Inizia il processo di Epic Games contro Google
Il produttore del videogioco Fortnite accusa Google di esercitare un monopolio nella distribuzione e nei pagamenti delle app su Android
Oggi a San Francisco, negli Stati Uniti, inizia un importante processo che coinvolge Google ed Epic Games, il produttore di videogiochi conosciuto soprattutto per Fortnite, per lungo tempo uno dei titoli di maggiore successo sugli iPhone (Apple) e gli smartphone Android (Google). Epic accusa Google di avere violato le leggi statunitensi sulla libera concorrenza, esercitando di fatto un monopolio nel settore della distribuzione delle applicazioni sugli smartphone e dei pagamenti che si possono fare al loro interno. In precedenza Epic aveva fatto causa ad Apple con motivazioni simili, ma senza ottenere ciò che chiedeva in tribunale. Il nuovo processo potrebbe avere conseguenze importanti per Apple e Google, che con i loro store online (App Store e Google Play) controllano buona parte di ciò che può essere installato sugli smartphone, anche se secondo vari esperti Epic rischia di perdere di nuovo.
Chi scarica Fortnite può giocare gratuitamente, ma ha anche la possibilità di acquistare oggetti virtuali e altri servizi da utilizzare nelle partite attraverso una sorta di valuta interna (V-bucks), che può essere ottenuta effettuando un pagamento con valuta reale, attraverso una carta di credito. Fino all’estate del 2020 se il videogioco era stato scaricato da App Store o Google Play, il pagamento comportava una commissione che veniva trattenuta da Apple o Google come gestori della transazione. Circa tre anni fa Epic decise che quella commissione, che spesso arrivava al 30 per cento, non fosse equa e sviluppò un sistema per aggirarla. Apple e Google non la presero bene ed eliminarono Fortnite dai loro store per le applicazioni. Epic era pronta a questa eventualità e poco dopo fece causa a entrambe le società, ritenendo ingiusto il sistema delle commissioni che viene applicato in generale alle app che permettono di fare acquisti.
La causa contro Apple procedette con relativa velocità e nel 2021 una giudice stabilì che l’azienda produttrice degli iPhone non avesse un monopolio, perché l’esistenza di Fortnite non dipende solamente dall’App Store, ma dalle attività di un settore più grande legato ai videogiochi e alla transazioni online. Decise inoltre che Epic aveva violato il contratto sottoscritto con Apple per accedere all’App Store e che dovesse quindi pagare dei danni. Il processo di appello non cambiò più di tanto la sentenza e ora entrambe le aziende sono in attesa di un pronunciamento della Corte Suprema.
Le accuse mosse da Epic a Google sono simili a quelle rivolte ad Apple, anche se su Android le cose funzionano diversamente dagli iPhone. Mentre sugli iPhone c’è solo un modo di scaricare le applicazioni – cioè l’App Store – tecnicamente su Android è possibile utilizzare store diversi da Google Play. In più occasioni, anche legate ad altre cause antitrust, Google ha sostenuto che questa diversità renda molto più aperto e lontano da logiche monopolistiche il proprio sistema operativo rispetto a quello di Apple, perché teoricamente si possono scaricare a acquistare applicazioni senza usare Google Play. Epic sostiene invece che Google renda praticamente impossibile a chi sviluppa applicazioni di fare a meno di Google Play, sia per quanto riguarda la possibilità di accedere a servizi offerti da Google per far funzionare le proprie app sia per la gestione dei pagamenti per gli extra da acquistare al loro interno.
Per vincere la causa, Epic dovrà dimostrare che Google ha un monopolio sia sulla distribuzione delle app su Android sia sulla gestione dei pagamenti al loro interno e che questo impedisce a chi produce le applicazioni di avere alternative. Google risponderà probabilmente a queste accuse ricordando che la concorrenza è soprattutto con Apple, visto che le persone sono libere di non acquistare uno smartphone Android e possono invece acquistare un iPhone, se ritengono che le regole applicate da Google non siano eque.
Secondo gli esperti, se durante il processo si deciderà che le accuse di Epic devono essere analizzate in un contesto generale di smartphone e applicazioni, quindi non esclusivamente nell’ecosistema Android, allora Google potrà prevalere visto che in quel contesto ci sono le alternative offerte da Apple. Se invece il processo porterà a valutare le accuse di Epic nel solo ecosistema Android, allora il produttore di videogiochi avrà qualche possibilità in più per prevalere, anche se con grandi difficoltà.
L’opinione condivisa è che Epic parta svantaggiata anche a causa di come sono andate le cose finora con Apple. C’è però una differenza non di poco conto: nel processo contro Apple la decisione spettava a un giudice, mentre nel processo contro Google le parti si dovranno confrontare davanti a una giuria che dovrà poi esprimere il proprio verdetto. Ciò introduce qualche elemento di incertezza in più, considerato che in casi sulla libera concorrenza le giurie sono spesso inclini a schierarsi con la parte più “debole”.
Epic negli ultimi giorni ha perso il sostegno di Match, la società che gestisce alcune delle app di incontri più famose come Tinder e OkCupid, che aveva accusato Google sempre per la gestione delle transazioni all’interno delle applicazioni. Match ha risolto privatamente il contenzioso con Google e altrettanto hanno fatto i procuratori generali di 50 stati che avevano fatto causa alla società (i termini dell’accordo non sono stati ancora resi pubblici). Epic affronta quindi il processo per conto proprio.