Tokyo è preoccupata per Halloween
È una festa ormai entrata nella tradizione giapponese, ma le persone che si pensa si raduneranno nel quartiere di Shibuya sono troppe
di Flavio Parisi
L’usanza di festeggiare Halloween cominciò a diffondersi in Giappone alla fine degli anni Novanta, quando i due parchi Disneyland che ci sono vicino a Tokyo decisero di organizzare degli eventi a tema per richiamare il pubblico incuriosito da questa festa esotica. Prima era una celebrazione minoritaria, che riguardava solo gli anglosassoni residenti in Giappone, ma da quel momento ha iniziato a diffondersi, anche grazie alla sua posizione nel calendario, dopo la fine delle ultime feste di inizio autunno, la stagione in cui si ammira la luna più luminosa dell’anno.
Negli anni il comitato di quartiere di Omotesandō, una delle zone più eleganti di Tokyo, prese in gestione la parata che si teneva dal 1983 ed era promossa da un negozio di giocattoli e costumi sul viale alberato che porta al santuario Meiji. Mentre alle prime edizioni partecipava giusto qualche decina di persone, dagli anni Novanta cominciarono ad aumentare costantemente i bambini e ragazzi in maschera. La diffusione di Halloween è stata presa come un’occasione per stimolare l’economia: ha spinto per esempio molti produttori di dolci a creare linee di cioccolatini e caramelle speciali – la passione dei giapponesi per il cibo è notoria – e i negozi hanno visto la vendita di costumi aumentare notevolmente.
Oltre a produttori e commercianti, anche la più grossa organizzazione criminale giapponese, Yamaguchi-gumi, ha cercato di sfruttare la passione crescente per Halloween. Sebbene le associazioni di yakuza (nome usato comunemente per riferirsi a questi gruppi e ai loro affiliati) siano spesso impegnate in attività criminali, la semplice appartenenza non è illegale, e la polizia è a conoscenza di dove si trovano le sedi e chi siano gli impiegati. Esiste per esempio un disciplinare che riguarda le bōryokudan (che significa associazioni violente, considerate illegali), e che proibisce di aprire una sede di yakuza a meno di una certa distanza da scuole e istituti per l’infanzia.
Con il prendere piede della festa di Halloween in Giappone, nel loro quartier generale di Kōbe gli affiliati alla Yamaguchi-gumi hanno cominciato a distribuire dolcetti ai bambini, nel tentativo di promuovere l’immagine della loro associazione. Questa attività è continuata per vari anni, fino a quando i genitori della zona hanno protestato con le autorità e il comune ha emesso un’ordinanza che proibisce ai membri della yakuza di distribuire dolci e snack ai ragazzi sotto i 18 anni.
Sebbene il Giappone sia la patria del cosplay, la pratica di mascherarsi in modo da interpretare i propri eroi di fumetti, serie animate o videogiochi, tradizionalmente non esiste una festa simile al carnevale italiano in cui festeggiare liberamente per le strade della città in costume. I travestimenti sono generalmente relegati alle occasioni private, tra amici, colleghi o gruppi che si ritrovano per esprimere la loro passione per i manga e gli anime, oltre che alle convention di fumetti e cultura pop. C’era, cioè, un vuoto che Halloween ha riempito perfettamente per molte persone giapponesi.
La festa dei morti, poi, cade nel pieno dell’estate, quando si torna al paese dei genitori o dei nonni per stare insieme, mangiare e pregare sulla tomba degli antenati. Halloween è così diventata una festa insieme esotica e tipicamente giapponese: molti giovani hanno cominciato a creare costumi elaborati, spesso disegnati e cuciti in casa, non solo a tema spaventoso ma libero di spaziare nella creatività, in tipico stile carnevalesco, come succede anche negli Stati Uniti. Molti locali e club hanno cominciato a organizzare feste in maschera e una testata on line da anni promuove un evento che si può tradurre con “Halloween dimesso”, in cui i partecipanti devono pensare a un travestimento poco appariscente ispirato a persone o fatti reali del quotidiano. Per esempio la commessa che fa un gesto esagerato per distogliere lo sguardo quando il cliente digita il codice della carta di credito, la signora che esce in tuta la sera per buttare l’immondizia, o l’impiegato con camicia, cravatta e giacca ma senza pantaloni perché sta lavorando in videoconferenza.
– Leggi anche: In Giappone non c’è tolleranza per la marijuana, ma qualcuno è stufo
Il posto in cui tutta questa creatività si manifesta, a Tokyo, è la zona di Shibuya: sia per la sua conformazione che si avvicina a una piazza, sia per la vocazione che ha portato negli ultimi decenni la gente a riunirsi lì per celebrazioni di massa come il capodanno o le vittorie sportive delle squadre nazionali. Nel corso degli anni il numero di persone che affollano le strade del quartiere è cresciuto moltissimo, e c’è chi si dà appuntamento sui social con sconosciuti mascherati allo stesso modo: si possono vedere gruppi di decine di persone con i costumi da Tartaruga Ninja o gli onnipresenti personaggi della saga di Super Mario. Non è un caso che nel famoso anime Jujutsu Kaisen ci sia una scena ambientata proprio a Shibuya una sera di Halloween, dove i protagonisti si trovano circondati dalla folla in maschera: una situazione molto familiare per chi ha vissuto a Tokyo negli ultimi anni.
