Il finto programma horror trasmesso dalla BBC ad Halloween, che molti presero per vero

Nel 1992 “Ghostwatch” causò traumi nei bambini e fu seguito da proteste e denunce

ghostwatch
Una scena del film del 1992 “Ghostwatch”

La sera di sabato 31 ottobre 1992 il canale principale della BBC, la televisione pubblica britannica, trasmise un finto programma in diretta presentandolo come «un film insolito e a tratti inquietante per celebrare Halloween». Un’ampia parte del pubblico, quella che non aveva ascoltato o aveva ascoltato distrattamente quel messaggio introduttivo, prese il film, intitolato Ghostwatch, per un vero programma in diretta di indagini sul paranormale. Ad accrescere la credibilità della trasmissione, che fu vista da circa 11 milioni di spettatori e spettatrici, contribuirono la reputazione della rete televisiva e la notorietà di un conduttore e di una presentatrice che recitavano nella parte di sé stessi.

Ghostwatch, che era stato scritto dallo sceneggiatore gallese di film horror Stephen Volk, non fu mai ritrasmesso: sia per l’imbarazzo che aveva procurato alla BBC, sia per la triste popolarità che ottenne in brevissimo tempo. Una coppia di genitori, tra le molte famiglie sconvolte, attribuì al programma la responsabilità del suicidio del figlio di 18 anni, avvenuto cinque giorni dopo la messa in onda. Nel 1994 un breve articolo sulla rivista scientifica British Medical Journal descrisse inoltre i casi di due bambini di 10 anni con sintomi da disturbo da stress post traumatico (PTSD) indotto dalla visione del film.

Ghostwatch era stato girato settimane prima di Halloween e presentava e approfondiva la storia di una casa infestata a Northolt, nella zona ovest di Londra. Alternava commenti e analisi in studio a collegamenti con una troupe inviata nella casa, durante i quali si verificavano vari incidenti e fenomeni paranormali che nel finale del programma coinvolgevano anche le persone nello studio. Sia durante che alla fine di Ghostwatch decine di migliaia di telefonate da parte di persone sconvolte e inferocite per il programma – ma alcune anche ammirate – intasarono il centralino della BBC, che fu duramente criticata e dovette poi rassicurare il pubblico sul fatto che il programma fosse finto.

ghostwatch parkinson

Michael Parkinson in una delle prime scene di “Ghostwatch”

Il film fu trasmesso sabato 31 ottobre su BBC1 (poi diventato BBC One nel 1997), il canale più popolare nel Regno Unito, in un giorno della settimana in cui per altri programmi in altri momenti dell’anno c’erano a volte anche 15 milioni di persone davanti alla tv. Cominciò intorno alle nove e mezzo, dopo i servizi del notiziario sportivo e le previsioni meteorologiche, e fu presentato come uno dei film per la tv del ciclo settimanale Screen One. In un breve messaggio introduttivo una voce fuori campo annunciò l’inizio del film, «insolito e a tratti inquietante»: fu l’unico messaggio della sera del 31 ottobre che chiarì in modo esplicito, e nemmeno troppo, che Ghostwatch era un film.

Dopo una breve sigla, la prima scena mostrava il popolare conduttore televisivo e giornalista inglese Michael Parkinson che diceva: «Il programma che state per guardare è un’eccezionale indagine dal vivo sul soprannaturale». Introducendo la storia oggetto dell’indagine, durata dieci mesi, Parkinson mostrava subito alcuni filmati da lui descritti come le registrazioni di una telecamera di sicurezza nella camera da letto di due bambine, Kim e Suzanne Early, che vivevano in una casa infestata a Northolt insieme alla madre, Pam, interpretata da un’attrice professionista (Bríd Brennan).

Durante il film veniva spiegato che la famiglia Early era tormentata da uno spirito maligno responsabile di diversi poltergeist, cioè spostamenti di oggetti e altri fenomeni fisicamente inspiegabili. Una delle due bambine era anche abitualmente posseduta dallo spirito, da loro chiamato “Mr. Pipes” per via dei rumori nelle tubature (pipes) che spesso preannunciavano la sua comparsa. La storia si sviluppava man mano che emergevano nuovi dettagli, sia in studio sia nella casa infestata, dove oltre alle tre abitanti si trovava in collegamento con lo studio una troupe guidata da Sarah Greene, una nota presentatrice televisiva dell’epoca, e Craig Charles, un attore che faceva la parte dell’altro inviato per il programma.

La notorietà di Parkinson e Greene fu ritenuta una delle principali ragioni della credibilità della messa in scena. E il fatto che all’epoca lei presentasse un programma per bambini, tra le altre cose, aggravò la posizione della BBC perché fu interpretato da molti genitori come una rassicurazione implicita sul fatto che Ghostwatch sarebbe stato un programma – o un film, a seconda dell’attenzione del pubblico – per famiglie. Nello studio insieme a Parkinson c’era, oltre a un’esperta di fenomeni paranormali interpretata da un’attrice, un altro vero conduttore radiofonico e televisivo, Mike Smith, noto allora per aver condotto programmi popolari come Top of the Pops. Nel film faceva la parte del co-conduttore che raccoglie le telefonate del pubblico da casa. Insieme a numerose comparse, recitavano quindi nel ruolo di sé stesse quattro persone molto note al pubblico: Parkinson, Greene, Charles e Smith.

