La Marvel si è impantanata?
I nuovi film non incassano come un tempo e non sono più così rilevanti, e le storie sono sempre più complesse da seguire e sparpagliate tra molte serie
Fino a un po’ di tempo fa l’uscita di un nuovo film di supereroi dei Marvel Studios era una notizia in grado di generare un interesse da parte del pubblico mondiale con pochi eguali nella cultura pop contemporanea. In poco più di dieci anni i primi 22 film del Marvel Cinematic Universe (l’universo narrativo in cui sono ambientate le storie della Marvel), che compongono la cosiddetta “Saga dell’infinito”, avevano incassato complessivamente una cifra superiore ai 21 miliardi di dollari. Il successo commerciale più grande mai registrato dalla Marvel è tuttora Avengers: Endgame (2019), il film che chiuse la Saga dell’Infinito e aprì la cosiddetta “fase 4”, quella attualmente in corso e basata sul concetto di “multiverso”: con un ricavo di quasi 2 miliardi e 800 milioni di dollari, occupa la seconda posizione nella classifica dei film che hanno incassato di più nella storia del cinema, superato soltanto dal primo Avatar.
Negli ultimi tempi, però, sta diventando sempre più evidente un minore coinvolgimento da parte degli spettatori rispetto alle nuove uscite della Marvel, che critici e addetti ai lavori hanno ricondotto principalmente alla grande quantità di nuovi film e serie tv che l’azienda produce ogni anno, all’eccessiva complessità raggiunta dalle singole trame e al modo cervellotico in cui sono collegate tra loro.
In effetti, orientarsi tra tutte le linee narrative della Marvel può essere faticoso: dal 2008, quando l’uscita di Iron Man inaugurò il concetto di universo condiviso, in cui cioè vivono supereroi protagonisti di film diversi che ogni tanto si incontrano e interagiscono, sono stati prodotti 32 film e 22 serie tv. Per apprezzare le nuove uscite è sempre stato consigliato di guardarli tutti, o perlomeno recuperare i molti riassunti – sotto forma di articoli, video, podcast – dei titoli che ci si era persi. Ma da un certo punto in poi farlo è diventato significativamente più difficile, perché le uscite sono aumentate e soprattutto è subentrata una complessità ulteriore nella trama. Con la fine della Saga dell’Infinito e l’introduzione a partire dal 2021 dei “multiversi” – cioè i diversi universi paralleli in cui possono svolgersi le vicende del MCU – infatti le storie sono diventate sempre meno coerenti dal punto di vista narrativo, ed è diventato ancora più difficile seguirle tutte e l’incastro è diventato ancora più oscuro. Per questi motivi, diversi critici e addetti sostengono che l’universo creato dalla Marvel stia crescendo troppo e troppo in fretta, con il rischio di confondere o perdere gli spettatori.
Ne ha scritto ad esempio Eliana Dockterman in un articolo pubblicato su Time, parlando delle difficoltà che ha incontrato nel seguire la trama del primo episodio della seconda stagione di Loki, pubblicata a inizio ottobre sulla piattaforma di streaming Disney+ (Disney comprò Marvel Entertainment nel 2009 per 4 miliardi di dollari). Tra le altre cose, Dockterman ha raccontato che, per non rischiare distrazioni, durante la visione non ha potuto sbirciare il suo smartphone «neppure per un secondo» e ha paragonato l’impegno richiesto per seguire la cronologia degli eventi a dei «compiti a casa». Più in generale, secondo Dockterman il pubblico della Marvel sarebbe sempre più disorientato dalla grossa mole di personaggi, trame e linee temporali.
I problemi riguardano soprattutto le serie. Dal 2021, quando ha avuto inizio la “fase 4”, ne sono state distribuite su Disney+ nove. La prima era stata WandaVision, una miniserie da nove episodi apprezzata da pubblico e critica per il suo stile surreale e per essere più simile a una sitcom ambientata nella provincia americana degli anni Cinquanta che a una normale serie di supereroi. Le serie successive, come Ms Marvel, She-Hulk: Attorney at Law e Moon Knight, non erano però riuscite a entusiasmare il pubblico. In un articolo pubblicato sul Guardian, Stuart Heritage le ha definite un «colossale fallimento televisivo», soffermandosi soprattutto su Secret Invasion, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere la serie più importante della “fase 4”. Uscita a luglio e pubblicizzata come una serie “imperdibile” per diversi motivi, come il ritorno del personaggio di Nick Fury, interpretato da Samuel L. Jackson, e la notorietà della serie a fumetti da cui ha preso ispirazione, Secret Invasion ha però deluso le aspettative. Su Rotten Tomatoes, sito che aggrega recensioni in lingua inglese e le sintetizza in una percentuale che esprime quante di queste siano positive, il punteggio assegnato a ciascun episodio della serie è andato calando di settimana in settimana, fino a raggiungere il 7% con il sesto e ultimo episodio (il punteggio più basso mai attribuito a una serie Marvel). A questo proposito, Heritage ha scritto di avere trovato la serie «piuttosto terribile», soprattutto a causa di «episodi molto lunghi e noiosi intervallati da una manciata di scene contorte ed esagerate».
