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  • Venerdì 27 ottobre 2023

Lo scandalo delle intercettazioni in Grecia non finisce più

Il governo di centrodestra è accusato di manovre per bloccare le indagini su un presunto spionaggio contro politici e giornalisti

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis a Bruxelles (AP Photo/Omar Havana)
Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis a Bruxelles (AP Photo/Omar Havana)
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In Grecia si è tornati a parlare dello scandalo delle intercettazioni che coinvolge da tempo il governo di centrodestra e il primo ministro Kyriakos Mitsotakis. Il caso, emerso inizialmente nell’estate del 2022, riguarda presunte azioni di spionaggio ai danni di politici di opposizione e giornalisti. Oggi il governo di Mitsotakis è accusato di tentativi di bloccare le indagini: sia attraverso la decisione di sostituire gran parte della dirigenza dell’ente che sta indagando sul caso, l’Autorità greca per la Sicurezza delle comunicazioni e per la Privacy (ADAE); sia – secondo le opposizioni – facendo pressioni su parte della magistratura.

Nonostante le indagini sul caso delle intercettazioni vadano avanti da oltre un anno, finora non ci sono state incriminazioni formali da parte della giustizia greca. Secondo le opposizioni, le indagini si sarebbero rivelate assai complesse soprattutto perché continuamente ostacolate dal governo.

L’inchiesta era stata aperta dopo la denuncia di Nikos Androulakis, capo del Partito Socialista (PASOK) e uno dei leader dell’opposizione, che aveva sostenuto di essere stato intercettato per mesi dai servizi segreti, che in Grecia dipendono direttamente dall’ufficio del primo ministro per scelta dello stesso Mitsotakis. La denuncia di Androulakis seguiva quelle di due giornalisti greci, a loro volta spiati dal governo: uno lavora nell’ambito delle notizie finanziarie, l’altro si occupa di migrazioni. In seguito si era scoperto che i soggetti spiati sarebbero stati oltre 90, tutti attraverso l’utilizzo del software israeliano Predator (parte della stampa greca chiama l’inchiesta “Predatorgate” per questo motivo).

Il caso aveva provocato le dimissioni di importanti funzionari dell’intelligence greca e del segretario generale del primo ministro, che però si era sempre dichiarato non solo estraneo, ma anche non a conoscenza dell’operazione. A ottobre una commissione parlamentare guidata dal partito di maggioranza Nuova Democrazia era arrivata alla stessa conclusione, ma le indagini erano continuate, portate avanti dalla magistratura in collaborazione con l’Autorità greca per la Comunicazioni, un ente indipendente i cui dirigenti sono però nominati dalla politica.

A fine settembre il governo (sostenuto da Nuova Democrazia e dal partito di estrema destra Soluzione Greca) ha sostituto in modo improvviso gran parte della dirigenza di ADAE, sfruttando le scadenze di alcune nomine e cambiando la composizione del consiglio di amministrazione. Il neoeletto leader del partito di opposizione Syriza, Stefanos Kasselakis, ha definito questa decisione del governo un «colpo di stato istituzionale».

Nikos Androulakis, capo del Partito Socialista e fra i primi a denunciare di essere spiati (George Kontarinis/Eurokinissi via AP)

Tutta questa storia è stata complicata negli ultimi giorni anche dal fatto che le opposizioni hanno accusato il governo di esercitare pressioni su alcune parti della magistratura, tra cui la Corte Suprema. Il risultato è stato che la legittimità di alcune delle decisioni prese su questa vicenda da giudici di vari livelli è stata messa in forte discussione.

Diverse critiche sono arrivate per esempio nel corso dell’ultima settimana, quando due dirigenti e due dipendenti dell’ente sono stati incriminati dalla Corte di Giustizia greca con l’accusa di aver reso pubbliche informazioni riservate. Le opposizioni hanno sostenuto che la decisione della Corte fosse l’ennesima prova di come il governo starebbe cercando di intimidire le persone incaricate di indagare sul caso. Il presidente di ADAE, Christos Rammos, ha detto: «È indicativo che la giustizia greca che non ha fatto nulla fino ad ora sull’uso dei software di spionaggio sia così solerte nell’incriminare chi sta solo facendo il proprio lavoro».

Lunedì inoltre la Corte Suprema greca ha ordinato il trasferimento delle indagini dalla procura ordinaria e dai magistrati Angeliki Triantafillou e Konstantinos Spyropoulos proprio alla Corte Suprema. La motivazione ufficiale riguarda presunti «ritardi nelle indagini» e l’interesse nazionale del caso.

L’ordine è però arrivato dopo che i due procuratori avevano chiesto all’ADAE la possibilità di verificare se i 93 soggetti spiati attraverso il software Predator fossero tutti presenti nelle liste di chi era sotto sorveglianza da parte dei servizi segreti dello stato. In tre casi, compreso quello del leader dei Socialisti Androulakis, era stata verificata questa corrispondenza. In caso di corrispondenza totale i giudici ritenevano che sarebbe stato più semplice mostrare come l’uso del software facesse parte di un programma definito e condiviso da parte dei servizi segreti, controllati dal governo.