Emmanuel Macron contro la scrittura inclusiva nella lingua francese
Ha invitato a «non cedere alla moda del momento», riferendosi a simboli ed espedienti per rendere le parole più neutre che in Francia sono piuttosto diffusi
Lunedì durante l’inaugurazione del centro culturale Cité internationale de la langue française nella cittadina di Villers-Cotterêts il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto un discorso in cui ha esaltato la lingua francese come patrimonio che «forgia la nazione», sottolineando che è importante «conservarne le basi, i fondamenti della sua grammatica e la forza della sua sintassi» e non farla «cedere alla moda del momento». Quest’ultimo è un riferimento all’uso della scrittura inclusiva, cioè agli espedienti che negli ultimi anni sono stati introdotti in alcuni ambienti per rendere il linguaggio meno sessista.
Anche più di quanto stia accadendo per l’italiano, negli ultimi tempi in Francia stanno diventando di uso sempre più comune alcuni neologismi e simboli utilizzati per rendere la lingua francese più inclusiva ed evitare l’uso del maschile sovraesteso, cioè del maschile plurale per indicare gruppi con individui sia maschili che femminili o del maschile singolare per elementi di cui non si sa il genere. Ad esempio in francese è stato proposto e si è diffuso il pronome personale neutro “iel” dall’unione del pronome personale maschile “il” e di quello femminile “elle”. Nel 2021 l’illustre vocabolario Le Robert aveva aperto un dibattito nella politica e sui giornali perché l’aveva aggiunto alla sua edizione online. Nello stesso anno l’uso di neologismi neutri di questo tipo nelle scuole fu vietato dall’allora ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer.
La formula che però viene usata più spesso è quella che prevede l’aggiunta prima della desinenza di una parola di uno o più punti seguiti dalle desinenze sia maschili che femminili: ad esempio, invece di scrivere “tous les étudiants”, al maschile, per indicare “tutti gli studenti e le studenti” è ormai abbastanza normale usare la formula “tou.te.s les étudiant.e.s”, che tiene insieme sia i maschili “tous” e “étudiants” che i femminili “toutes” e “étudiantes”. In francese non c’è una desinenza per il genere neutro, e in questo modo oltre a non far prevalere il maschile sul femminile l’espressione include anche le persone non binarie.
Uno dei collaboratori di Macron ha detto a Le Monde che secondo loro «aggiungere difficoltà alla scrittura favorisce l’esclusione sociale». Secondo Macron inoltre in francese il maschile varrebbe già come neutro e «non è necessario aggiungere punti in mezzo alle parole per rendere la lingua francese leggibile». È un argomento che viene usato spesso anche in Italia, ma che non è esattamente corretto: sebbene sia vero che il maschile si sia affermato anche per indicare gruppi misti o elementi di cui non si conosce il genere, quest’uso non basta a renderlo neutro da un punto di vista linguistico. Per chi contesta l’uso del maschile sovraesteso la questione non è solo teorica e linguistica, ma ha un impatto concreto nella vita delle persone per cui la prevalenza del maschile sul femminile ha un effetto anche a livello di immaginario, pensiero e comprensione del mondo.
Vari politici francesi, anche quelli di destra moderata, come nel caso del partito di Emmanuel Macron, si sono spesso detti contrari all’utilizzo della scrittura inclusiva nei documenti ufficiali. Nel 2017 il primo ministro Edouard Philippe, di centrodestra, aveva diffuso una circolare che «invitava» i ministri a non utilizzare la scrittura inclusiva nei testi che sarebbero stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale della Repubblica francese.
Che la scrittura inclusiva sia complessa per le persone «con disabilità, dislessia o analfabete» è la motivazione che hanno dato anche i senatori del partito dei Repubblicani presentando un disegno di legge che vieta alcuni elementi di scrittura inclusiva in diversi documenti ufficiali. La proposta è stata approvata dal Senato lunedì sera con 221 voti a favore e 82 contrari e ora verrà esaminato dalla Camera, dove però la maggioranza conservatrice è meno forte. La legge vieterebbe l’utilizzo della lingua inclusiva in documenti ufficiali in lingua francese come i contratti di lavoro, i regolamenti interni delle aziende, i libretti di istruzioni e i documenti giuridici, e inserirebbe questi divieti anche nel Codice dell’istruzione, in continuità con la circolare del 2021.
L’opposizione ha criticato queste motivazioni ribattendo che si tratta di una scusa per giustificare una tendenza sessista e conservatrice di lunga data. Quella contro la scrittura inclusiva è infatti una battaglia portata avanti a lungo dai partiti di estrema destra: l’ultimo disegno di legge che voleva limitarne l’uso era stato presentato e poi ritirato dal partito di estrema destra Rassemblement National nel 2022. Marine Le Pen, ex leader del partito e attuale capogruppo alla Camera, ha scritto lunedì su X (Twitter) che la lingua francese è un «tesoro inestimabile» che va protetto «dal wokismo, di cui la scrittura inclusiva è una manifestazione sinistra e grottesca».
– Leggi anche: In Francia si discute di grammatica e “scrittura inclusiva”