Le false notizie diffuse sui social che hanno portato all’assalto dell’aeroporto in Daghestan
L'attacco antisemita di domenica è stato organizzato soprattutto su Telegram, dice un'inchiesta del New York Times
Domenica sera centinaia di persone hanno fatto irruzione nell’aeroporto di Machackala, la città principale della repubblica federale russa del Daghestan, con l’intenzione di attaccare un aereo appena atterrato da Israele. La folla, mossa da sentimenti antisemiti e volontà di «vendetta per Gaza» in relazione all’attuale guerra fra Hamas e Israele, è riuscita a entrare nella zona degli arrivi, sulla pista e in alcuni uffici, bloccando diversi viaggiatori con l’obiettivo di verificare se fossero ebrei. Più di sessanta persone sono state poi arrestate, ma l’aeroporto è rimasto chiuso per tutta la sera e per alcune ore la situazione è stata particolarmente tesa.
La folla si era radunata grazie un passaparola costruito sui social e in particolare su alcuni canali Telegram. Attraverso l’analisi dei messaggi di alcuni di questi canali, un’inchiesta del New York Times ha evidenziato come l’attacco di domenica sia stato il risultato di una “campagna d’odio” che andava avanti da oltre due settimane e mezza. Già dall’11 ottobre infatti circolava sui social la notizia che un consistente gruppo di cittadini israeliani, emigrati in passato dal Daghestan, fosse intenzionato a ritrasferirsi nel paese.
Il Daghestan è una repubblica federale russa con circa 3 milioni di abitanti nella regione del Caucaso, al confine con il Mar Caspio, l’Azerbaigian e la Georgia, in cui la maggior parte della popolazione è di religione musulmana. C’è anche una piccola comunità ebraica composta da circa 800 famiglie, molte delle quali concentrate nella città meridionale di Derbent.
I voli diretti fra Tel Aviv e Machackala sono piuttosto frequenti, ma erano stati interrotti per alcuni giorni in seguito all’attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre. La ripresa dei voli, l’11 ottobre, era coincisa con la diffusione delle prime false notizie riguardo al presunto arrivo di «profughi israeliani» in Daghestan. Alcuni canali Telegram coinvolti erano già conosciuti per aver proposto in passato teorie complottiste.
Il 12 ottobre sul canale Voice of Daghestan era stata postata una foto di un gruppo di persone all’aeroporto con alcune bandiere palestinesi, in quello che era definito come un «comitato di accoglienza» per gli israeliani. Non è chiaro se la foto fosse stata effettivamente scattata quel giorno o se fosse precedente, ma ha avuto ampia diffusione.
Nelle settimane successive, e in particolare dal 23 ottobre, erano comparsi numerosi post sui social che riproponevano la notizia dell’arrivo di «ebrei» che si «spacciano per profughi» e che «sono intenzionati a restare» in Daghestan. I post erano sempre più offensivi e violenti e incitavano la popolazione locale a ribellarsi, anche perché si sosteneva che diverse famiglie israeliane avessero fatto richiesta di comprare una casa nel paese attraverso varie agenzie immobiliari. Era di nuovo una notizia falsa, ma le agenzie venivano contattate per davvero: solo che a chiamarle erano le stesse persone che avevano diffuso le notizie false, che volevano “testarne” la risposta, e denunciare pubblicamente quelle che accettavano di trovare casa per i presunti cittadini israeliani.
Il giorno precedente all’attacco all’aeroporto era stata diffusa una foto di un ospite dell’hotel Flamingo di Khasavyurt, altra città del Daghestan. L’ospite era indicato come un “ebreo”: alcune ore dopo una folla di parecchie decine di persone si era radunata fuori dall’hotel e alcune persone erano entrate nella struttura per verificare «camera per camera» che non ci fossero ospiti ebrei. La direzione dell’hotel in seguito a queste perquisizioni aveva esposto un cartello in cui si segnalava che l’ingresso non era permesso «agli ebrei israeliani».
I canali Telegram sono stati decisivi anche nell’organizzare l’assalto della folla all’aeroporto.
Già 24 ore prima che il volo da Tel Aviv arrivasse in città erano stati condivisi post con il dettaglio degli orari e istruzioni per «incontrare gli ospiti». I post che invitavano «più persone possibili» a radunarsi avevano ottenuto grande rilevanza, comparendo su canali russi con più di 600mila follower complessivi. L’imminente arrivo della folla era atteso anche dai servizi di sicurezza dell’aeroporto e dalla polizia: gli agenti si erano preparati già ore prima dell’atterraggio, ma in seguito non sono riusciti a fermare l’attacco (forse perché la folla era molto più numerosa di quanto ci si aspettasse).
The hunt for Jews at the airport in Dagestan continues, to the soundtrack of “Allahu Akbar” screams. They even look into the plane’s engines, maybe someone is hiding there. Pogroms, a proud Russian tradition, now carried out by Muslim mobs running free with zero police presence pic.twitter.com/XaH3z9OvtH
— Boaz Arad 博雅 (@aradboaz) October 29, 2023
Venti persone, fra cui alcuni agenti di polizia, sono state lievemente ferite durante l’assalto, durante il quale sono stati urlati insulti verso gli ebrei e cori di sostegno per la Palestina. Dopo le violenze alcuni dei canali Telegram coinvolti nella diffusione di false notizie e di incitamenti alla violenza sono stati chiusi.