Il nuovo eterogeneo governo del Montenegro
Guidato dall'europeista Milojko Spajic, comprende anche politici filorussi e anti-europei, e ci sono molte incertezze su come funzionerà
Martedì, dopo settimane di negoziazioni e cinque mesi dopo le ultime elezioni, il parlamento del Montenegro ha dato la fiducia a un nuovo governo, guidato da Milojko Spajic, leader del movimento centrista Europa Ora (PES). La coalizione guidata dal PES aveva vinto le elezioni parlamentari dello scorso giugno, ma non aveva i voti sufficienti per formare un governo autonomo, e i negoziati con altri partiti si sono protratti per mesi.
Spajic è un economista di 36 anni ed è il primo ministro più giovane d’Europa. La nuova coalizione ha ottenuto la fiducia con 46 deputati favorevoli su 66 presenti (il parlamento del Montenegro, unicamerale, ha 81 deputati in tutto), ed è molto eterogenea: oltre al PES, che ha posizioni fortemente europeiste, comprende anche Per il Futuro del Montenegro, coalizione conservatrice, populista e filorussa, e una serie di piccoli partiti che rappresentano la minoranza albanese.
La coalizione Per il Futuro del Montenegro ha accettato di sostenere il governo di Spajic in cambio della nomina del proprio leader, Andrija Mandic, a presidente della Camera: la nomina è avvenuta il giorno prima della seduta in cui si è votata la fiducia, durata fino a notte fonda. Secondo diversi analisti la nomina di Mandić potrebbe ostacolare le ambizioni europeiste del Montenegro, il cui il processo di adesione all’Unione Europea è iniziato nel 2012.
Più in generale le posizioni di Mandic sono piuttosto inconciliabili con quelle di Spajic: il movimento Europa Ora ha posizioni fortemente europeiste e sostiene l’appartenenza del Montenegro alla NATO, l’alleanza militare che comprende buona parte dei paesi occidentali, di cui il Montenegro fa parte dal 2017. Nel suo discorso di insediamento come primo ministro, martedì, Spajic ha detto che la «piena adesione» all’Unione Europea e il fatto di avere un ruolo «attivo e credibile» nella NATO saranno tra le sue principali priorità.
Mandic, invece, durante la campagna elettorale aveva duramente criticato l’adesione del Montenegro alla NATO e l’imposizione di sanzioni contro la Russia per via dell’invasione dell’Ucraina, e si era espresso contro il referendum che nel 2006 aveva portato il paese a dichiarare la propria indipendenza dalla Serbia. Mandic si oppone inoltre al riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, ex provincia serba, ed è molto vicino sia al presidente russo Vladimir Putin che al presidente serbo Aleksandar Vucic.
Dopo essere stato nominato presidente della Camera, Mandic ha detto che si sarebbe impegnato a «riconciliare le divisioni», ma la sua nomina è stata molto contestata: i deputati dell’opposizione, soprattutto del Partito Democratico dei Socialisti (DPS), hanno legato un nastro nero ai microfoni dei propri seggi per indicare quello che hanno definito «un giorno nero per la democrazia in Montenegro», e hanno poi lasciato l’aula.