La Commissione Europea ha raccomandato l’inizio di negoziati per l’adesione di Ucraina e Moldavia all’Unione
È un passaggio molto importante, che altri paesi aspettano da anni
Mercoledì la Commissione Europea ha pubblicato la sua revisione annuale di tutti i paesi candidati a entrare nell’Unione Europea. Se n’è parlato molto perché tra le altre cose contiene la raccomandazione dell’avvio dei negoziati ufficiali per l’adesione di Ucraina e Moldavia all’Unione. I due paesi avevano chiesto di entrare in seguito all’invasione russa dell’Ucraina a febbraio del 2022 e l’Unione Europea aveva concesso loro lo status ufficiale di candidati nel giugno del 2022.
L’avvio dei negoziati è un passo importante e dipende da una valutazione della Commissione sulle riforme che un paese è riuscito a mettere in atto per allinearsi ai valori e agli standard dell’Unione Europea, ma è solo il primo di una lunga serie. Come stabilito dall’articolo 49 del Trattato di Lisbona, qualsiasi stato europeo ha il diritto di chiedere di aderire all’Unione Europea, a condizione che accetti e rispetti i cosiddetti “criteri di Copenaghen”, che comprendono la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto, l’indipendenza dei media, il rispetto dei diritti umani, un’economia di mercato funzionante e l’accettazione delle leggi dell’Unione.
Una volta ottenuto lo status ufficiale di candidato, che per Ucraina e Moldavia è arrivato dopo pochi mesi, gli stati membri dell’Unione chiedono alla Commissione Europea di effettuare una valutazione dell’idoneità del candidato e in base alla sua risposta possono votare per l’avvio dei negoziati, che deve essere approvato all’unanimità. La valutazione iniziale e la durata di questi negoziati dipendono dalla velocità e dall’efficacia con cui un paese si allinea agli standard europei, attuando riforme e promulgando leggi in 35 ambiti, fra cui la giustizia, l’economia e la politica estera, ma anche dagli obiettivi politici degli stati membri. In questa seconda fase il paese riceve un sostegno finanziario e tecnico dall’Unione, ma ogni passo verso l’adesione deve essere approvato all’unanimità e spesso non è un processo lineare.
A seconda dell’entità delle riforme necessarie e della politica interna all’Unione i negoziati possono durare anche più di un decennio. Negli ultimi anni l’Unione Europea è diventata più scrupolosa nel concedere lo status di membro a nuovi paesi per una serie di motivi soprattutto politici, fra cui quello di rischiare di far entrare democrazie non ancora mature: da qualche anno sempre più osservatori ritengono per esempio che il cospicuo allargamento verso Est compiuto dall’Unione fra il 2004 e il 2007 sia stato realizzato in maniera troppo frettolosa, inglobando paesi che non erano maturi e legittimando con fondi e appoggio politico classi dirigenti che hanno poi proceduto a governare quei paesi in maniera semiautoritaria, cosa avvenuta per esempio in Polonia e Ungheria.
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Durante una conferenza stampa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che si è tenuta sabato a Kiev, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha detto che l’Ucraina in questi mesi ha realizzato «ben oltre il 90 per cento» delle riforme necessarie per avviare i negoziati di adesione. Queste riforme hanno riguardato il sistema giudiziario ucraino, che secondo l’Unione è una delle autorità di cui i cittadini ucraini si fidano meno, e il contrasto al riciclaggio di denaro e all’influenza degli oligarchi.
Ha aggiunto però che il paese dovrà continuare a lavorare su questi ambiti per raggiungere gli standard dell’Unione, nonostante la guerra in corso renda questo processo più complicato. In particolare, quando aveva concesso al paese lo status di candidato ufficiale a giugno, la Commissione aveva sottolineato la necessità di legiferare su una procedura di selezione per i giudici della Corte costituzionale e di rafforzare le istituzioni che si occupano di anticorruzione: nel 2022 il paese si trovava al 116esimo posto su 180 paesi nell’indice di percezione della corruzione stilato dall’organizzazione non governativa Transparency International, che ha però aggiunto che l’Ucraina aveva fatto importanti passi avanti in questo ambito negli ultimi anni.
Nonostante molti paesi siano favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, altri hanno dubbi sia sulla stabilità politica del paese che sul costo che potrebbe comportare: nonostante continuino a fornire aiuti all’Ucraina, gli Stati Uniti hanno spostato la loro attenzione sul conflitto fra Israele e Hamas e questo significa a breve l’Unione dovrà farsi più carico del futuro dell’Ucraina. Se diventasse uno stato membro, il paese non sarà solo da ricostruire dopo la guerra, la cui fine non sembra vicina, ma il suo enorme settore agricolo potrà beneficiare dei sussidi agricoli dell’Unione, che attualmente pesano già molto sul bilancio europeo e sono considerati da molti un problema.
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Anche la Moldavia, che si trova fra l’Ucraina e la Romania, ha chiesto di aderire all’Unione in seguito all’invasione russa in Ucraina: a febbraio la presidente Maia Sandu aveva detto che il governo era venuto a conoscenza di un piano russo per un colpo di stato in Moldavia guidato dal gruppo Wagner. Quando aveva presentato la domanda, la Commissione le aveva detto che era necessario attuare riforme in nove settori, fra cui l’anticorruzione e il sistema giudiziario. A giugno ne aveva completate tre e aveva fatto buoni progressi in altri tre ambiti.
Nonostante per la Moldavia persistano i dubbi politici già citati in merito all’entrata nell’Unione di paesi dell’Europa dell’Est, il ministro degli degli Affari esteri e dell’Integrazione europea moldavo Nicu Popescu si è detto fiducioso sui tempi del processo di adesione del suo paese, dato che sta attuando riforme per allinearsi all’Unione da molti anni: negli ultimi mesi ha anche creato 35 gruppi di lavoro in preparazione ai colloqui di adesione, ha iniziato a formare circa 300 funzionari pubblici sulla politica e le istituzioni dell’Unione e ha iniziato un programma di controllo di tutte le sue leggi per capire dove intervenire per avere più possibilità di aderire velocemente all’Unione.
Le tempistiche dell’adesione sono molto variabili. A metà degli anni Novanta alla Finlandia bastarono tre anni per completare la procedura, mentre la Turchia sta negoziando la sua entrata dal 2005 senza alcuna reale prospettiva di progresso, dato che dal 2018 i negoziati sono sospesi a causa della regressione dei progressi del paese in materia di Stato di diritto e diritti umani. La velocità di adesione non riguarda solo gli sforzi dei paesi candidati, ma anche la volontà degli stati membri: la Bulgaria, ad esempio, ha bloccato a lungo l’avvio dei negoziati di adesione con la Macedonia del Nord accusandola di negazionismo storico e di atteggiamenti antibulgari e la stessa cosa potrebbero fare con l’Ucraina paesi come l’Ungheria, che ha bloccato a lungo lo sblocco dei fondi europei per il sostegno militare al paese nel conflitto contro la Russia.