Come se la passano i lavoratori dipendenti in Italia
Nuovi dati dell’INPS mostrano che lavoro fanno, con quali contratti e dove: il divario di genere nelle retribuzioni medie c’è sempre
L’INPS ha pubblicato nuovi dati sul mercato del lavoro nel settore privato, che nel 2022 ha impiegato 16,98 milioni di lavoratori dipendenti: è la gran parte delle persone che lavorano in Italia, e per questo è molto rappresentativo dello stato attuale e delle tendenze del mercato del lavoro. I dati mostrano che lavoro fanno queste persone, in quali settori, con quali contratti e dove. E soprattutto chi guadagna di più tra uomini e donne, tra differenti fasce di età, tra chi sta al Nord e chi al Sud. In questi dati l’INPS considera tutti i lavoratori dipendenti che abbiano lavorato almeno un giorno, quindi anche gli stagionali e quelli con contratti molto brevi, mentre esclude dal conteggio gli operai agricoli e i lavoratori domestici.
Nel 2022 i dipendenti del settore privato sono aumentati del 4,3 per cento rispetto all’anno precedente. Circa tre quarti hanno un contratto a tempo indeterminato, il 22 per cento a tempo determinato e poi c’è un 3 per cento di lavoratori stagionali.
Più della metà sono operai (9,4 milioni, il 55 per cento) e un’altra quota consistente è composta da impiegati (6,3 milioni, il 36,9 per cento). Gli apprendisti sono il 3,9 per cento. La restante parte, piuttosto piccola, è composta da dirigenti e dai dipendenti con un contratto quadro, che hanno un importante ruolo organizzativo e di responsabilità in azienda pur non essendo al livello dei dirigenti. Sono rispettivamente lo 0,8 e il 3 per cento del totale dei lavoratori dipendenti.
La retribuzione media dei lavoratori dipendenti è di 22.839 euro lordi all’anno, e varia moltissimo a seconda dell’inquadramento contrattuale: gli operai guadagnano mediamente 17.114 euro, gli impiegati 25.811 euro, i quadri 67.629 euro e i dirigenti 154.314 euro.
La retribuzione media annua cambia molto anche per età e genere: cresce all’aumentare dell’età, ma quella degli uomini è sempre più alta di quella delle donne. Gli uomini guadagnano in media 26.227 euro, mentre le donne ne guadagnano 18.305: la differenza è di quasi 8 mila euro.
Le differenze in base all’età sono legate soprattutto al fatto che molti giovani hanno contratti occasionali, stagionali o a termine: lavorano dunque per un periodo di tempo più breve delle altre fasce di età, e il loro guadagno annuo è minore. Per esempio, mentre in media un lavoratore adulto lavora tra le 220 e le 270 giornate, i lavoratori sotto ai 19 anni lavorano in media 77 giornate l’anno e la loro retribuzione è circa 4 mila euro; quelli tra i 20 e i 24 anni ne lavorano mediamente 177 e il loro reddito annuo è di quasi 11 mila. D’altronde molti di quei giovani presumibilmente studiano oltre a lavorare.
Con l’età la retribuzione media annua cresce, raggiungendo il suo picco tra i 55 e i 59 anni, dove è di 29 mila euro. All’aumentare dell’età cresce anche il divario retributivo tra uomini e donne: fino ai 19 anni la differenza nella retribuzione media annua è di poco meno di 2 mila euro, mentre raggiunge il suo picco nella fascia 55-59, quando supera gli 11 mila euro.
Questo divario di genere dipende soprattutto dal fatto che tra le lavoratrici sono molto diffusi i contratti part time, che avendo un orario di lavoro ridotto prevedono una retribuzione più bassa. Nel 2022 solo un quinto dei dipendenti maschi ha avuto almeno un rapporto di lavoro a tempo parziale, mentre tra le femmine questa quota è quasi la metà di tutte le lavoratrici.
I contratti di lavoro part time sono comunque generalmente molto diffusi in Italia e spesso prevedono un orario ridotto non per espressa volontà di chi lavora, ma sono cosiddetti “part time involontari”: è quella situazione in cui il dipendente sarebbe anche disposto a lavorare a tempo pieno, ma non trovandolo deve accontentarsi di un lavoro a tempo parziale.
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Nel 2022 un terzo dei lavoratori totali ha avuto nel corso dell’anno almeno un rapporto di lavoro part time: la quota massima era stata raggiunta nel 2019, con il 34,5 per cento di contratti part time sul totale, mentre nel 2008 era molto inferiore: il 23,3 per cento.
Non c’è solo un divario di genere, ma anche territoriale. Il 55 per cento di tutti i lavoratori dipendenti è concentrato al Nord, il 20 al Centro, il 17 al Sud e il 7 nelle isole. Al Nord e al Centro gli stipendi sono molto più alti che al Sud e nelle isole. Nel Nord Ovest la retribuzione media è di 26.933 euro, nel Nord Est di 23.974 euro, al Centro è di 22.115 euro. Al Sud e nelle isole è di poco sotto i 17 mila euro.
Le retribuzioni medie dipendono molto anche dal settore. Quelli che attraggono più lavoratori sono il manifatturiero, che impiega il 23 per cento dei lavoratori, il commercio, che dà lavoro al 14,6 per cento dei dipendenti, i servizi alle imprese, del noleggio e delle agenzie di viaggio, con l’11 per cento dei lavoratori, e infine i servizi di alloggio e ristorazione, che comprendono il 10,6 per cento dei lavoratori. Questi quattro settori insieme danno lavoro a quasi il 60 per cento di tutti i lavoratori dipendenti in Italia.
Tra settore e settore le differenze retributive possono essere anche molto alte, a prescindere dal ruolo. I tre in cui si guadagna mediamente di più sono il finanziario, in cui lo stipendio medio è di 51.789 euro, l’estrazione di minerali da cave e miniere, con 49.044 euro di retribuzione media, e il settore della fornitura di energia elettrica e gas, dove lo stipendio in media è di 48.264 euro. Ma in tutto questi tre settori impiegano solo il 3,6 per cento dei lavoratori dipendenti.
I tre settori in cui si guadagna di meno, anche perché è alta la presenza di lavoratori stagionali o part time, sono i servizi alle imprese, le attività artistiche e di alloggi e ristorazione: gli stipendi medi sono rispettivamente di 15.086, 14.666 e 10.295 euro.