Le polemiche sui manifesti degli israeliani rapiti
Sono apparsi sulle strade delle città americane e non solo, ma in molti li stanno strappando per protesta
Nelle ultime settimane nelle strade di molte città negli Stati Uniti, in Australia e anche in alcune città europee hanno cominciato ad apparire manifesti che mostrano le facce di alcuni degli oltre 200 civili israeliani rapiti da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. I manifesti sono simili a quelli usati per le persone scomparse: c’è una grande scritta “kidnapped”, rapito, su sfondo rosso, assieme a una foto della persona e a un breve testo. Sono stati ideati da due artisti israeliani e in poco tempo, grazie a una campagna online, si sono diffusi in molte città del mondo, messi dalle persone che vogliono denunciare la brutalità dell’attacco di Hamas e più in generale dimostrare solidarietà a Israele.
Ma soprattutto negli Stati Uniti attorno a questi manifesti si è generata una certa polemica: molte persone hanno cominciato a strapparli, in parte per disprezzo e rabbia nei confronti di Israele, che spesso sfociano nell’antisemitismo, e in parte perché ritengono che l’attenzione pubblica si dovrebbe rivolgere piuttosto ai bombardamenti e all’invasione di terra che l’esercito israeliano sta facendo sulla Striscia di Gaza. Questa polemica, che ha dimensioni tutto sommato contenute, si è ingigantita soprattutto sui social network, dove la discussione sui manifesti degli israeliani rapiti si è inserita in un contesto di estrema polarizzazione provocato dalla guerra tra Israele e Hamas.
I manifesti sono stati inventati da due artisti israeliani, Nitzan Mintz e Dede Bandaid, che si trovavano a New York nei giorni del massacro di Hamas. Un paio di giorni dopo decisero di avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti degli ostaggi, disegnarono i manifesti (chiedendo il permesso alle famiglie delle persone rapite, hanno detto) e cercarono di distribuirli a mano ai passanti per le strade di New York, come se fossero volantini. Come hanno raccontato al giornale americano USA Today, inizialmente quasi nessuno era interessato.
A quel punto Mintz e Bandaid decisero di rendere pubblici online i file dei manifesti, in modo che chiunque potesse scaricarli, stamparli e appenderli in giro per le proprie città: in qualche giorno l’iniziativa si è diffusa enormemente. A New York e in molte altre città americane, ma anche in Australia e a Londra, i manifesti sono diventati molto comuni per strada. Il New York Times, raccontando la storia, ha scritto che in alcune città i manifesti sono «onnipresenti». Anche in Italia la loro versione tradotta ha avuto una certa diffusione, anche se limitata a manifestazioni specifiche.
Si sono accorti dei manifesti anche i giornali, che hanno cominciato a parlare dell’iniziativa di Mintz e Bandaid, e i social network, dove i manifesti sono diventati l’oggetto di post e video molto visualizzati.
Questa grande diffusione, però, ha creato anche reazioni contrarie. Alcune persone hanno cominciato a strappare dai muri e dai pali i manifesti degli israeliani rapiti, come forma di protesta contro i bombardamenti massicci e l’invasione di terra che l’esercito di Israele sta mettendo in atto sulla Striscia di Gaza, e in generale contro le politiche di Israele. In altri casi i volti sui manifesti sono stati sfigurati con scritte e segni di pennarello. Alcune persone hanno cominciato a filmarsi mentre strappavano i manifesti o, più di frequente, sono state filmate da altre mentre li strappavano. I video sono finiti sui social network e alcuni di questi sono stati visti milioni di volte.
NYC – a couple is spotted on West 4th tearing down flyers of kidnapped Israeli children taken into Gaza by Hamas terrorists.
Recognize them? DM us! pic.twitter.com/Enfb0UBtYd
— StopAntisemitism (@StopAntisemites) November 1, 2023
Ben presto, soprattutto grazie al ruolo dei social network che hanno contribuito a ingigantire la polemica, i manifesti hanno assunto un valore simbolico. Chi li strappa ci vede una forma di propaganda a favore di Israele, in un momento in cui Israele sta bombardando la Striscia di Gaza. Miles Grant, un attivista di New York, ha detto al New York Times che a lui è capitato di strappare i manifesti dei rapiti perché mancano del contesto: «Perché [il massacro di Hamas] è avvenuto e quali sono i fatti che hanno portato a tutto questo? I manifesti non ne parlano, e penso che sia intenzionale», ha detto Grant, che è ebreo e si definisce «non sionista». Altre persone che strappano i manifesti hanno posizioni meno articolate, e nei video le si sente dire cose come «Fuck Israel», cioè «Vaffanculo Israele».
is this a safe space pic.twitter.com/Nn9puqylkM
— 👩🏻💻 (@jyotisinterlude) November 1, 2023
Alcuni attivisti sostengono inoltre che i manifesti delle persone israeliane rapite siano una forma di provocazione. In un video che è molto circolato online Rafael Shimunov, un attivista per la pace ebreo, ha detto che molti manifesti sono stati affissi attorno a un ristorante palestinese a New York, come forma di incitamento all’odio.
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Dall’altra parte, moltissime persone dicono che strappare i manifesti delle persone israeliane rapite sia a sua volta una forma di incitamento all’odio, e che affiggere per strada manifesti per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle persone rapite non significhi sminuire le morti dei palestinesi nella Striscia di Gaza, o negare il contesto in cui avviene il conflitto israelo-palestinese.
«Questa campagna non si è limitata a portare consapevolezza attorno alle persone rapite, ma ha reso evidente quanto siamo odiati come comunità», ha detto Nitzan Mintz, una delle autrici dei manifesti, che è ebrea e ha ricondotto questi gesti agli episodi di antisemitismo che si sono visti nel mondo in queste settimane.
La polemica attorno ai manifesti ha avuto conseguenze reali: un dentista in Florida è stato licenziato dopo essere stato filmato mentre strappava i manifesti. Ci sono state poi grosse discussioni soprattutto nei campus universitari, dove il livello del dibattito è generalmente più radicale: alcuni studenti ebrei hanno raccontato di non sentirsi più sicuri nelle loro università, e che la polemica attorno ai manifesti ha alimentato un clima d’odio.
Miami – two men were spotted removing posters of Israelis kidnapped by Hamas in the Brickell area.
The men appear to be dentist Ahmed ElKoussa (left) and Xave Ramoul (right). pic.twitter.com/cl2Sec8WlA
— StopAntisemitism (@StopAntisemites) October 18, 2023
Uno dei problemi principali è che, poiché i manifesti possono essere scaricati e stampati da chiunque, non è davvero chiaro con quali intenzione siano affissi, anche se la campagna originale dice che il suo obiettivo è soltanto quello di sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale e cercare di spingere per la liberazione degli ostaggi. Il risultato comunque è che attorno ai volti e ai nomi di persone israeliane civili uccise o tenute prigioniere si è sviluppata una contesa violenta e spregiudicata, come molte di quelle che riguardano il conflitto israelo-palestinese. In certe occasioni i manifesti sono stati anche modificati per cambiarne il significato. A New York hanno cominciato a circolare versioni alterate in cui, al posto della scritta “Rapito”, c’è la scritta “Occupante”. Alcuni di questi manifesti alterati mostrano le foto di bambini israeliani rapiti.
On the Upper East Side posters of kidnapped children have been defaced with the word “occupier.” This is unacceptable. These are innocent children who need to be brought home and returned to their families. 1/2 pic.twitter.com/F1uxGDES04
— Julie Menin (@JulieMenin) October 26, 2023