Parlando dei problemi di continuità temporale della Marvel su Vox, Alex Abad-Santos ha invece scritto che, fino alla fine della cosiddetta “fase 3”, conclusasi con l’uscita di Avengers: Endgame, seguire la linea narrativa del MCU era tutto sommato semplice. Questo perché il concetto di “multiverso” non era ancora stato introdotto e la narrazione era focalizzata soprattutto sul percorso che portava i supereroi protagonisti a confrontarsi con Thanos, il supercattivo della serie, e sul suo obiettivo di distruggere mezzo Universo per evitarne il sovrappopolamento. Da quando è stata introdotta la possibilità di infiniti universi che procedono in parallelo, però, seguire gli eventi è diventato più difficile, in particolare per gli spettatori occasionali. Ad esempio, ricorda Santos, due dei film più recenti prodotti dalla Marvel, Doctor Strange nel multiverso della follia e Ant-Man and the Wasp: Quantumania, fanno affidamento sul fatto che il pubblico conosca molto bene gli eventi narrati in Loki e WandaVision, due serie che vanno in onda su Disney+.
In ogni caso, problemi come l’eccessiva offerta di contenuti e la difficoltà di impostare una narrazione coerente e accessibile al pubblico sono noti anche alle persone che alla Marvel ci lavorano. Ad esempio, in un’intervista data a Entertainment Weekly a febbraio, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige aveva annunciato una diminuzione della quantità dei contenuti pubblicati su Disney+ e di volere concentrarsi maggiormente sulla qualità delle serie proposte, in maniera tale che «ognuna possa avere la possibilità di brillare». «Penso che uno degli aspetti più interessanti del lavoro ai Marvel Studios sia che i film e le serie che proponiamo provano a rispecchiare lo spirito del tempo. Ed è più difficile intercettare lo spirito del tempo quando ci sono già così tanti prodotti disponibili», aveva detto.
Proprio lo spaesamento degli spettatori è un problema che la Marvel sta provando a risolvere: ad esempio, ha recentemente annunciato la creazione di una nuova etichetta, chiamata “Marvel Spotlight”, un banner che comparirà all’inizio delle serie e che contrassegnerà quelle che gli spettatori possono guardare anche senza aver seguito il resto delle vicende del Marvel Cinematic Universe. Debutterà l’anno prossimo con la serie Echo.
Il minore coinvolgimento degli spettatori è testimoniato anche dagli incassi registrati dalla Marvel negli ultimi tempi. Secondo Box Office Mojo, il sito di proprietà di Amazon che raccoglie dati sugli incassi cinematografici, per il secondo anno di fila nessun film del MCU è riuscito a occupare le prime tre posizioni per incassi globali. Attualmente Guardiani della Galassia Vol. 3 occupa il quarto posto dietro Oppenheimer, Super Mario Bros. – Il film e Barbie. L’altro film Marvel nella top ten è Ant-Man and the Wasp: Quantumania, che si trova in decima posizione.
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Lo scorso anno il film Marvel che aveva incassato di più al mondo era stato Doctor Strange nel multiverso della follia, superato da Jurassic World Dominion, Top Gun: Maverick e Avatar 2: La via dell’acqua, mentre l’ultimo film della Marvel a superare il miliardo di dollari di incassi in tutto il mondo era stato, nel 2021, Spider-Man: No Way Home.
La diminuzione degli incassi deve essere contestualizzata negli sviluppi della pandemia da coronavirus: da inizio 2020, per rispettare le norme di contenimento dei contagi, le persone hanno evitato di andare al cinema, e in molti paesi le sale hanno chiuso per lunghi periodi. Di conseguenza, la diminuzione dei ricavi non ha interessato soltanto la Marvel, ma l’industria cinematografica nel suo complesso: nel 2019 i film che avevano superato il miliardo di dollari di incassi globali erano stati nove, tre dei quali prodotti proprio dalla Marvel (Avengers: Endgame, Spider-Man: Far from Home e Captain Marvel).
Tuttavia, secondo diversi addetti ai lavori, anche The Marvels (il prossimo film dei Marvel Studios, che uscirà l’8 novembre in Italia e il 10 novembre negli Stati Uniti) potrebbe deludere le aspettative: secondo le previsioni di Boxoffice Pro (un sito statunitense che pubblica stime sui ricavi dei film in uscita) durante questo fine settimana il film potrebbe incassare una cifra molto bassa, tra i 50 e i 75 milioni di dollari. Inoltre, le prevendite sono inferiori di circa il 70% rispetto ad altri due film Marvel recenti, ossia il terzo Ant-Man e il terzo Guardiani della Galassia, che a loro volta non sono considerabili successi commerciali, almeno per gli standard elevati cui la Marvel è abituata.
