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  • Lunedì 30 ottobre 2023

Il caso della diciottenne italiana in carcere in Kazakistan

Amina Milo Kalelkyzy è detenuta ad Astana da più di tre mesi con l'accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti

Astana, Kazakistan (AFP PHOTO/POOL/ LEON NEAL via Getty Images)
Astana, Kazakistan (AFP PHOTO/POOL/ LEON NEAL via Getty Images)
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Da più di tre mesi una ragazza italiana è in carcere ad Astana, in Kazakistan, con l’accusa di traffico internazionale di droga «senza alcuna prova», secondo la famiglia che sta seguendo il caso e ha chiesto aiuto al ministero degli Esteri italiano. Amina Milo Kalelkyzy è nata in Kazakistan ma ha la cittadinanza italiana e vive a Lequile, in provincia di Lecce, da quando era bambina. Nell’estate era partita con la madre per visitare alcuni parenti ad Astana e non è più potuta tornare indietro.

Secondo il racconto della famiglia di Kalelkyzy, raccolto dal Quotidiano di Puglia e in seguito ripreso da altri giornali, una sera di inizio luglio la ragazza era stata fermata dalla polizia – insieme a un ragazzo che l’accompagnava – per alcuni accertamenti su un presunto possesso e consumo di sostanze stupefacenti. Kalelkyzy era risultata negativa agli esami tossicologici e aveva passato una notte in custodia prima di essere liberata insieme al ragazzo. Un paio di giorni dopo la ragazza era stata però fermata da tre agenti di polizia, che l’avevano portata in una “casa segreta” (un locale di servizio utilizzato dagli agenti per varie attività) per un periodo di detenzione durato più di due settimane.

Non sapendo dove fosse la figlia, la madre aveva assunto alcuni investigatori privati e aveva chiesto l’assistenza dell’ambasciata italiana in Kazakistan. Il luogo di detenzione era stato infine identificato e la ragazza liberata. Secondo la famiglia, in quei giorni Kalelkyzy avrebbe subito violenze e abusi, tali da portare a denunciare gli agenti responsabili del suo sequestro.

Sempre a luglio Kalelkyzy era stata nuovamente convocata dalla polizia per la firma di alcuni documenti, senza che le fosse fornito un interprete anche se la ragazza parla solamente italiano. In quell’occasione era stata nuovamente arrestata con l’accusa di traffico internazionale di droga e messa in carcere, in attesa di processo.

(ANSA)

Da più di tre mesi Kalelkyzy è in carcere e comunica con la madre attraverso lo scambio di biglietti, uno dei quali è stato pubblicato dall’agenzia ANSA per rendere pubblico il caso della ragazza. In carcere Kalelkyzy riceve periodicamente visite di alcuni rappresentanti diplomatici italiani, mentre la madre ha rifiutato di rientrare in Italia per incontrare il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, temendo che le sia poi negato un nuovo permesso per entrare in Kazakistan.

A fine estate i legali di Kalelkyzy avevano chiesto gli arresti domiciliari, in modo da evitare alla ragazza un lungo periodo in carcere, ma sono stati negati con la motivazione di un pericolo di fuga. A inizio ottobre il tribunale ha ordinato un ulteriore mese di detenzione preventiva in attesa del processo, che potrebbe portare a una condanna fino a 15 anni di carcere. Il ministero degli Esteri italiano sta seguendo la vicenda, ma per ora non ha fornito dettagli per le vie ufficiali.