La Bolivia ha interrotto i rapporti diplomatici con Israele a causa della guerra a Gaza, e Colombia e Cile hanno richiamato i propri ambasciatori
Il viceministro degli Esteri boliviano Freddy Mamani ha detto che la Bolivia ha interrotto i rapporti diplomatici con Israele a causa dell’offensiva militare «aggressiva e sproporzionata» che l’esercito israeliano sta portando avanti nella Striscia di Gaza. Nella conferenza stampa in cui martedì la Bolivia ha annunciato l’interruzione dei rapporti con Israele, la ministra della Presidenza boliviana Maria Nela Prada (una sorta di equivalente del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio in Italia) ha anche chiesto la fine dei bombardamenti, aggiungendo che il suo paese invierà aiuti umanitari alla Striscia. Al contempo, Cile e Colombia hanno richiamato i propri ambasciatori da Tel Aviv.
Storicamente i paesi dell’America Latina con governi di sinistra tendono a sostenere la causa palestinese, mentre quelli con governi più conservatori sono allineati alla posizione degli Stati Uniti, il principale alleato di Israele.
Nel comunicato con cui ha fatto sapere di aver richiamato il proprio ambasciatore nel paese, il presidente cileno Gabriel Boric ha accusato Israele di «violazioni inaccettabili del diritto umanitario internazionale» e di aver avviato un piano di «punizione collettiva contro la popolazione civile palestinese». Anche Gustavo Petro, il presidente della Colombia, ha richiamato il suo ambasciatore in Israele e denunciato un «massacro del popolo palestinese». Altri paesi latinoamericani, tra cui Messico e Brasile, si sono limitati a chiedere un cessate il fuoco.
La Bolivia aveva interrotto i legami con Israele già nel 2009, sempre a causa delle operazioni israeliane nella Striscia. I legami tra i due paesi erano stati ristabiliti solo nel 2020. In risposta all’annuncio di martedì sera, il ministero degli Esteri israeliano ha cercato di minimizzare la questione, dicendo che «in ogni caso le relazioni tra i due paesi non erano significative».
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