Perché il governo ha dato la cittadinanza a Indi Gregory
L'obiettivo è portare in Italia la bambina inglese con una malattia incurabile e tenerla in vita, contrariamente al parere dei medici
Lunedì il Consiglio dei ministri ha dato la cittadinanza italiana a Indi Gregory, una bambina inglese di otto mesi che ha una malattia definita incurabile dai medici che la assistono dalla nascita. Il governo ha accolto la richiesta dei genitori di Gregory dopo la decisione dei giudici dell’Alta Corte di Londra, il tribunale di primo grado che nei giorni scorsi aveva negato alla famiglia la possibilità di trasferire la bambina in Italia per ricoverarla all’ospedale Bambin Gesù di Roma, e in questo modo tentare di mantenerla in vita.
Indi Gregory è ricoverata all’ospedale Queen’s Medical Center di Nottingham, affetta da una malattia mitocondriale che impedisce lo sviluppo dei muscoli. I mitocondri sono piccoli organi cellulari presenti in buona parte delle cellule animali e vegetali. Sono attivi nel citoplasma, la parte fluida della cellula contenuta entro i confini della membrana cellulare, e hanno il compito di regolare la respirazione cellulare e la produzione di energia per mantenere in vita la cellula. L’attività dei mitocondri è fondamentale per la funzionalità delle cellule, e di conseguenza degli organismi. Il problema è che a volte il DNA mitocondriale può subire mutazioni, rendendo i mitocondri meno funzionali. Questi malfunzionamenti possono causare numerose malattie, alcune delle quali debilitanti e che portano alla perdita della vista, della mobilità e nei casi più gravi alla morte.
Come accaduto in altri casi simili, i giudici hanno ordinato la sospensione dei trattamenti vitali sulla base di un orientamento consolidato della giustizia inglese, cioè del “massimo interesse del minore”. I giudici hanno assecondato la posizione dei medici secondo cui la continuazione delle terapie causerebbe inutili sofferenze alla bambina.
Dopo il pronunciamento dei giudici dell’Alta Corte, i genitori di Gregory hanno presentato un ricorso alla Corte d’Appello e alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) a Strasburgo. Giovedì scorso hanno chiesto il trasferimento all’ospedale Bambin Gesù di Roma. In tutti i casi è stata confermata la posizione dei medici e la decisione dell’Alta Corte. In seguito alla concessione della cittadinanza italiana, i genitori di Gregory hanno chiesto e ottenuto una nuova udienza in programma martedì mattina alla divisione famiglia dell’Alta Corte. Se verranno confermate le decisioni precedenti, i giudici stabiliranno quando interrompere i trattamenti vitali.
Non è la prima volta che si uniscono le istanze pro-vita del Regno Unito e in Italia, cinque anni fa ci fu un caso simile. Il governo di Paolo Gentiloni diede la cittadinanza italiana a un bambino inglese, Alfie Evans, affetto da una malattia molto rara e incurabile. In seguito al ricorso presentato dai genitori di Evans, l’Alta Corte di Londra stabilì che la sospensione delle cure era doverosa per causare inutili sofferenze al bambino. I genitori, Tom Evans e Kate James, chiesero ai giudici di rimandare l’interruzione delle cure e il trasferimento in Italia dopo la concessione della cittadinanza italiana.
Durante l’ultima udienza il giudice dell’Alta Corte disse che l’Italia non poteva avere giurisdizione sul caso perché Evans era un cittadino britannico in quanto risiedeva abitualmente nel Regno Unito. Alfie morì pochi giorni dopo la sospensione dei trattamenti.
«Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto dei genitori a fare tutto quello che possono per lei», ha scritto sui social network la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lunedì sera al termine del Consiglio dei ministri straordinario in cui è stata concessa la cittadinanza a Gregory. La famiglia è assistita in Italia da Simone Pillon, ex senatore della Lega e sostenitore di battaglie politiche dell’integralismo cattolico.
Anche la ministra alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella è intervenuta con un post su Facebook. «La vita e la morte non sono opzioni equivalenti, e men che meno possono esserlo per lo Stato», ha scritto Roccella. «I genitori della piccola Indi chiedono soltanto di continuare a curare la loro bambina. Il governo italiano è accanto a loro, e rendere Indi nostra concittadina è il modo più efficace per dimostrarlo. Come italiana e come ministra della Famiglia di questo governo ne sono fiera». Nei giorni scorsi diverse associazioni inglesi pro-vita come Christian Concern e Christian Legal Centre hanno chiesto il trasferimento di Gregory in Italia.