L’esodo degli afghani dal Pakistan
Il governo pakistano aveva ordinato loro di andare via entro il primo novembre: lo hanno già fatto in circa 200mila, tra sfratti e demolizioni
A poche ore dalla scadenza dell’ordine di lasciare il Pakistan entro il primo di novembre, il governo pakistano ha fatto sapere che sono state circa 200mila le persone afghane irregolari già rientrate nel loro paese. All’inizio di ottobre le autorità del Pakistan avevano ordinato alle decine di migliaia di famiglie afghane che vivevano illegalmente nel paese di andare via, citando presunte minacce per la sicurezza nazionale. Le immagini diffuse dalle agenzie di stampa in questi giorni mostrano l’esodo di centinaia di migliaia di persone dirette verso l’Afghanistan, che è cominciato ormai da diverse settimane, ma anche le moltissime sfollate a causa degli sfratti e delle demolizioni ordinate dal Pakistan per accelerare il processo.
Si stima che in Pakistan vivano 3,7 milioni di persone afghane, e che di queste 1,7 milioni siano senza documenti. Fra queste ci sono famiglie che vivevano nel paese da decine di anni.
Un funzionario della provincia del Khyber Pakhtunkhwa, che confina con l’Afghanistan, ha detto a Reuters che nelle ultime due settimane circa 104mila persone afghane che vivevano da tempo in Pakistan senza aver mai ottenuto i documenti necessari sono rientrate nel loro paese passando da Torkham, nel nord-est del paese. Altre persone, anche se non è chiaro quante, sono rientrate in Afghanistan passando da Chaman, che si trova più a sud, nella provincia del Belucistan. In totale secondo il ministero dell’Interno del Pakistan le persone rientrate negli ultimi due mesi sarebbero circa 200mila.
Molti afghani erano emigrati in Pakistan per cercare opportunità economiche migliori già a partire dagli anni Settanta. Molti però lo avevano fatto per sfuggire dall’occupazione dell’Unione Sovietica negli anni Ottanta, dall’invasione da parte degli Stati Uniti fra il 2001 e il 2021, o dal regime talebano, al potere negli anni Novanta e poi di nuovo dal 2021. Fra le persone costrette a lasciare il Pakistan ce ne sono anche alcune che rischiano ripercussioni da parte dei talebani per aver collaborato con le forze di occupazione internazionali. Ciononostante, di recente il governo pakistano ha avviato una politica più restrittiva nei confronti delle persone afghane, accusandole di essere coinvolte in attacchi terroristici, nel contrabbando e in altre attività criminali.
Secondo il governo pakistano, gli afghani irregolari sarebbero una minaccia per la sicurezza del paese, e sarebbero responsabili di diversi attacchi bomba compiuti nel paese negli ultimi anni. A inizio ottobre il ministro dell’Interno pakistano, Sarfraz Bugti, aveva detto che gli afghani che erano in Pakistan irregolarmente avrebbero potuto andare via «volontariamente». In caso contrario però sarebbero stati espulsi.
Il Pakistan ha detto che da giovedì rafforzerà i controlli per individuare e rimpatriare tutte le persone che vivono illegalmente nel paese e non se ne sono ancora andate.
Dopo l’annuncio, molti afghani sono stati sfrattati dalle loro case, visto che i proprietari che affittano a persone senza i documenti rischiano multe salate. Sulle strade per i passaggi di frontiera si sono formate lunghe code di camion che trasportano i beni di intere famiglie. Al di là del confine invece si sono attivate alcune associazioni che forniscono assistenza alle persone in viaggio.
La decisione del governo pakistano è stata criticata da diverse associazioni per i diritti umani, ma anche dal governo afghano, che dal 2021 è controllato dai talebani e non sembra in grado di gestire un flusso così grande di persone, che secondo un portavoce del ministero per i Rifugiati afghano in questi giorni è tre volte superiore alla norma.
L’amministrazione dei talebani ha chiesto al Pakistan più tempo per gestire il rimpatrio delle persone afghane, che saranno collocate in campi provvisori, mentre il governo cercherà di trovare loro lavoro e sistemazione. Ha anche offerto tutele ai cittadini afghani che erano scappati per motivi politici e che adesso dovendoci rientrare temono ripercussioni, anche se tra chi deve tornare in Afghanistan sembra esserci poca fiducia sul fatto che queste promesse verranno mantenute.
Da quando sono tornati al potere in Afghanistan, nell’agosto del 2021, i talebani hanno progressivamente eroso le libertà nel paese, soprattutto nei confronti delle donne. Hanno applicato in maniera ancora più rigida la sharia, cioè l’insieme di princìpi morali e giuridici islamici che i talebani interpretano in una forma estremamente radicale, con fustigazioni ed esecuzioni pubbliche, e hanno fatto sprofondare il paese in una grave crisi. Tra le altre cose, secondo la Banca Mondiale dall’inizio dell’estate del 2021 al giugno del 2023 la disoccupazione in Afghanistan è più che raddoppiata, e secondo l’ONU i due terzi della popolazione civile necessitano di aiuti umanitari.
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