Da finto programma in diretta, inizialmente non troppo disturbante, Ghostwatch assumeva via via le caratteristiche di un film di genere: una specie di via di mezzo tra un horror e un falso documentario (mockumentary), in cui fatti inspiegabili e fenomeni soprannaturali mettevano a rischio la sicurezza dei personaggi. Per quanto “artigianale” e piuttosto goffo nelle recitazioni, faceva uso di tecniche cinematografiche tipiche del genere horror, tra cui diversi jumpscare (cioè quelle scene in cui personaggio spaventoso compare all’improvviso) inseriti da Volk nella sceneggiatura. In alcuni fotogrammi era inoltre possibile notare molto fugacemente la figura dello spirito maligno, interpretato da un attore con una maschera spaventosa.

ghostwatch greene

Sarah Greene durante un collegamento dalla casa infestata nel film “Ghostwatch”

La storia di Mr. Pipes veniva ricostruita e approfondita attraverso le informazioni fornite da finte telefonate in diretta, testimonianze di vicini di quartiere, analisi di vari documenti in studio e anche riprese nella casa con una telecamera a raggi infrarossi. Si scopriva, tra le altre cose, che era uno spirito che aveva posseduto un pedofilo morto suicida nel seminterrato della casa infestata. A un certo punto la troupe filmava anche una possessione in diretta di una delle bambine, doppiata da una voce maschile demoniaca.

Nel frattempo le finte telefonate in studio informavano di strani fenomeni in atto nelle case di chi chiamava al programma, suggerendo l’ipotesi che la trasmissione fosse stata utilizzata dallo spirito per una specie di seduta spiritica collettiva nazionale. Una volta caduto il finto collegamento in diretta con la casa infestata, il film si concludeva con la manifestazione dello spirito anche nello studio, oscurato per un improvviso blackout.

Il film fu girato un mese e mezzo circa prima della sera di Halloween, nello studio D della BBC a Clarendon Road e in una casa a Northolt. Le scene già girate per le strade del quartiere e nella casa furono poi riprodotte nello studio, montandole in un modo che facesse sembrare reali e in diretta i collegamenti tra lo studio e l’esterno, senza alcuna colonna sonora e utilizzando soltanto effetti sonori alquanto macabri. Il numero di telefono mostrato in sovrimpressione durante il film, a cui gli spettatori e le spettatrici avrebbero dovuto chiamare per condividere una loro esperienza con i fenomeni soprannaturali, era il consueto numero utilizzato dalla BBC per le trasmissioni in diretta.

Durante la trasmissione di Ghostwatch alle prime persone che telefonarono fu prima di tutto ricordato con un messaggio registrato che il programma era di finzione, e poi data la possibilità di condividere la loro storia di fantasmi. A causa del rapidissimo intasamento delle linee la maggior parte di loro ascoltò però soltanto il messaggio che indicava che la linea era occupata: un fatto che aumentò involontariamente il realismo della messa in scena, dal momento che la linea risultava occupata abbastanza spesso durante i veri programmi in diretta di BBC.

Un’altra parte significativa del successo della messa in scena dipese dalla capacità di Volk, del regista Lesley Manning e del cast di non far trapelare all’esterno del gruppo dettagli sulla sceneggiatura e non condividere l’idea alla base della trasmissione se non con la produzione. Su programmi radiofonici e riviste che si occupavano della programmazione televisiva però Ghostwatch fu pubblicizzato come un film: né prima né dopo la messa in onda ci fu alcun tentativo di farlo passare per una vera trasmissione in diretta.

In un articolo pubblicato nel 2022 in occasione dei trent’anni del film, definendo Ghostwatch «90 minuti della televisione più ambigua, terrificante, intelligente e ambiziosa della storia», l’Independent scrisse che quel film fu un fenomeno irripetibile, perché è «inimmaginabile che nell’era di Internet un programma del genere non trapeli prima della pubblicazione, non diventi oggetto di congetture e non venga smontato già al primo secondo di trasmissione».

