La proposta del governo di prelevare contanti dai negozi
Lo prevede la legge di bilancio in discussione in parlamento: servirebbe dove ci sono pochi bancomat ma ci sono ancora pochi dettagli
Nel disegno di legge di bilancio depositato in Senato all’articolo 85 ci sono una serie di misure per i piccoli comuni e per le zone particolarmente isolate o svantaggiate: tra queste è stata inserita al comma 3 una norma che cambierebbe le disposizioni anti riciclaggio e che renderebbe possibile prelevare contanti sotto i 250 euro anche tramite POS negli esercizi commerciali convenzionati, come negozi di prossimità, tabaccai, supermercati e così via.
L’idea del governo è di facilitare i prelievi anche nelle zone più isolate dove ci sono sempre meno bancomat e dove è piuttosto complicato avere accesso al denaro contante per chi ne necessita. Il testo della legge di bilancio è comunque appena arrivato in parlamento: deve ancora essere discusso e votato entro il 31 dicembre prima di entrare in vigore. Non è ancora detto che questa misura sarà effettivamente introdotta e se ne discute ancora in via ipotetica.
La norma prevede il cambiamento dei limiti entro cui sono dovuti i controlli anti riciclaggio nel caso di operazioni «occasionali effettuate tramite reti distributive terze» e tramite operatori convenzionati, come potrebbe essere appunto il prelievo di contanti presso un negozio o un tabaccaio. Come spiega la relazione tecnica alla legge di bilancio, per queste categorie le regole attuali prevedono un controllo su qualsiasi cifra, di fatto impedendo di erogare questo servizio agli esercizi che non svolgono attività finanziaria di mestiere e che non sono attrezzati per i controlli anti riciclaggio. La legge di bilancio prevederebbe che tale controllo non sia dovuto per i prelievi sotto i 250 euro, come effettivamente avviene nel caso in cui il prelievo sia effettuato presso un normale bancomat.
In questo modo anche gli esercizi commerciali potrebbero concretamente garantire questo servizio: come dice nella relazione tecnica, il governo ritiene che sotto la cifra di 250 euro non ci sia un reale rischio di riciclaggio di denaro dato che la persona che fa il prelievo è comunque già cliente di banca, e quindi già soggetta a una certa supervisione.
Non è ancora chiaro come avverrebbe materialmente l’operazione, se come un normale pagamento tramite carta e pin o se in altra maniera. Nella relazione tecnica è spiegato che potrebbero essere usate tecnologie anche innovative come «l’uso di QR code tramite device connessi a internet»: usare metodi troppo sofisticati rischierebbe però di allontanare le persone a cui potrebbe rivolgersi la misura, come chi è poco abituato all’uso della carta anche per i piccoli pagamenti e soprattutto della tecnologia, e che per questo vuole il contante.
In più ancora non è neanche chiaro in che misura gli esercenti debbano essere sempre obbligati a detenere il denaro contante per far fronte alle richieste e soprattutto se venga loro corrisposta una commissione.
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Se effettivamente questa norma dovesse essere confermata al momento dell’approvazione della legge di bilancio, consentirebbe di prelevare in questi punti convenzionati su tutto il territorio nazionale, anche se è stata pensata per le aree particolarmente isolate ed è stata inserita all’articolo destinato alle misure per i piccoli comuni.
La carenza nei piccoli centri di sportelli per prelevare è un problema noto da tempo. Anche se questa misura rischia di essere controproducente per una sempre maggiore diffusione dei pagamenti elettronici, soprattutto in ottica di contrasto all’evasione fiscale, risponderebbe alla necessità di rendere i punti di prelievo più capillari sul territorio.
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Secondo uno studio della FABI, la Federazione Autonoma Bancari Italiani, in Italia ci sono più di 4 milioni di persone senza accesso diretto a una banca, il 7 per cento della popolazione totale. Sono gli abitanti dei 3.062 comuni nei quali non sono più presenti filiali bancarie, il 38 per cento del totale dei comuni italiani.
Ci sono differenze significative a seconda dell’area geografica. Al Nord il problema della carenza di sportelli interessa il 6 per cento della popolazione e al Centro il 3,2 per cento. Al Sud e nelle isole la questione è decisamente più marcata e gli abitanti che non hanno più una filiale di prossimità né a distanza contenuta rappresentano il 10,7 per cento dei residenti.
Tra le regioni più grandi, quella che presenta una minore presenza di banche è la Calabria, che ha il 28,8 per cento dei cittadini residenti in territori non coperti da filiali bancarie. Seguono il Piemonte (13,8 per cento), l’Abruzzo (12,6), la Campania (12,5). Fra le regioni più piccole, la situazione peggiore è in Molise, con il 37,3 per cento della popolazione senza una filiale nel proprio comune, e in Valle D’Aosta (33,4 per cento). Emilia-Romagna e Toscana sono, invece, le regioni con una maggiore diffusione degli sportelli bancari: la popolazione che risiede in comuni senza banche è rispettivamente l’1,2 per cento e l’1,5 per cento del totale.
I numeri dei cittadini sprovvisti di filiali di prossimità dicono già molto, ma si riesce a inquadrare meglio la questione se la si guarda da un’altra prospettiva, ossia osservando il numero dei comuni senza filiale sul totale dei comuni italiani e non la popolazione interessata. I dati sono gli stessi ma la gravità della questione emerge meglio. La regione con il maggior numero di comuni senza filiali è il Piemonte, in cui mancano in 713 comuni, ossia il 60 per cento dei comuni della regione. Seguono la Lombardia, in cui non ci sono sportelli bancari in 483 comuni, ossia un terzo dei comuni della regione, la Calabria, in cui mancano in 280 comuni, ossia il 70 per cento, la Campania (280 comuni, esattamente la metà), il Lazio (179 enti locali, il 47 per cento), e l’Abruzzo (173 enti locali, il 56 per cento).
Si tratta di numeri molto elevati, che tuttavia interessano principalmente i piccoli comuni, dove per l’industria bancaria in generale non era più conveniente mantenere una filiale e sostenerne i relativi costi (affitto e personale) o non lo è mai stato: secondo dati di Banca d’Italia nel 2010 i comuni senza neanche uno sportello bancario erano il 27 per cento del totale.
Non è quindi un problema nato oggi, ma noto da tempo e che col tempo si è solo aggravato: gli sportelli erano 32.881 nel 2012, mentre a fine 2021 erano 21.650. Nel giro di quasi dieci anni si sono ridotti di un terzo e gli abitanti hanno perso 11 mila filiali.
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