Alla drastica diminuzione degli incassi corrisponde una perdita di rilevanza dei film e delle serie della Marvel. Tra il 2018 e il 2019 uscirono titoli come Avengers: Infinity War ed Endgame, Black Panther e Spider-Man: Far from Home, che furono capaci di catalizzare molto le attenzioni dei media e del pubblico. Negli anni successivi questo tipo di successo ha riguardato soltanto il sequel Spider-Man: No Way Home, ma non gli altri film, alcuni dei quali sono usciti senza molte considerazioni, come nel caso di Black Widow o di Eternals.
In parte c’entrano alcuni più grandi cambiamenti in corso nell’industria cinematografica, legati al fatto che dopo la pandemia le persone vanno meno al cinema e che i social network hanno cambiato le modalità di promozione dei film, e che fanno sì che i grandi film che vedono tutti siano sempre più rari a Hollywood. E probabilmente la diminuzione di interesse da parte del pubblico è dipesa anche dal fatto che, dopo la fine della Saga dell’Infinito, la Marvel ha smesso di collaborare con attori che avevano preso parte ai suoi film per molti anni rendendoli famosi in tutto il mondo, e che erano ormai parte dell’immaginario collettivo. Tra questi soprattutto Robert Downey Jr. e Chris Evans, interpreti di Iron Man e Capitan America, due personaggi attorno ai quali ruotava la maggior parte delle storie di quell’universo narrativo. Inoltre, la Marvel ha dovuto rivedere parte dei suoi piani in seguito alla morte di Chadwick Boseman, che avrebbe dovuto recitare in Black Panther: Wakanda Forever e svolgere un ruolo importante nella “fase 4”. Altri attori hanno interrotto le loro apparizioni, e non è chiaro se torneranno a recitare nei film del MCU: ad esempio, Tom Holland e Chris Hemsworth (che interpretano Spider Man e Thor, due personaggi centrali di quell’universo narrativo) hanno annunciato di avere preso un periodo di riposo dal lavoro, senza chiarire se continueranno a collaborare con la Marvel o meno.
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Nell’ultima settimana si è parlato della situazione interna alla Marvel anche per via di un discusso articolo pubblicato da Variety. La giornalista Tatiana Siegel ha scritto che, a settembre, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige e la sua squadra di creativi hanno organizzato un incontro a Palm Springs, in California, per parlare di diversi problemi.
Tra le altre cose, Siegel ha rivelato che, a giugno, i Marvel Studios avrebbero organizzato in Texas un test screening (un’anteprima per un pubblico selezionato) di The Marvels, chiedendo agli spettatori di dare le proprie opinioni sul film (opinioni che, sempre stando a quanto riportato da Siegel, sarebbero state perlopiù negative).
Secondo Siegel, oltre alla preoccupazione per il probabile insuccesso di The Marvels al cinema, l’azienda starebbe pensando di sostituire Jonathan Majors – che nei film del MCU interpreta il ruolo di Kang il Conquistatore e che a marzo era stato arrestato con l’accusa di violenza domestica – con un nuovo attore.
Siegel ha anche parlato della situazione delle maestranze del comparto VFX (che si occupano della realizzazione degli effetti visivi dei blockbuster di Hollywood), che negli scorsi mesi avevano denunciato un clima lavorativo ostile e stipendi non commisurati alla mole di lavoro e avevano aderito allo IATSE (International Alliance of Theatrical Stage Employees, un sindacato che rappresenta centinaia di migliaia di lavoratori dell’industria dell’intrattenimento).
In particolare, secondo quanto appreso da Siegel, questi problemi sarebbero stati evidenti soprattutto durante i lavori di Ant-Man and The Wasp: Quantumania. A febbraio, quando il film era uscito al cinema, diversi spettatori avevano notato alcuni problemi nella resa della CGI, la tecnologia che permette di sfruttare la computer grafica per creare immagini digitali. Secondo Siegel, queste carenze sarebbero state dovute ai ritmi di lavoro imposti dai Marvel Studios. La data di uscita del film era stata anticipata di quasi cinque mesi rispetto ai piani iniziali, e per rispettare i tempi i lavoratori sarebbero stati obbligati a lavorare per 14 ore al giorno, senza pause né straordinari pagati, per rispettare le nuove scadenze.
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Intanto, come sempre da ormai diversi anni a questa parte, sono già noti titoli e protagonisti di una manciata di storie Marvel che arriveranno nel 2024, come Deadpool 3, Captain America: Brave New World e Thunderbolts.