Preoccupata per l’effetto che avrebbe potuto suscitare sul pubblico, la BBC discusse poco prima della messa in onda della possibilità di cancellare il film dalla programmazione. Alla fine, contro il parere di Volk, decise quantomeno di aggiungere dei titoli di testa in cui compariva chiaramente il nome degli autori della sceneggiatura. Discusse anche l’idea di mostrare ogni tanto durante la trasmissione messaggi in sovrimpressione che ricordassero al pubblico che Ghostwatch era un film: idea respinta da Volk, perché avrebbe disturbato la visione e snaturato tutta l’iniziativa.

ghostwatch fine

Michael Parkinson nell’ultima scena di “Ghostwatch”

Nella serata del 31 ottobre 1992, stando ai racconti di autori e produttori, la BBC ricevette complessivamente tra 20 e 30mila telefonate di persone turbate, arrabbiate e, in pochi casi, positivamente stupite. Molte persone avevano cominciato a vedere il film da un certo punto in poi, perdendosi quindi l’introduzione. Altre, pur avendo visto tutto dall’inizio, non avevano fatto troppo caso a quel messaggio iniziale ed erano seriamente convinte della realtà del racconto. Un prete telefonò per lamentarsi del fatto che la trasmissione, pur essendo di finzione, avesse evocato forze demoniache.

A mezzanotte inoltrata, dopo la fine della trasmissione sportiva Match of the Day, trasmessa normalmente dopo Ghostwatch, la persona che annunciava la programmazione lesse un messaggio: «Se eravate sintonizzati anche prima per vedere Ghostwatch, vi assicuro che era solo un film e che va tutto bene qui al Television Centre [il quartier generale della BBC Television fino al 2013]». Non bastò nemmeno quell’annuncio: lunedì 2 novembre Greene, di cui nel film si perdono le tracce dopo l’interruzione del collegamento con la casa infestata, dovette rassicurare il pubblico del programma per bambini che conduceva all’epoca, Children’s BBC, sul fatto che non ci fosse niente di vero nel film.

La trasmissione di Ghostwatch in prima serata e senza alcun avviso in sovrimpressione – che da un lato generò nel corso del tempo anche estesi apprezzamenti e fenomeni di culto – provocò nell’immediato numerose proteste e denunce contro la BBC. Volk disse che le lamentele arrivarono da gente spaventata, in parte, ma soprattutto da persone che si fidavano della BBC e sentivano che il programma «avesse tradito quella fiducia».

I genitori di un ragazzo diciottenne di Nottingham con un disturbo dell’apprendimento accusarono la BBC della morte del figlio, che si era suicidato il 5 novembre. Nella tasca del pantalone fu ritrovato un messaggio, rivolto alla madre: «Ti prego, non preoccuparti. Se esistono i fantasmi diventerò uno di loro, e starò per sempre con te come fantasma».

Il padre del ragazzo disse di ritenere la BBC «completamente responsabile», ma che non avrebbe sporto denuncia perché non poteva permetterselo. Disse che dopo aver visto il film il figlio aveva chiesto di dormire con la luce accesa, cosa che non aveva mai fatto prima, ed era preoccupato per i rumori provenienti dalle tubature del riscaldamento. La BBC espresse solidarietà alla famiglia da parte dell’azienda e di tutte le persone che avevano lavorato alla realizzazione del film, molte delle quali stupite dalle reazioni del pubblico.

A seguito di decine di denunce, un’indagine richiesta da un giudice e condotta dalla Broadcasting Standards Commission – la commissione che regolava gli standard delle telecomunicazioni (oggi assorbita dalla Office of Communications, un ente pubblico con maggiori incarichi e competenze) – concluse che la BBC aveva il dovere di fare di più per far capire al pubblico che era un film. I produttori del film si difesero sostenendo che Ghostwatch era andato in onda durante uno spazio della programmazione abitualmente dedicato ai film, ma si scusarono con il pubblico per non aver reso più chiara ed esplicita la distinzione tra realtà e finzione.

Nel 1994 una coppia di psichiatri dell’ospedale Gulson, a Coventry, descrisse in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal il caso di due pazienti di 10 anni arrivati nell’ospedale per ricevere cure psichiatriche e guariti soltanto dopo diverse sedute di psicoterapia. Entrambi manifestarono sintomi da disturbo da stress post traumatico (PTSD) dopo aver visto Ghostwatch: erano continuamente spaventati, chiedevano di non essere mai lasciati da soli e soffrivano di attacchi di panico. Gli psichiatri li descrissero come i primi casi studiati di PTSD indotto dalla visione di un programma televisivo.

Fin dai primi giorni dopo la trasmissione la BBC prese rapidamente le distanze dal film, per le polemiche che aveva provocato e gli incidenti a cui era stato associato. Ghostwatch non fu mai più ritrasmesso, cosa che in anni in cui Internet doveva ancora arrivare alimentò ulteriormente la curiosità e l’interesse di appassionati e fanatici. Nessuno, a parte le persone che lo avevano registrato, ebbe modo di rivedere il film prima del decimo anniversario della trasmissione, quando uscì in DVD, nel 2002. Dal 2017 è disponibile sulla biblioteca di contenuti digitali Internet Archive.

Sebbene associato nella memoria di molte persone a conseguenze spiacevoli e in alcuni casi tragiche, Ghostwatch è ancora oggi ricordato come un caso piuttosto unico di produzione televisiva in grado di anticipare un genere cinematografico di grande successo nei decenni successivi: quello del found footage, alla base di film horror molto celebrati come The Blair Witch Project, Rec e Paranormal Activity.

***

Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.