lo stesso Zuckerberg ha spesso lodato il modello WeChat e ha recentemente dichiarato che «l’obiettivo finale è fare in modo che tu possa trovare, messaggiare e comprare da un’azienda rimanendo nella stessa chat di WhatsApp».