In Venezuela i risultati delle primarie dell’opposizione sono stati “sospesi”
Lo ha deciso la Corte Suprema, considerata vicina al presidente autoritario Nicolás Maduro, parlando di presunte violazioni alle regole
La Corte Suprema del Venezuela ha “sospeso” il processo delle primarie dei partiti dell’opposizione che si sono tenute domenica 22 ottobre, non riconoscendo quindi la vittoria della liberale centrista María Corina Machado, che aveva ottenuto più del 90 per cento dei voti. La Corte, che è composta da molti alleati dell’attuale presidente Nicolás Maduro, ha sostenuto che durante le elezioni ci siano state violazioni di vario tipo e ha stabilito che Machado non potrà candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024. Ha “sospeso” il processo delle primarie significa quindi che vuole fare ulteriori verifiche su quanto accaduto per poi prendere una decisione definitiva.
Al momento non è certo che il processo per scegliere il candidato dell’opposizione per le prossime presidenziali verrà annullato. Secondo i critici comunque la decisione della Corte è solo l’ultimo tentativo di ostacolare le opposizioni nel paese, che da oltre dieci anni è governato in maniera autoritaria da Maduro.
Quelle del 22 ottobre erano state le prime elezioni primarie organizzate in maniera indipendente nel paese da molto tempo. Si erano tenute pochi giorni dopo che il governo e le opposizioni avevano concluso un importante accordo per garantire la presenza durante le presidenziali del 2024 di osservatori esterni e indipendenti, tra cui le Nazioni Unite e l’Unione Europea. Le elezioni del 2018 vinte da Maduro erano state considerate illegittime dall’ONU in quanto mancavano «le condizioni minime per considerarle libere e credibili».
La sentenza della Corte riguarda un ricorso presentato da José Brito, un parlamentare venezuelano praticamente sconosciuto, che non appartiene a nessuno dei partiti che avevano organizzato le primarie e che sosteneva che gli fosse stato impedito di candidarsi.
Nella decisione con cui ha “sospeso” i risultati delle primarie, la Corte ha ordinato agli organizzatori di consegnarle tutte le schede, i registri per il conteggio dei voti e soprattutto quelli per la verifica dell’identità dei circa 2,3 milioni di votanti. La Corte inoltre ha certificato il divieto di candidarsi alla presidenza sia per Machado, a cui è stato vietato di ricoprire incarichi pubblici per 15 anni sulla base di una serie di condanne ritenute pretestuose, sia per altri due candidati dell’opposizione. La settimana scorsa il procuratore generale del Venezuela aveva detto che l’intero processo era sotto indagine per reati finanziari e per accuse di brogli.
I leader delle opposizioni del Venezuela ritengono la decisione della Corte Suprema sia l’ennesimo tentativo delle autorità del paese di scoraggiare l’elettorato che non sta con Maduro, nonostante l’accordo raggiunto che permetteva a forze di governo e opposizione di scegliere il proprio leader secondo regole interne.
Ci si aspetta che la situazione provochi ora una reazione da parte degli Stati Uniti, che avevano accolto favorevolmente l’accordo tra governo e opposizioni sulle garanzie per le elezioni del 2024, e in risposta avevano rimosso alcune sanzioni sulle esportazioni venezuelane. Gli Stati Uniti avevano anche chiesto al Venezuela la liberazione di tutti i prigionieri politici e la rimozione delle restrizioni imposte ad alcuni candidati, ma al tempo stesso avevano avvisato il governo venezuelano che le sanzioni sarebbero state ripristinate qualora l’accordo fosse stato violato.
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