In Polonia l’ostruzionismo della destra rallenta la formazione del nuovo governo
Il presidente della Repubblica ha dato l'incarico al premier uscente Mateusz Morawiecki nonostante sia stato sconfitto alle ultime elezioni
Lunedì sera il presidente della Repubblica polacca Andrzej Duda ha incaricato il primo ministro uscente Mateusz Morawiecki di formare un nuovo governo, anche se la destra che ha governato negli ultimi anni in Polonia non ha più la maggioranza dei voti dopo la sconfitta alle ultime elezioni. Donald Tusk, il leader dell’opposizione che invece le elezioni le ha vinte, già primo ministro dal 2007 al 2014, dovrà quindi aspettare qualche settimana prima di avere la possibilità di formare il nuovo governo.
Morawiecki è il leader del partito Diritto e Giustizia, che era comunque risultato il primo partito alle elezioni, ma con un calo di voti decisivo rispetto al passato: il 35,4 per cento ottenuto non gli permette di formare una maggioranza nemmeno accordandosi con un altro partito di estrema destra, Konfederacja.
L’alleanza elettorale di opposizione, Coalizione Civica, aveva ottenuto il 30,7 per cento dei voti: è formato da Piattaforma Civica, il partito di centrodestra di Tusk, da una serie di altri partiti di area centrista e da una formazione ambientalista. Già in campagna elettorale Coalizione Civica aveva preannunciato una probabile alleanza con la coalizione di sinistra (8,6 per cento dei voti), a sua volta formata da Nuova Sinistra, Sinistra Insieme e altri partiti.
La terza componente di quella che potrebbe essere una maggioranza guidata da Tusk sarebbe Terza Via, che comprende il partito centrista Polonia 2050, fondato dal conduttore televisivo Szymon Hołownia, e uno di centrodestra che storicamente rappresenta gli agricoltori: insieme hanno ottenuto il risultato più sorprendente, arrivando al 14,4 per cento dei voti.
In totale, quindi, le opposizioni hanno 248 seggi con un buon margine sui 231 necessari per la maggioranza alla Camera.
Dopo le consultazioni con i partiti, il presidente della Repubblica Duda ha spiegato di voler seguire la tradizione parlamentare secondo la quale va data l’opportunità di formare un governo al partito con più voti, quindi Diritto e Giustizia. La sua decisione era attesa: Duda è un ex parlamentare di Diritto e Giustizia, e il suo ruolo di presidente è stato in questi anni più spesso quello di una figura politica legata alla maggioranza che di una figura indipendente ed equidistante (come ci si aspetterebbe da un presidente della Repubblica).
La decisione di Duda ha un effetto molto concreto: Tusk dovrà aspettare ancora diverse settimane prima di formare un nuovo governo e nel frattempo Mateusz Morawiecki continuerà a rimanere primo ministro ad interim. Quando la camera bassa del parlamento si riunirà, lunedì prossimo, Morawiecki avrà due settimane per tentare di formare una maggioranza, una possibilità considerata irrealistica. «La possibilità di creare una maggioranza parlamentare è molto bassa, ma ciò non significa che sia zero», ha detto lunedì il viceministro degli Esteri, Paweł Jabłoński, nel tentativo di giustificare la mossa di Duda.
Se Morawiecki non riuscirà a trovare una maggioranza, dopo due settimane la camera bassa del parlamento potrà nominare il proprio candidato. Secondo le previsioni basate sul numero dei seggi sarà Tusk. Gli appelli dell’opposizione a incaricare subito Tusk non sono stati ascoltati da Duda.
L’insistenza del presidente nel nominare Morawiecki non è di buon auspicio per il futuro. Allo stato attuale delle cose, ogni legge che dovesse essere approvata da un’eventuale nuova maggioranza parlamentare che sostiene Tusk potrebbe infatti essere bloccata dal presidente Duda, che rimarrà in carica fino al 2025, o dalla Corte Costituzionale: entrambi hanno potere di veto. Il parlamento può a sua volta aggirare il veto presidenziale con un voto a maggioranza qualificata, ma le opposizioni non avrebbero i tre quinti dei voti parlamentari necessari per farlo.
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