Si calcola che nel 2019, prima della pandemia, 40.000 persone abbiano partecipato al raduno per le strade di Shibuya, un numero enorme che si pensa possa aumentare fino a 60.000 persone quest’anno con la riapertura definitiva del Giappone al turismo, dopo le restrizioni dovute alla pandemia da coronavirus. Questo pone dei problemi e dei pericoli a cui il sindaco della circoscrizione ha deciso di rispondere disincentivando la partecipazione all’evento. Già negli anni scorsi l’assembramento aveva allarmato gli amministratori, perché i casi di molestie sessuali avevano registrato picchi preoccupanti. Nonostante la vendita di alcolici fosse stata proibita nei negozi durante il periodo critico, il divieto era facilmente aggirabile comprando le bevande altrove. Nel 2018 dei ragazzi avevano ribaltato un furgone che era rimasto bloccato nel traffico pedonale del famoso incrocio Scramble, quello con gli attraversamenti pedonali che si incrociano. I responsabili, che erano stati individuati grazie alle riprese fatte dai presenti e arrestati, avevano detto di non conoscersi tra loro.
Questi comportamenti dati dall’esaltazione della folla e dall’ubriachezza sono una delle cose che spaventano di più autorità e polizia giapponesi. Inoltre il comune di Shibuya è costretto a stanziare una grossa somma per la pulizia delle strade dopo l’evento che, in definitiva, non contribuisce molto alle entrate economiche della zona. Il concentrarsi di molte persone in uno stesso posto all’aperto, senza un evento particolare in programma, è considerata una situazione anomala a Tokyo e in Giappone dove in caso di eventi molto partecipati l’organizzazione si occupa di far defluire la folla prima e dopo. Nonostante anche in Giappone ci siano casi di liti e violenze spesso innescati dall’alcol, questi coinvolgono sempre poche persone alla volta ed è praticamente impossibile assistere a scontri tra grandi masse di persone. L’ordine pubblico in Giappone è pressoché totale anche in caso di eventi sportivi molto intensi o manifestazioni politiche.
Ma l’incidente che ha spinto il sindaco di Shibuya, Ken Hasebe, a disincentivare l’affollamento è la strage che provocò la morte di 159 persone a Itaewon, Seul, sabato 29 ottobre 2022, sempre in occasione dei festeggiamenti di Halloween. Nonostante Shibuya nel periodo di Halloween sia transennata, controllata da polizia e guardie private che invitano a non fermarsi e proseguire per non imbottigliarsi, alcune strade che si restringono potrebbero rappresentare una situazione di pericolo simile a quella di Seul. La responsabilità ricadrebbe sul sindaco stesso.
Nei mesi scorsi Hasebe si è quindi impegnato a diffondere il messaggio che quest’anno la festa di Halloween non è benvenuta nel comune che amministra: ci sono state numerose conferenze stampa, anche presso l’associazione dei giornalisti stranieri (il sindaco stima che i partecipanti alla festa per le strade di Shibuya in quei giorni siano per il 70% non giapponesi, ma è una stima impossibile da verificare) in cui il messaggio era: “non venite a Shibuya per Halloween”. Il comune ha anche chiesto a un’agenzia di comunicazione e design di preparare una campagna per dissuadere la presenza in zona, e sono nati dei loghi molto eleganti basati su uno dei caratteri giapponesi usati per scrivere Shibuya, che contiene in sé sia il simbolo di proibizione che una X, sfruttata per il divieto di bere e fumare per strada. Uno di questi manifesti troneggia all’uscita della stazione, nel punto più visibile della piazza.
Stamattina a Shibuya, il quartiere si prepara a NON festeggiare Halloween e punta sul decoro ripulendo le tag sugli arredi pubblici.
Il "jambon sandwich" della foto era in realtà farcito con cotto da hard discount polifosfatoso. Non male però per colazione.#ultragiappone pic.twitter.com/5TxdCL5fmY— フラ -pesceriso- (@pesceriso) October 17, 2023
Non è detto che la campagna funzionerà, perché vestirsi in maschera e andare a festeggiare è ormai diventata una tradizione cittadina, specie tra le persone sotto i 30 anni, e per la prima volta dopo quattro anni la voglia di tornare a questa normalità potrebbe far ignorare gli inviti del sindaco. Inoltre la legge giapponese non permette di limitare la circolazione delle persone, e come è successo durante gli anni del Covid le autorità possono solo consigliare di non uscire e di stare a casa, ma a meno che non si commettano atti illegali passare il tempo nel quartiere che si preferisce è assolutamente legittimo.