La nuova presidente di ARPA Lombardia è una negazionista del cambiamento climatico
Lucia Lo Palo guida l'agenzia regionale per la protezione ambientale e non crede «che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo»
I partiti di opposizione nel Consiglio regionale della Lombardia hanno preparato insieme una mozione per chiedere che Lucia Lo Palo, la nuova presidente di ARPA Lombardia, l’agenzia per regionale per la protezione ambientale, sia rimossa dal suo incarico perché ha detto di ritenere che il cambiamento climatico non sia causato dalle attività umane. Durante un’intervista con Claudio Brachino dell’agenzia di stampa Italpress pubblicata il 3 novembre, Lo Palo ha esplicitamente detto: «Io non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo».
È una posizione contraria a quella condivisa dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale. Per quanto alcuni media continuino a dare spazio a persone e singoli scienziati (quasi mai climatologi) che negano che il cambiamento climatico sia causato dalle emissioni di gas serra prodotte dall’uso dei combustibili fossili, il consenso è del 98,7 per cento o addirittura superiore al 99 per cento stando alle analisi più recenti degli studi sull’argomento. Per questo ogni anno le Nazioni Unite organizzano le conferenze internazionali sul clima (le cosiddette COP) per tentare di contrastare gli effetti del riscaldamento globale riducendo appunto le emissioni.
Lo Palo ha 43 anni ed è un’esponente di Fratelli d’Italia, il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti alle ultime elezioni regionali lombarde. Anche lei era candidata ma non è stata eletta. È presidente di ARPA Lombardia dallo scorso agosto e la sua nomina da parte della giunta era stata già criticata negli scorsi mesi. Per esempio il Movimento 5 Stelle ha accusato Lo Palo di non avere l’esperienza adeguata per l’incarico che le è stato assegnato, perché non è laureata. Stando al suo curriculum lavora solo da sei anni: ha avuto ruoli manageriali in varie piccole aziende, occupandosi di questioni legate all’impatto ambientale dell’attività industriale per due di queste. L’incarico di presidente di ARPA ha una durata di cinque anni.
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Lo Palo non è l’unica politica italiana di destra ad aver espresso posizioni negazioniste sul cambiamento climatico, ma nella maggioranza che sostiene il governo non c’è una linea chiara su questo tema. C’è chi si è espresso pubblicamente mostrando di riconoscerne le cause, come il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e il presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia. Ma c’è anche chi invece sostiene posizioni più o meno negazioniste, come il segretario della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, i senatori leghisti Claudio Borghi e Alberto Bagnai, e l’europarlamentare Carlo Fidanza.
Nella stessa intervista di Italpress Lo Palo ha parlato in modo piuttosto confuso di temi ambientali, cercando di fare distinzioni tra il cambiamento climatico e altri effetti dell’inquinamento dovuto alle attività industriali. Probabilmente voleva riferirsi alla qualità dell’aria, notoriamente peggiore nella Pianura Padana e quindi in gran parte della Lombardia rispetto al resto d’Europa.
Lo Palo ha anche detto una cosa che viene spesso ripetuta in diverse varianti da chi nega la responsabilità umana del cambiamento climatico, e cioè che si tratterebbe di un cambiamento naturale: «Il cambiamento climatico è in corso, ma è una cosa che è in corso da varie ere geologiche. Noi attraversiamo il cambiamento climatico da molto tempo, cioè da sempre, da quando la Terra esiste». È vero che il clima terrestre è cambiato in diversi modi nei quattro miliardi di anni di esistenza del pianeta, ma la specie umana ha dovuto affrontare solo alcuni di questi cambiamenti: l’attuale era geologica, se si intende questa espressione in modo preciso, è iniziata 66 milioni di anni fa e Homo sapiens, la nostra specie, è in circolazione solo da 300mila anni.
Alcuni cambiamenti climatici sono avvenuti anche in queste ultime centinaia di migliaia di anni, ma negli ultimi duemila anni, cioè da quando la civiltà umana si è sviluppata fino alle forme attuali, non ce ne sono mai stati di così rapidi come quello che stiamo causando.
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